Storie
Ettore, il cane docile e affettuoso che il plesso “Don Bosco” vuole cacciare

Non ha mai creato disturbo, ma il Consiglio di circolo chiede l’allontanamento dell’animale, che da anni vive nell’alloggio del custode. «Questioni di sicurezza», viene paventato. La replica: «Ragioni abnormi e pretestuose».
di Vittorio Fiorenza
«Ettore non lo vogliamo, venga allontanato dalla scuola». No, non è una rimostranza studentesca per evitare di studiare le gesta dell’eroe della mitologia greca. Ettore è il cane del custode del plesso “San Giovanni Bosco” del Primo circolo didattico di Biancavilla. Un animale di indole docile che non ha mai creato problemi o disturbi e che da anni vive fedelmente con il suo proprietario, Carmelo Milazzo, e i suoi familiari. La figlia Sefora, di 10 anni, ne è particolarmente affezionata, fin da quando il cane, quasi morente, abbandonato in strada, venne portato a casa ed adottato.
Eppure, adesso, c’è una richiesta da parte della scuola a trasferire Ettore lontano dagli alloggi del custode, che li ha avuti assegnati dal Comune tredici anni fa. Una richiesta formalizzata, nero su bianco, da una decisione del Consiglio di circolo a firma del presidente Antonio Bonanno e degli altri quattordici componenti. È stato chiamato in causa anche il sindaco Giuseppe Glorioso affinché provveda a garantire «condizioni di sicurezza a scuola per alunni e genitori e idoneo alloggio per il cane» con l’avvertimento di passare alle vie legali «per ottenere le giuste condizioni di lavoro e sereno svolgimento delle attività didattiche dentro la scuola».
Ci sono, certo, degli aspetti formali da considerare: Ettore è un cane di grossa taglia e non avrebbe l’autorizzazione a stare nell’abitazione del custode. Di contro, l’avv. Pilar Castiglia, che assiste il signor Milazzo, fa notare che a tutti era nota la presenza di Ettore, senza che la scuola abbia mai avanzato contestazioni: una sorta di tacito via libera. Adesso, ad un tratto, però, il cane viene visto come una minaccia «con conseguente danno di immagine per la scuola e prevedibile perdita di posti di lavoro». Paroloni, motivazioni pretestuose e abnormi, secondo l’avv. Castiglia, che sottolinea anzi l’utile ruolo di guardia e vigilanza che svolge il cane per il plesso.
In tutta questa storia, destinata a finire in tribunale, la «funzione della scuola di educare i bambini all’amore per gli animali e alla loro integrazione in famiglia» (sollecitata dal custode) sembra buttata in un angolino. Lo stesso in cui Ettore resta accucciato, in attesa di sapere quale sarà la sua sorte.
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Storie
Il “Cenacolo” compie ottant’anni: una straordinaria eredità di padre Calaciura
Dalle macerie della guerra, i germogli di un’opera assistenziale diventata un vanto per Biancavilla

Era il 29 novembre del 1943. Da qualche mese era caduto il fascismo e a settembre era stato firmato l’Armistizio di Cassibile. L’Italia era davvero tutta da rifare. E c’era chi, in mezzo a quegli sconvolgimenti pensava in grande partendo dagli ultimi.
A Biancavilla, Giosuè Calaciura, giovane prete (ordinato appena quattro anni prima), guardandosi attorno e vedendo tanta miseria e tanto disorientamento, con un gesto di coraggio e di altruismo fondava presso dei locali alla periferia est del paese, sotto il Monte Calvario, l’Opera Cenacolo Cristo Re per accogliere gli orfani e le vedove di guerra che pativano la fame, l’abbandono da parte dei familiari più cari deceduti nel conflitto, la disperazione di non vedere futuro.
Coadiuvato da socie dell’Azione Cattolica, il fondatore delinea gli scopi che avrebbero guidato l’opera. Primo fra tutti quello di formare un gruppo di giovani che si «impegnavano ad essere primi in tutto: nella pietà, nell’apostolato e nella bontà di vita».
Il Cenacolo doveva essere centro propulsore per avviare scuole, colonie, ambulatori, uffici per l’assistenza sociale, oratori, doposcuola, laboratori. E assieme a queste attività, chi ne entrava a far parte non avrebbe dovuto scordare mai i principi evangelici, l’amore a Dio e alla Chiesa che doveva rendersi visibile nella vita attiva in parrocchia, nella preghiera, nella buona condotta in famiglia e nella società.
Da “Croce al vallone” al “Sentiero speranza”
Negli anni, quel seme che tante volte – a dire dello stesso don Giosuè – fu minacciato da altre volontà, dai tempi che cambiavano e da svariati fattori avversi, ha saputo mettere radici profonde. Una risorsa per la nostra comunità, soprattutto perché ha sempre saputo guardare i segni dei tempi, aggiornando la sua mission e aprendosi ai bisogni sociali e sanitari contingenti e di volta in volta attuali.
Superata l’emergenza postbellica e mutate le istanze sociali, l’opera si rivolse all’assistenza dei vecchi e degli inabili, contando nel 1961 già circa 30 ricoverati. Alla fine degli anni ’70, la costruzione di un grande padiglione in contrada Croce al Vallone: l’aumento di posti letto e di servizi, poi l’iscrizione nell’albo regionale come struttura residenziale per anziani non autosufficienti.
La maggior attenzione dedicata ai malati mentali fu la logica conseguenza della Legge 180/78 che determinò la necessità di una specifica assistenza dei dimessi dagli ospedali psichiatrici, e portò alla ristrutturazione della casa madre per poter accogliere soggetti con patologie psichiatriche. Oggi, la struttura di via san Placido, accoglie ben 40 ospiti come Comunità Terapeutica Assistita occupandosi delle loro cure mediche e della riabilitazione psicosociale.
Negli anni ’80, quando il flagello della droga e altri fatti drammatici portavano Biancavilla nelle prime pagine di cronaca nera, apriva la Comunità per tossicodipendenti “Sentiero Speranza” per offrire un servizio riabilitativo residenziale a quei giovani caduti nella spirale della tossicodipendenza.
Una struttura con 117 posti letto
E poi ci sono i tempi moderni con l’inaugurazione della Casa di Cura che si occupa di riabilitazione ortopedica, neurologica, cardiologica, oncologica e pneumologica. È dello scorso aprile l’apertura di un poliambulatorio con servizi radiologici e ambulatori di cardiologia, neurologia, allergologia e immunologia, medicina fisica e riabilitativa, pneumologia, reumatologia e chirurgia.
«Oggi – dice il direttore Giosuè Greco – l’Opera è diventata una realtà molto grande che conta ben 150 tra professionisti e dipendenti, 117 posti letto e molteplici servizi diagnostici, e cerca di offrire il massimo della professionalità e dei servizi, occupandosi anche di formazione e informazione nel territorio sui temi che quotidianamente la vedono impegnata in prima linea».
Spegnendo le 80 candeline, è impossibile non ricordare la figura del fondatore, padre Calaciura, e di quei pionieri – Nerina Piccione, Agatina Russo, Giuseppina Finocchiaro e tanti altri – che in tempi bui e tristi riuscirono a vedere lontano e seppero creare futuro per la loro gente. A queste persone, va oggi la nostra ammirazione e il nostro ringraziamento.
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Salvo
19 Settembre 2016 at 18:29
solidarietà ad Ettore e al suo proprietario… se la scuola è a conoscenza di fatti di illegalità li denunci ai carabinieri anzichè fare tutto questo polverone che non fa bene (questo sì) all’immagine del primo circolo…
Antonella
19 Settembre 2016 at 18:27
Anche io sono una mamma con figli che vanno alle Elementari. Questa storia del cane pericoloso mi sembra una storia costruita. Non mi risulta che sia mai stato un animale pericoloso. È giusto pretendere sicurezza ma ordinare al custode di disfarsene mi sembra troppo. E poi noto una serie di contraddizioni: da una parte si lamenta la pericolosità dall’altra si dice che non è mai stato visto in orari scolastici. Quindi, dove sta il pericolo? Le lamentele della scuola mi sembrano platealmente pretestuose,
Pina
19 Settembre 2016 at 14:39
Sono una mamma che ogni mattina accompagno mio figlio a scuola e non ho mai visto il cane. Ho indagato e ho saputo che il cane è dentro la scuola e di mattina precisamente dentro un garage_sgabuzzino chiuso al buio senza aria. Dico al custode che questo non è amare gli animali ma rientra nel maltrattamento degli animali. Ma al di là di tutto ciò il custode non ha il diritto di allevare il proprio cane (NON Domestico) in uno spazio non privato ma vi ricordo che gli spazi del plesso San Giovanni Bosco sono del comune a disposizione degli alunni. Io ho un cane di grossa taglia quindi non domestico e so che ha bisogno dei suoi spazi… No un garage
Amicodeglianimali
18 Settembre 2016 at 18:01
Come mai nell’articolo non si fà riferimento all’aggressione subita di recente dentro la scuola dal Dirigente Scolastico? Come mai non è stato chiesto allo stesso Dirigente che cosa ha provato trovandosi di fronte un cane che abbaiava, ringhiava senza alcuna museruola pronto ad azzannarlo, salvato per puro miracolo( ?) dall’intervento dei figli del custode? E perchè nessuno si è chiesto cosa poteva accadere se al posto del D. S. ci fosse stato qualcuno dei bambini che sono soliti giocare di pomeriggio davanti all’ingresso della scuola o uno dei tanti bambini che in diverse ore del giorno frequentano la scuola e partecipano alle varie attività scolastiche? E come mai il cane, che per la precisione è un grosso/magnifico esemplare di rottweiler, viene tenuto nascosto durante il giorno, lontano dalla vista di tutti e in un ambiente non consone alla sua mole, e liberato solo alcune ore di notte? Che cosa hanno da nascondere i proprietari? E, infine ma solo per non tediare chi legge, come è possibile educare all’amore per Ettore se lo stesso viene tenuto nascosto ai bambini ed ai docenti durante il giorno? Aspettiamo risposta dal redattore dell’articolo.
Biancavilla Oggi
18 Settembre 2016 at 22:12
Gentile lettore, visto che lei si mostra informato sui fatti perché non si presenta con nome e cognome? Cosa ha da nascondere? Si faccia avanti, si presenti, altrimenti appare come un omertoso e non è una gran bella qualità.
Ad ogni modo, le rispondiamo nel merito.
L’articolo pubblicato in questa pagina tiene conto delle osservazioni mosse dalla scuola e delle contro osservazioni del proprietario del cane (attraverso il suo legale). Le informazioni in esso contenute sono stralci della decisione del Consiglio di circolo e della replica dell’avv. Pilar Castiglia. Come si sul dire, abbiamo “sentito” le due campane.
Nel primo documento non si fa in alcun modo cenno ad un’aggressione subita dal dirigente scolastico. Si evidenziano, invece, una generica questione di sicurezza e un problema di immagine della scuola e persino un rischio di perdita di posti di lavoro.
Ammesso che un’aggressione ci sia stata, chi l’ha tenuta “nascosta” è stata proprio la scuola, visto che nella delibera del Consiglio di circolo non si fa alcun cenno. C’è una formale denuncia ai carabinieri? Abbiamo fatto le nostre verifiche, ma non abbiamo trovato riscontri. Se i diretti interessati non rendono noto l’accaduto (da ritenere tutt’altro che un dettaglio), come si pretende che nella cronaca dei fatti si debba trovare questo elemento di informazione?
Quanto a tutti gli altri aspetti, con tutto il rispetto, abbiamo sentito posizioni contrastanti. Non entriamo nel merito: facciamo i cronisti e non i giudici, a cui rimandiamo ogni contenzioso.
In qualità di cronisti abbiamo registrato quanto denunciato dal Consiglio di circolo e doverosamente preso atto della replica della controparte. Non abbiamo nascosto alcunché, rispetto alla documentazione disponibile di questa vicenda!!!
Se ci sono fatti non riportati negli atti ufficiali, non si può accusare noi di non averli raccontati. Non avendo, noi, la capacità di leggere le menti altrui, gli unici a poterli rendere noti sono coloro che ne sono testimoni. Se e quando questo avverrà, saremo tempestivi a darne conto ai nostri lettori e a chiedere chiarimenti alla controparte. Abbiamo dato ampia disponibilità fin da subito a raccogliere nuovi elementi. Siamo ancora in attesa.
Carmelo
16 Settembre 2016 at 22:36
Il cane dolce e affettuoso è un pitbull, non un volpino. E si trova all’interno di una scuola pubblica frequentata da bambini e adulti (per il cane “estranei”). Poi quando succedono disgrazie…..