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Cronaca

Arrestato dieci giorni fa a Biancavilla Finisce di nuovo in manette per furto

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Dieci giorni fa era stato arrestato a Biancavilla perché sorpreso a rubare melanzane da un appezzamento di terreno, a due passi dall’incrocio di Piano Rinazze. Assieme ad altri due –anche loro poi arrestati dai carabinieri – aveva già caricato 100 kg di merce.

Adesso, per Salvatore Messina, 35enne di Paternò, che era stato rimesso in libertà, sono scattate di nuovo le manette.

È stato bloccato dai carabinieri paternesi in corso Del Popolo a bordo della propria moto Ape Piaggio, caricata di un televisore 56’’, una fotocamera, una videocamera, due orologi e una collana in oro, rubati poco prima in un appartamento di via Garibaldi.

In sua compagnia c’era un 33enne, Daniel Pappalardo, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno.

La refurtiva è stata restituita al legittimo proprietario. Gli arresati sono stati trattenuti nelle camere di sicurezza dei carabinieri in attesa di essere giudicati con rito direttissimo, come disposto dall’Autorità Giudiziaria. Dovranno rispondere di furto aggravato. A Pappalardo è contestata pure la violazione della misura restrittiva a cui era sottoposto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. vito

    26 Luglio 2016 at 15:35

    ecco cosa succede a rimettere in circolazione questa gentaglia, subito dopo averli arrestati…che legge schifosa che abbiamo

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Cronaca

Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati

Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti

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Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).

Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.

Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.

Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.

In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.

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