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Cronaca

Condannato a tre mesi di ammenda per molestie alla sua ex convivente

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di VITTORIO FIORENZA

La loro storia era finita. Ma lui voleva a tutti i costi recuperarla. Telefonate continue. Ma anche appostamenti e un interessamento insistente. Fin troppo, secondo lei, che lo ha così querelato. Adesso, il Tribunale di Catania, in composizione monocratica con il giudice Ottavio Grasso, ha condannato l’uomo, un 32enne di Santa Maria di Licodia.

Condannato per molestie nei confronti della ex convivente, una giovane di Biancavilla, assistita dall’avv. Pilar Castiglia, nota per le sue battaglie in qualità di presidente del centro antiviolenza “Calipso”.

La pena inflitta al giovane licodiese (al momento sospesa) è di tre mesi di ammenda, oltre al pagamento del risarcimento dei danni, stimato in 300 euro, e delle spese legali sostenute dalla donna, quantificate in 1700 euro.

I due hanno convissuto a Biancavilla fino al 2011. Dalla loro storia è nata una bambina. Poi, la fine del rapporto sentimentale. Ma lui non voleva che tutto finisse. Una volta si è presentato con un mazzo di fiori davanti a lei. Un’altra volta con un anello.

L’uomo ha cominciato a mettere in atto, quindi, una serie di azioni e comportamenti molto insistenti. Non solo telefonate. Pure appostamenti vicino il luogo di lavoro della ex convivente. Alcuni colleghi di lei lo hanno confermato. Da qui, la condanna.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cronaca

I fatti della fiera abusiva, parla la Lav: «Violenze inaudite, processo lacunoso»

Intervento del presidente nazionale della Lega Anti Vivisezione sulla sentenza del Tribunale di Catania

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© Foto Biancavilla Oggi

«Un atto di violenza inaudito, dove a farne le spese sono state due private cittadine, tra cui la responsabile di Lav Catania Angelica Petrina, “colpevoli” solo di essere intervenute a vario titolo in quella che doveva continuare ad essere, secondo i partecipanti, una indisturbata fiera abusiva di animali sotto gli occhi di tutti. Una storia in cui animali e umani vengono maltrattati dagli stessi individui, a dimostrazione di quanto ripetiamo da sempre. Chi agisce con violenza nei confronti degli animali di solito non ha remore a perpetrarla anche nei confronti degli umani, perché si sente invincibile e impunito».

A dichiararlo è Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lega Anti Vivisezione. Parole pronunciate a conclusione del processo con 17 imputati sui fatti di violenza avvenuti nell’ottobre del 2016 in via della Montagna, a Biancavilla, per la fiera abusiva del bestiame. Procedimento concluso con tre condanne per rapina ai danni di Angelica Petrina e dell’avv. Pilar Castiglia, che era intervenuta a difesa della prima. Per gli altri imputati, due assoluzioni. E poi prescritti i reati di lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamento di animali, minaccia aggravata, rifiuto in atti d’ufficio.

«Hanno voluto mettere – sottolinea la Lav – una pezza a qualcosa che non è rimediabile. Tutto il processo è stato lacunoso, con infinite lungaggini che hanno avuto un peso enorme sull’esito. La prescrizione per i reati di maltrattamento a danno degli animali fa rabbia, perché non porta giustizia, e le immagini di quanto accaduto quel giorno di quasi 10 anni fa invece parlano chiaro”.

Angelica Petrina, responsabile Lav Catania, aggiunge: «Ci sono state 3 condanne con pene irrisorie, ma hanno un elevato valore simbolico: significa che quel giorno ci sono state delle aggressioni e che sono stati riconosciuti dei colpevoli. Certamente ci aspettavamo di più». A seguito di quegli episodi, nessun raduno illegale si è più ripetuto a Biancavilla. È questo «l’unico risultato totalmente positivo di questa storia», evidenzia Petrina.

La posizione di Pietro Tomasello

A proposito della sentenza, scrivono una nota gli avv. Vincenzo Nicolosi e Giuseppe Milazzo, che hanno assistito Pietro Tomasello, assolto per rapina, in prescrizione il reato di lesioni personali.

I due legali si dichiarano soddisfatti «poiché da sempre convinti dell’innocenza del loro cliente». «La vicenda che ha coinvolto il sig. Tomasello – scrivono – è durata oltre otto anni ed ha portato con sé, oltre alla illegittima sottoposizione a un processo che lo vedeva del tutto estraneo, anche una conseguente gogna mediatica immeritata, che ha coinvolto non solo il Tomasello ma anche la sua famiglia».

Secondo i due legali «Tomasello ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Niente di più, e la sentenza di primo grado lo ha confermato». Si attendono a metà maggio le motivazioni della sentenza per la valutazione di ricorrere in Appello. Gli avv. Nicolosi e Milazzo «non escludono anche un’ulteriore appendice giudiziaria, volta a tutelare l’immagine del loro assistito illegittimamente e strumentalmente danneggiato e coinvolto nella presente vicenda processuale».

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