Cronaca
Dopo il colpo al bar “Le Carillon” auto bruciata a S. Maria di Licodia

In quattro hanno assaltato il locale vicino piazza Idria. Hanno prelevato una macchinetta mangiasoldi e poi sono fuggiti con una Fiat Punto. Il veicolo è stato trovato a Santa Maria di Licodia, distrutto dalle fiamme.
di Vittorio Fiorenza
C’è un’auto bruciata che si aggiunge come ulteriore tassello dell’assalto subito da un bar del centro storico di Biancavilla. Una Fiat Punto data a fuoco e completamente distrutta è stata ritrovata in contrada “Cicero Barriera”, zona periferica di Santa Maria di Licodia.
Secondo i carabinieri della locale stazione sarebbe il mezzo utilizzato dalla banda che ha compiuto la rapina al bar “Le Carillon” di via Vittorio Emanuele, a Biancavilla, all’alba di martedì. Il veicolo, secondo gli accertamenti effettuati dai militari licodiesi, risulta rubato.
Un quadro che rafforza ancor di più l’ipotesi che ad agire sia stato non un gruppo improvvisato ma una banda ben organizzata, che ha pianificato il colpo in tutti i suoi dettagli con una tempistica studiata a tavolino.
È probabile che il locale preso di mira –a pochi passi da piazza Idria, crocevia tra via Vittorio Emanuele, via Scutari e via Dottor Portale, nel cuore del centro storico biancavillese– sia stato messo per giorni sotto “osservazione”. Oppure qualcuno del luogo ha indicato che all’interno vi fosse la presenza di macchinette da gioco, che, quando sono piene di monete, possono contenere ben oltre 1000 euro. Ipotesi, certo.
Fatto sta che il gruppo criminale ha atteso con pazienza l’arrivo del titolare del bar per fare scattare l’assalto. Sarebbero stati almeno in quattro ad agire con il volto coperto. Uno di loro teneva in pugno una pistola. Il proprietario dell’esercizio commerciale ha potuto soltanto osservare la scena senza far nulla. Entrati nel locale, si sono diretti verso una macchinetta mangiasoldi, l’hanno prelevata e l’hanno caricata nell’auto. Hanno pure avuto il tempo di rovistare qua e là, anche nel cassetto del registratore di cassa, riuscendo a racimolare una cinquantina di euro in monete.
Da quantificare con esattezza, invece, il contenuto in denaro della macchinetta, che pur essendo dotata di dispositivo di diffusione di segnale gps (dettaglio che avrebbe potuto fornire qualche utile indicazione), quest’ultimo non era stato collegato alla batteria di alimentazione.
Le indagini sono state avviate subito dai carabinieri e dalle informazioni raccolte si è risaliti, dopo alcune ore del colpo (ma il particolare si è saputo 0ggi), alla Fiat Punto usata dalla banda di criminali. Mezzo abbandonato alla periferia di Santa Maria di Licodia, a cui è stato dato fuoco per cancellare ogni traccia. Sul caso sono impegnati i militari della stazione di Biancavilla e di Santa Maria di Licodia, oltre ai colleghi del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Paternò.
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Cronaca
Preso a calci e pugni per avere osato mandare un messaggio ad una ragazza
La vittima è un 40enne, gli aggressori sono due congiunti: per due anni sottoposti a “Daspo urbano”

Divieto di accesso ad alcuni esercizi pubblici. Un provvedimento – il cosiddetto “Daspo urbano” – emesso dal questore di Catania e che i carabinieri hanno notificato ad un 50enne e al figlio 30enne per avere partecipato ad una violenta lite. In quell’occasione, i due avevano aggredito un altro biancavuillese di 40 anni.
Una lite prolungata, i cui retroscena erano stati ricostruiti dai militari, dopo un’accurata indagine.
La persona aggredita, secondo quanto riferiscono i carabinieri, avrebbe inviato un messaggio tramite smartphone ad una giovane, legata sentimentalmente al 30enne. Tanto è bastato per accendere la scintilla della contesa, avvenuta lo scorso agosto presso il bar in cui lavorava la ragazza.
Il fidanzato di lei e suo padre si sono presentati davanti al 40enne. Prima un’accesa discussione, poi calci e pugni verso l’uomo, ritenuto responsabile di avere importunato la ragazza. Un’aggressione che gli ha procurato la frattura del naso con una prognosi di 30 giorni, indicata dai medici del pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”.
I due aggressori, dopo la denuncia, sono stati sottoposti ora al provvedimento del “Daspo urbano”, che vieta loro per due anni non solo di entrare nel bar in cui sono avvenuti i fatti, ma anche di stazionare nei pressi di locali di Biancavilla adibiti alla somministrazione di alimenti e bevande.
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