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Cronaca

Incredulità tra i vicini di casa Longo «Abbiamo consolato un’assassina»

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«Mia madre è sotto choc per quello che è accaduto. Si è accorta di aver consolato una assassina». A parlare è uno dei figli dei vicini di casa dei coniugi Longo, ai quali all’alba ha chiesto aiuto Enza Ingrassia, la donna che ha confessato di aver ucciso in una villa di Biancavilla il marito Alfio Longo perché violento, inscenando una rapina da parte di due banditi.

La giovane parla con i giornalisti da dietro l’inferriata. «Mio padre – dice – non è in casa e mia madre non se la sente di rilasciare interviste. Oggi i miei genitori stanno peggio di ieri». La ragazza non vuole dare il suo nome ma racconta che in famiglia non hanno dormito e che la madre è molto scossa «stamane si è accorta che ieri ha consolato l’assassina».

La donna spiega che i suoi genitori erano in buoni rapporti con i coniugi Longo. «Il marito aveva tre cani – racconta – e nel periodo invernale, quando noi non ci siamo, portava da mangiare pure al nostro. Certo era strano che nessuno dei cani quella notte avesse abbaiato. Qui la strada è trafficata sia di giorno che di notte e i cani abbaiano anche quando passa qualcuno a piedi».

La ragazza racconta anche di litigi avvenuti in passato tra i coniugi Longo. «Alfio era un tipo magro e alto, faceva l’elettricista. Ogni tanto prendeva qualche lavoretto. È stato lui a montare il campanello al nostro cancello. Si sentivano spesso con i miei genitori, abitiamo qui da 27 anni».

Arriva la madre insieme con un altro figlio: «Sono troppo scossa per parlare – spiega -. Dopo tantti anni di matrimonio se non si va d’accordo è meglio dare un taglio netto… non si finisce mai di conoscere le persone. Vorrei andarmene da qui e non vedere più quella villa. Se volete vi porto acqua, un caffè, ma niente interviste».

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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