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Cronaca

In preda all’alcol distrugge un’auto e poi fa resistenza ai carabinieri

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L’auto parcheggiata in via Gramsci dopo la devastazione a colpi di mazzuolo

Prima un diverbio avuto con altre persone, poi la rabbia sfogata una volta tornato a casa. Un’escandescenza acuita dall’evidente stato di ebbrezza.

Un giovane 32enne ha poi rivolto la sua ira contro l’auto, una Audi, che il padre della sua compagna gli aveva dato in uso da poco. Con un mazzuolo ha completamente mandato in frantumi i vetri ed ammaccato la carrozzeria del mezzo che era parcheggiato in via Gramsci.

Una pattuglia di passaggio dei carabinieri del battaglione “Sicilia” ha notato le condizioni in cui era stato ridotto il veicolo. I militari sono risaliti subito al responsabile, non senza difficoltà a convincerlo a seguirli in caserma.

Trasportato alla stazione dei carabinieri di via Benedetto Croce, il 32enne, ancora in preda ai fumi dell’alcool, si è scagliato contro i militari, che hanno fatto scattare l’arresto per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane deve rispondere pure di maltrattamenti per la violenza verbale che avrebbe usato nei confronti della madre.

In attesa del giudizio per direttissima è stato trasferito presso la struttura dell’Opera Cenacolo Cristo Re di contrada “Croce al vallone”.

Nonostante sia descritto come un instancabile lavoratore e persona volenterosa, già in passato, a causa di un bicchiere di troppo, il giovane si è trovato nelle stesse condizioni e per questo era già noto ai carabinieri.

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Cronaca

Omicidio Andolfi, a Santangelo concessi i domiciliari dal Tribunale del Riesame

L’indagato esce dal carcere “Pagliarelli” di Palermo e torna nella casa di Biancavilla, in attesa del processo

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Salvatore Santangelo, accusato dell’omicidio di Antonio Andolfi, è uscito dal carcere “Pagliarelli” di Palermo e si trova ai domiciliari, nella sua abitazione di Biancavilla. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Caltanissetta. Aassistito dagli avv. Fabrizio Siracusano e Giuseppe Milazzo, Santangelo torna a casa, quindi, dopo 6 mesi, in attesa del processo che dovrà chiarire i dettagli dell’uccisione del giovane 20enne.

«Una lite tra allevatori per questioni di pascolo», si era detto nell’immediatezza dei fatti, avvenuti nel luglio scorso in territorio di Centuripe. La vittima era stata trasportata con un furgoncino fino all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla, dove i medici, però, avevano constatato il decesso a seguito di arma da fuoco. A guidare il mezzo, un suo amico e compagno di lavoro, che aveva messo i carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla sulle tracce di Santangelo. Anche il conducente era stato un bersaglio mancato dei colpi di pistola. Proprio per questo, a Santangelo viene contestato pure il reato di tentato omicidio.

Essendo i fatti avvenuti nelle campagne di Centuripe, titolare dell’inchiesta è la Procura di Enna con i sostituti Stefania Leonte e Massimiliano Muscio. Nel corso di questi ultimi mesi sono stati effettuati degli esami tecnici irripetibili. Il quadro indiziario sembra più chiaro, rispetto alle fasi iniziali delle indagini.

Sarà, comunque, il processo a carico di Santangelo (presso la Corte d’Assise di Caltanissetta in caso di rito ordinario) ad accertare l’esatta dinamica: dal diverbio all’inseguimento in auto. Ma anche i motivi che hanno portato l’uomo ad una scelta così estrema. In questo contesto, bisognerà ricostruire i rapporti e gli espisodi di contrasto, anche nell’arco degli anni, tra i soggetti coinvolti.

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