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Cronaca

Così è stato ucciso Alfio Longo, il ritorno del Ris nella villetta

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Emergono ulteriori dettagli dall’autopsia sul cadavere del pensionato, ucciso dalla moglie Enza Ingrassia nella loro villetta alle “Vigne”. Nell’abitazione, settimana prossima, altri rilievi da parte dei carabinieri del Ris di Messina.

 

di Vittorio Fiorenza

Tre colpi di legno: due alla testa ed uno all’altezza del mento. Le emorragie provocate hanno causato poi la morte. Sono i dettagli emersi dall’esame autoptico effettuato sul cadavere di Alfio Longo, il pensionato ucciso dalla moglie, Enza Ingrassia, nella loro villetta di zona “Vigne”, a Biancavilla. I funerali si sono svolti nella chiesa dell’Idria.

Si attendono gli esami tossicologici per comprendere se l’uomo, convinto dalla moglie, abbia preso dei sedativi: quando è stato colpito, dormiva profondamente.

Per ulteriori rilievi, settimana prossima i carabinieri del Ris di Messina torneranno nella villetta di contrada “Crocifisso”. Con il luminol si dovranno cercare altre tracce invisibili di sangue, oltre a quelle già rinvenute nel bagno.

Gli elementi emersi finora e le testimonianze raccolte dalla Procura, secondo il legale della donna, l’avv. Luigi Cuscunà, «confermano la perfetta coincidenza del racconto della signora Ingrassia».

La 64enne si trova rinchiusa nel carcere di piazza Lanza, ma il Tribunale del Riesame ha fissato l’udienza giovedì prossimo per decidere sull’istanza di scarcerazione presentata dal legale e di trasferimento in una struttura protetta, vista la piena confessione del delitto.

Un delitto maturato per le vessazioni e i maltrattamenti subiti dalla donna in quarant’anni di vita matrimoniale («negli ultimi due anni pure minacce con cacciaviti e coltelli», riferisce il legale). «Non saprei farlo, ma vorrei scrivere tutta la storia della mia vita», ha detto la donna all’avv. Cuscunà.

Accertamenti dalla Procura sarebbero in corso pure sulle disponibilità economiche dei coniugi Longo. In casa sono stati trovati quasi 10mila euro in contante. Verifiche anche su una somma (in parte provento della vendita dell’abitazione in paese) affidata ad un promotore finanziario di Biancavilla.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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