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Cronaca

Condannato a tre mesi di ammenda per molestie alla sua ex convivente

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di VITTORIO FIORENZA

La loro storia era finita. Ma lui voleva a tutti i costi recuperarla. Telefonate continue. Ma anche appostamenti e un interessamento insistente. Fin troppo, secondo lei, che lo ha così querelato. Adesso, il Tribunale di Catania, in composizione monocratica con il giudice Ottavio Grasso, ha condannato l’uomo, un 32enne di Santa Maria di Licodia.

Condannato per molestie nei confronti della ex convivente, una giovane di Biancavilla, assistita dall’avv. Pilar Castiglia, nota per le sue battaglie in qualità di presidente del centro antiviolenza “Calipso”.

La pena inflitta al giovane licodiese (al momento sospesa) è di tre mesi di ammenda, oltre al pagamento del risarcimento dei danni, stimato in 300 euro, e delle spese legali sostenute dalla donna, quantificate in 1700 euro.

I due hanno convissuto a Biancavilla fino al 2011. Dalla loro storia è nata una bambina. Poi, la fine del rapporto sentimentale. Ma lui non voleva che tutto finisse. Una volta si è presentato con un mazzo di fiori davanti a lei. Un’altra volta con un anello.

L’uomo ha cominciato a mettere in atto, quindi, una serie di azioni e comportamenti molto insistenti. Non solo telefonate. Pure appostamenti vicino il luogo di lavoro della ex convivente. Alcuni colleghi di lei lo hanno confermato. Da qui, la condanna.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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