Cronaca
«O lavori così oppure te ne vai»: albergatori accusati di estorsione
Una coppia che gestiva un hotel nel centro di Catania a processo, dopo la denuncia di una biancavillese

di VITTORIO FIORENZA
Impiegata come addetta alle pulizie delle camere, ma trattata come una Cenerentola. Per quasi due anni ha lavorato senza regolare contratto in un piccolo hotel del centro storico di Catania.
Pensava che i desideri di stabilizzazione, prima o dopo, potessero avverarsi. Invece, quando ha cominciato a lamentare le condizioni di lavoro e a pretendere il riconoscimento dei propri diritti, i titolari si sarebbero rivoltati con toni non appropriati: «O ti sta bene così oppure puoi uscire da quella porta, in tua sostituzione ne troveremo a decine».
La lavoratrice, una 47enne di Biancavilla, in effetti ha varcato “quella porta”, ma è andata dritta a presentare denuncia, assistita dall’avv. Pilar Castiglia.
La giovane coppia che gestiva l’albergo si ritrova adesso sotto processo per estorsione ai danni della ormai ex dipendente. Ebbene sì: il reato è quello di estorsione, secondo una linea giurisprudenziale a cui il Tribunale di Catania negli anni si è allineato. In sostanza, approfittare di una persona, facendo leva sullo stato di bisogno e di debolezza per ottenerne lavoro malpagato, è da considerare alla stregua di una richiesta di “pizzo”.
Non solo: la donna, come scrive il pubblico ministero, Assunta Musella, sarebbe stata anche minacciata. «Minacce –viene specificato– consistite nel prospettare che se non avesse accettato le condizioni di lavoro imposte sarebbe stata licenziata e sostituita da altra persona, al punto da costringere la predetta ad accettare condizioni di lavoro umilianti nonché emolumenti inferiori a quelli previsti per legge». Il processo si è aperto ieri presso la prima sezione penale del Tribunale. L’udienza è stata rinviata a settembre.
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Cronaca
Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne
Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.
Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.
Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.
Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.
Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».
La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.
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