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Cronaca

In preda all’alcol distrugge un’auto e poi fa resistenza ai carabinieri

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L’auto parcheggiata in via Gramsci dopo la devastazione a colpi di mazzuolo

Prima un diverbio avuto con altre persone, poi la rabbia sfogata una volta tornato a casa. Un’escandescenza acuita dall’evidente stato di ebbrezza.

Un giovane 32enne ha poi rivolto la sua ira contro l’auto, una Audi, che il padre della sua compagna gli aveva dato in uso da poco. Con un mazzuolo ha completamente mandato in frantumi i vetri ed ammaccato la carrozzeria del mezzo che era parcheggiato in via Gramsci.

Una pattuglia di passaggio dei carabinieri del battaglione “Sicilia” ha notato le condizioni in cui era stato ridotto il veicolo. I militari sono risaliti subito al responsabile, non senza difficoltà a convincerlo a seguirli in caserma.

Trasportato alla stazione dei carabinieri di via Benedetto Croce, il 32enne, ancora in preda ai fumi dell’alcool, si è scagliato contro i militari, che hanno fatto scattare l’arresto per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane deve rispondere pure di maltrattamenti per la violenza verbale che avrebbe usato nei confronti della madre.

In attesa del giudizio per direttissima è stato trasferito presso la struttura dell’Opera Cenacolo Cristo Re di contrada “Croce al vallone”.

Nonostante sia descritto come un instancabile lavoratore e persona volenterosa, già in passato, a causa di un bicchiere di troppo, il giovane si è trovato nelle stesse condizioni e per questo era già noto ai carabinieri.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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