Cronaca
Botte alla moglie e alla figlia: marito violento finisce in carcere
I carabinieri della stazione di Biancavilla hanno arrestato, nella flagranza, un 35enne per maltrattamenti in famiglia e percosse.
È stata la stessa donna, 31 anni, a chiedere aiuto al 112, riferendo all’operatore della centrale operativa che il marito aveva picchiato prima lei e poi la figlioletta di 10 anni con calci e pugni.
L’immediato intervento di due pattuglie in casa delle vittime ha permesso di bloccare ed ammanettare l’energumeno nonché di soccorrere la donna e la ragazzina che, trasportate all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla, se la sono cavata, per fortuna, rispettivamente con un “lieve trauma cranico” e delle “ferite escoriate al braccio e all’emitorace destro” guaribili in 5 giorni.
La donna, rassicurata dalla presenza dei carabinieri ed assistita dalle operatrici del centro antiviolenza ed antistalking Calypso di Biancavilla, ha trovato il coraggio di denunciare il marito raccontando analoghi episodi avvenuti nel passato e mai denunciati per paura della reazione del consorte, considerato un uomo violento. L’arrestato, su disposizione del magistrato di turno, è stato rinchiuso nel carcere catanese di Piazza Lanza.
AGGIORNAMENTO
(21 maggio 2016) Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, Marina Rizza, ha disposto gli arresti domiciliari per il 35enne, indagato per maltrattamenti in famiglia e percosse ai danni della moglie e della figlia di 10 anni. L’uomo dovrà essere sottoposto alla misura presso l’abitazione dei genitori.
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Cronaca
Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati
Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti
Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).
Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.
Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.
Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.
In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.
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