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Cronaca

Arrestato dieci giorni fa a Biancavilla Finisce di nuovo in manette per furto

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Dieci giorni fa era stato arrestato a Biancavilla perché sorpreso a rubare melanzane da un appezzamento di terreno, a due passi dall’incrocio di Piano Rinazze. Assieme ad altri due –anche loro poi arrestati dai carabinieri – aveva già caricato 100 kg di merce.

Adesso, per Salvatore Messina, 35enne di Paternò, che era stato rimesso in libertà, sono scattate di nuovo le manette.

È stato bloccato dai carabinieri paternesi in corso Del Popolo a bordo della propria moto Ape Piaggio, caricata di un televisore 56’’, una fotocamera, una videocamera, due orologi e una collana in oro, rubati poco prima in un appartamento di via Garibaldi.

In sua compagnia c’era un 33enne, Daniel Pappalardo, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno.

La refurtiva è stata restituita al legittimo proprietario. Gli arresati sono stati trattenuti nelle camere di sicurezza dei carabinieri in attesa di essere giudicati con rito direttissimo, come disposto dall’Autorità Giudiziaria. Dovranno rispondere di furto aggravato. A Pappalardo è contestata pure la violazione della misura restrittiva a cui era sottoposto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Comment

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  1. vito

    26 Luglio 2016 at 15:35

    ecco cosa succede a rimettere in circolazione questa gentaglia, subito dopo averli arrestati…che legge schifosa che abbiamo

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Cronaca

Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa

L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

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Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.

Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.

Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.

L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.

A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.

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Cronaca

Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»

Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

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I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.

Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.

Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.

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