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Cronaca

Un altro tabacchino nel mirino, furto con “spaccata” nella notte

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Avrebbero agito in quattro, con volto coperto e guanti. Una squadra organizzata ed attenta ai particolari, quella che ha messo a segno un colpo alla rivendita di tabacchi Di Grazia di via Vittorio Emanuele, a Biancavilla, in pieno centro storico, non lontana da piazza Roma e dal palazzo comunale.

Hanno sfondato la porta di ingresso con la classica “spaccata”, utilizzando una Fiat Tipo rossa.

Una volta entrati nel locale, i ladri hanno portato via stecche di sigarette, “gratta e vinci” e pure denaro in contante. Il danno causato è stato stimato in 15-20mila euro.

L’allarme è scattato ed il proprietario è arrivato quando la banda aveva completato il “lavoro” e si era messa in fuga. In auto, ha fatto perdere subito le proprie tracce. Il veicolo è stato poi trovato abbandonato a Santa Maria di Licodia e, dalle verifiche compiute dai militari dell’Arma, è risultato rubato ad Adrano.

Un ragazzo di Biancavilla era assieme ad alcuni amici e ha visto tutta la scena. Ecco il suo racconto a Biancavilla Oggi: «Erano le tre di notte. Abbiamo sentito il botto di una macchina e abbiamo pensato all’incidente causato da qualche ubriaco. Poi, un altro botto. Era l’auto che distruggeva la porta della rivendita. I banditi erano quattro con il volto coperto. Uno di loro deviava le auto di passaggio già prima del tabacchino, da via Vittorio Emanuele verso via Preside Caruso, in modo da potere agire indisturbati. Avranno impiegato una decina di minuti, poi sono fuggiti sempre da via Vittorio Emanuele in controsenso. Siamo stati noi a chiamare i carabinieri, ma i ladri avevano già fatto perdere le tracce».

I militari della stazione biancavillese si sono subito messi all’opera, avviando le indagini. Immagini di videosorveglianza ed eventuali tracce lasciate nella Fiat Tipo sono gli elementi da cui i militari sono partiti per tentare di risalire ai malviventi.

La rivendita di tabacchi di via Vittorio Emanuele già in passato è stata presa di mira con le stesse modalità operative da parte dei ladri.

Nelle ultime settimane, nel comprensorio di Adrano e Biancavilla, si sono verificati diversi assalti a tabacchini. Il precedente, a Biancavilla, è quello compiuto il 2 ottobre ai danni della rivendita Scandurra di via Cristoforo Colombo, vicino all’ospedale “Maria Santissima Addolorata”. In quel caso, la vetrata della porta d’ingresso è stata mandata in frantumi con una mazza. In una decina di minuti la banda ha “ripulito” gli scaffali, portando via tutti i pacchetti di sigarette esposti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cronaca

Così parlò il comandante Lanaia, sul banco degli imputati per minaccia

La viva voce dell’uomo in divisa che si scaglia contro Angelica Petrina e deride i carabinieri

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© Foto Biancavilla Oggi

«Tu che volevi fare questa lotta, perché non te ne andavi ad Adrano, a Cesarò, a Messina, a Giarre? Perché mi vinisti a rumpiri a minchia a mia? Ma diri chistu… Tutto questo perché ti ho dato disponibilità? Finiu a disponibilità. Con te è meglio stare nemici… Tu metti i puntini sulle i. Li metto anche io, anzi ti metto i chiodi… Tu avrai problemi… Ci hai dato una spacciddata (uno schiaffo, ndr): la prima, la seconda… ma ora la devi ricevere…».

A parlare in questi termini non è uno qualsiasi. Ad esprimersi così è un uomo in divisa, rappresentante delle istituzioni. Si chiama Vincenzo Lanaia: era (ed è tutt’ora) il comandante della polizia municipale di Biancavilla. Si è rivolto con questa “eleganza” ad Angelica Petrina (la “signorina”, la chiama), l’attivista della Lav che ha osato infrangere la tradizione abusiva della fiera del bestiame, denunciando anche i vigili urbani per il mancato intervento.

A tre settimane da quelle aggressioni, Lanaia convoca al palazzo comunale l’attivista animalista. No, non lo fa per esprimerle solidarietà (dolorante ancora per una costola fratturata e le botte ricevute). «Ti ho mandato a chiamare perché conosco i miei polli e tu mi sembri che sei in mezzo a ‘sti polli, non riesci a capire, anche se hai un’età e sei cresciuta, chi sono gli amici tuoi e i tuoi nemici…», le dice immediatamente.

Il pretesto della “chiamata” è un articolo sgradito, pubblicato su La Sicilia, in cui la Lega Antivivisezione denuncia le mancanze e le inefficienze sulla gestione del randagismo da parte del Comune. Ma i fatti della fiera sono “freschi” di tre settimane, il riferimento a quella giornata è continuo. I carabinieri sono in piena attività nelle indagini. «Hai fatto il cinema, hai fatto i film… me la dovevo fare spaccare io la testa per il tuo piacere che dovevi uscire sul giornale?», chiede Lanaia alla Petrina, la quale quasi elemosina, secondo legge, ad avere assistenza per i cani randagi, parlando di crocchette e antiparassitari.

«Con tutto quello che hai fatto, da qua dentro – specifica Lanaia – non avrai tutto questo amore e, minchia, avrai grosse difficoltà perché c’è il discorso dell’applicazione della norma». E quando la volontaria insiste a lamentare le criticità, la risposta è netta: «Non prendere questa strada perché poi mi levo la divisa e facciamo altre discussioni… È cambiata l’aria, per te è cambiata l’aria…».

L’ispettore Greco: «La potevano accoltellare»

Le urla sono continue, come i pugni sbattuti sul tavolo. È evidente che i fatti della fiera che hanno esposto i vigili urbani a denunce e indagini della Procura sono causa di quei toni che si addicono più ad un’osteria che ad un comando di polizia locale. «Mi potevano accoltellare quella mattina…», prova a far presente Petrina. «Esatto, la potevano accoltellare, ma questo perché le cose si cercano. È come andare tra una mandria di bufali inferociti e mi metto là perché li voglio fermare», interviene l’allora ispettore Alfio Greco (oggi dipendente di altro ente), che affianca il comandante Lanaia.

«Al primo cristiano ci rompo il culo, lo squaglio nell’acido»

Né l’uno né l’altro sanno che Petrina fin dall’inizio ha azionato una registrazione audio. Due ore di conversazioni, con un linguaggio volgare e triviale, finite agli atti della Procura, nello stesso fascicolo della fiera. Atti per i quali Lanaia e Greco sono chiamati a rispondere di minacce aggravate.

«Io sono un dipendente pubblico e fino a prova contraria – ragiona Greco – mi devono dare lo stipendio a fine mese perché devo dare da mangiare alla mia famiglia. E tu che pensi che lo stipendio non me lo danno e ci mettono i soldi per i cani? Ma io ci rompo il culo al primo cristiano che dice questo e lo squaglio nell’acido. Le risorse sono quelle che sono».

Lanaia deride i carabinieri, insinuazioni sul maresciallo Rapisarda

Si parla di randagismo, ma il dente dolente è sempre sulla fiera. «Io ero lì – dice Petrina, quasi a doversi giustificare – perché stavo aspettando che intervenisse lo Stato e mi sento dire per tutta risposta che me la sono cercata, quando in realtà siamo state aggredite nel momento in cui abbiamo chiamato i soccorsi e i rinforzi». Ma non c’è modo di persuasione. Lanaia ribalta ogni responsabilità sui carabinieri, definendoli “omissivi” e deridendoli: «A me non è successo mai in un intervento, anche se ci sono i meglio malandrini, che mi spasciano la testa. Se uno vuole fare il pupo… siccome nel territorio chisti (i militari, ndr) non ci stanno…».

Ma dice qualcosa ancora di più grave, rivolgendosi a Petrina: «Ancora non sai perché ti ritiri pulita (cioè illesa, ndr) a casa… perché ci sono cristiani che ti fanno ritirare pulita. A te chissà che ti pare. A te e a quell’altro maresciallo…». Il riferimento è all’allora comandante di stazione Roberto Rapisarda, che ha guidato tutte le indagini, anche quelle a carico dei vigili urbani.

Parole che creano una profonda ferita istituzionale, nel disinteresse della politica, dal Pd a Fratelli d’Italia. L’inamovibile Lanaia gode della fiducia della politica tutta dal 2004, anno della sua nomina al vertice per volere del sindaco Mario Cantarella. I successivi primi cittadini, Giuseppe Glorioso e Antonio Bonanno, non si sono costituiti parte civile al processo.

Roberto Rapisarda: «Io dovrei ringraziare i vigili urbani?»

Lo stesso Rapisarda (ora alla guida del Nucleo operativo della Compagnia di Randazzo), sottolineando che fosse una prassi il mancato intervento dei vigili urbani, esprime la sua sarcastica amarezza in un’udienza: «Sì, l’ho ascoltata la registrazione e alla fine ho appreso con mera sorpresa che in qualità di comandante della stazione di Biancavilla avrei dovuto ringraziare la Polizia Municipale se la criminalità organizzata mi consentiva di potere accedere a casa mia. Nell’esito di delega inviata al Pubblico Ministero ho chiesto spiegazioni e chiarimenti su quali fossero i rapporti con la criminalità organizzata da parte del comandante Lanaia, in particolare quale intervento avesse effettuato in mio favore e in favore della Petrina per farci rincasare la sera senza avere problemi. Ancora attendo di sapere, ecco, per ringraziarlo, se è il caso».

(Tratto da S – il mensile d’inchiesa dei siciliani / Ottobre 2023 / di Vittorio Fiorenza)

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