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Cronaca

Prima inseguito e poi speronato Fucilata contro “Pippu l’avvucatu”

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Il tentato omicidio è avvenuto a sud del paese, mentre il pregiudicato 44enne tornava a casa. È rimasto ferito ad un fianco e al braccio destro. Non è in pericolo di vita. Un nuovo rompicapo investigativo nel turbolento clan locale.

 

di Vittorio Fiorenza

Prima affiancato e poi speronato da un’auto. In sella al suo scooter è stramazzato a terra. Quindi uno dei suoi inseguitori, imbracciando un fucile, ha fatto fuoco. Un solo colpo che ha centrato il bersaglio, senza ucciderlo. Un avvertimento di piombo o lo sparatore poco esperto?

Fatto sta che Giuseppe Amoroso “l’avvucatu”, 44 anni, fratello di Vito (altro esponente di prim’ordine, arrestato un mese fa nell’operazione “Adernò”) se l’è cavata con ferite al braccio destro e ad un fianco. L’agguato è scattato mentre tronava a casa, percorrendo, in contrada “Erbe bianche”, a sud del paese, la Sp 156, nota come “strada della vergogna” per il perenne tappeto di rifiuti e gli slarghi trasformati in discariche.

Trasportato all’ospedale di Biancavilla, è ricoverato –ma non in pericolo di vita– per un intervento di estrazione dei pallini esplosi dal fucile.

Il fatto, su cui indagano i carabinieri della compagnia di Paternò, accaduto domenica alle 20.30, conferma una vivacità criminale e mafiosa come mai prima d’ora.

Biancavilla registra così in pochi mesi l’ennesimo episodio dai contorni inquietanti, dopo l’altro tentato omicidio, lo scorso 2 novembre nel viale Europa, all’indirizzo di Giuseppe Mancari detto “u pipi”, volto storico del clan biancavillese degli anni ’80 tornato da Siena dopo una lunga detenzione (anche in regime di 41 bis).

Lo spessore di Giuseppe Amoroso non è da meno. Coinvolto nelle operazioni antimafia che hanno falciato a più riprese il clan di Biancavilla, da “Vulcano” a “Rinazze”, l’ultima volta era finito in manette nel 2013 per armi e munizionamenti illegali nascosti in casa. In questo momento si trovava in stato di libertà, pur con l’obbligo di firma nella caserma dei carabinieri di via Benedetto Croce.

Difficile in queste ore azzardare ipotesi sul movente dell’agguato o ad eventuali collegamenti con episodi precedenti che hanno insanguinato il centro etneo.

Certo è che la recente indicazione di Wikipedia su Biancavilla come «uno dei comuni più pericolosi d’Italia», per quanto abbia suscitato superficiali e retoriche reazione indignate, appare più che fondata.

Il dossier “Mafia” pubblicato appena qualche giorno fa da Biancavilla Oggi può rinfrescare la memoria.

In poco più di sei anni, nonostante il preziosissimo e capillare impegno di carabinieri e poliziotti a suon di manette, si contano: sei morti ammazzati, due tentati omicidi e un terzo mai denunciato (ma emerso dalle intercettazioni dell’operazione “Garden”), due esecuzioni sventate, un traffico di droga inarrestabile e l’oppressione del “pizzo” ai commercianti mai del tutto sdradicata. Una sequenza che fa sociologia, oltre che fredda statistica.

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Morti ammazzati senza colpevoli, una sequenza di sangue impunita

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Cronaca

Amianto, casalinga morta a 55 anni: chiesto risarcimento di 500mila euro

Causa contro il Comune ma è difficile provare responsabilità, il sindaco: «Ci sono gli indennizzi»

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© Foto Biancavilla Oggi

Non era mai accaduto da quando Biancavilla sa di convivere con la minaccia del minerale-killer: la fluoroedenite di monte Calvario, simile all’amianto, fonte di un inquinamento naturale che ha determinato decine di morti per tumore alla pleura. Ma adesso, al palazzo comunale, una famiglia che ha perso una persona cara a causa del mesotelioma chiede ora un risarcimento di 500mila euro.

Sono passati 26 anni dall’evidenza dei dati epidemiologici e 21 dalla scoperta e identificazione della fibra, riconosciuta a livello internazionale come “nuovo minerale” con proprietà altamente cancerogene. In tutti questi anni, nessuno aveva tentato una causa al Comune. Eppure, di morti per questa neoplasia che non lascia scampo, Biancavilla ne conta dal 1988 ad oggi circa 70, anche se la stima è che quelli reali siano almeno il doppio.

La causa civile al Tribunale di Catania

Tra questi, una donna di 55 anni, casalinga, deceduta nel 2012. Sono stati il marito e due figli ad avviare il procedimento alla sezione civile del Tribunale di Catania, adducendo una responsabilità con culpa in omittendo. Si punta il dito sul Comune per presunte omissioni nell’obbligo di tutelare la salute pubblica, soprattutto dopo che cause ed effetti dell’incidenza eccessiva di mesotelioma a Biancavilla sono stati ampiamente documentati dalla letteratura scientifica.

Una causa legittima, ma dal verdetto non così scontato per la famiglia biancavillese. La mobilitazione istituzionale, a partire dal 1997, per affrontare la problematica, non è mai mancata. Tenendo conto, poi, del lunghissimo periodo di incubazione tipico di questa patologia tumorale, i decessi finora avvenuti sono da considerare conseguenze di un’esposizione al rischio cominciata ben prima della fine degli anni ’90, quando il paese ha preso coscienza dell’esistenza del minerale-killer. Ad ogni modo, l’esito della causa civile dovrebbe arrivare il prossimo ottobre.

Aperta la strada dell’indennizzo una tantum

Se la strada dei risarcimenti si presume dallo sbocco incerto, quella da percorrere per vittime e famigliari delle vittime riguarda gli indennizzi. Fino a pochi anni fa anche questa possibilità – riservata solo a lavoratori esposti al rischio amianto – era impensabile da applicare alla realtà di Biancavilla. Ma interventi parlamentari e ministeriali hanno riconosciuto l’unicità del caso Biancavilla. Un cambio di rotta possibile anche dopo che la fluoroedenite è stata riconosciuta cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer, riunita a Lione con 21 esperti di 10 paesi europei.

«Si sta lavorando – conferma a Biancavilla Oggi il sindaco Antonio Bonanno – agli indennizzi ai familiari delle vittime dell’esposizione ambientale. Vittime che per la prima volta vengono equiparate a coloro che si sono ammalati per esposizione lavorativa». Per queste ragioni, «ci stiamo interfacciando con l’Animil», l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.

«È stato possibile – sottolinea il primo cittadino – aumentare i fondi nell’ultima finanziaria. Nel decreto Milleproroghe sono state facilitate, inoltre, le procedure per ottenere un indennizzo una tantum, quantificato in 15mila euro, la cui erogazione compete all’Inail».

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