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Cronaca

Assalto in una villetta alle Vigne Ucciso un elettricista di 67 anni

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L’ingresso della villetta presa d’assalto dai malviventi

La vittima è Alfio Longo, 67 anni, elettricista in pensione. Una notte di terrore: i malviventi hanno fatto irruzione nella sua casa di contrada “Crocifisso” per un bottino di poche centinaia di euro. È stato selvaggiamente bastonato, fino alla morte. La moglie, Enza Ingrassia, costretta a legarlo sul letto e poi immobilizzata a sua volta.

 

di Vittorio Fiorenza

Hanno fatto irruzione in casa, in piena notte, in una villetta di zona Vigne, in contrada “Crocifisso”, a Biancavilla, nel più classico dei copioni di “Arancia meccanica”.

Una rapina finita con l’uccisione del proprietario, Alfio Longo, elettricista in pensione di 67 anni, dopo che ha avuto una reazione contro i balordi con un violento scontro verbale. Dopo essere stato stordito e colpito alla testa con un bastone, i malviventi (erano in due, di cui solo uno a volto coperto ed armato di pistola) hanno costretto la moglie, Enza Ingrassia, a legare il marito sul letto con stracci di lenzuola. Poi, è stato il turno della donna: anche lei immobilizzata e legata in un’altra stanza e messa sul divano.

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Alfio Longo, la vittima

Soltanto all’alba, dopo diverse ore, la donna è riuscita a liberarsi e a dare l’allarme. Ma le ferite inferte al marito sono state gravissime: non ce l’ha fatta.

I banditi sono riusciti a portare via denaro e due anelli (compresa la fede nuziale della vittima): un misero bottino di poche centinaia di euro.

I carabinieri si sono trovati una scena agghiacciante. Una vita tranquilla per i due pensionati, che non avevano figli e che da qualche anno vivevano tra frutteti e vigneti di questa zona poco a nord di Biancavilla, spezzata in una notte di terrore.

Sul luogo, anche i carabinieri del Ris di Messina per i rilievi. Indagini serrate per tentare di acciuffare gli assassini.

Le ultime parole: «Vi ho riconosciuti»
«Vi ho riconosciuti, vi conviene andare via: vi ho riconosciuti…». Sono state le ultime parole di Alfio Longo all’indirizzo dei due rapinatori. Lo ha detto la moglie della vittima ai carabinieri che stanno verificando se davvero conoscesse gli aggressori o se fosse stata una minaccia per farli desistere e convincerli ad andare via.

Longo e la moglie erano amanti ed appassionati di cani, anche quelli randagi, che ospitavano in casa. Ma nessuno avrebbe sentito abbaiare in quei momenti di terrore. Un aspetto su cui i carabinieri stanno lavorando in queste ore.

Un familiare: «Siamo sconvolti»
«Non ci posso ancora credere, siamo sconvolti, una cosa incredibile -dice un cognato di Alfio Longo- ci hanno detto che c’è stata una rapina – aggiunge – e che lui ha reagito e gli hanno rotto la testa. Un atto terribile. Vogliamo sapere cosa è accaduto e chiediamo che sia fatta giustizia».

Un vicino: «Una scena orribile»
«È stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto: una scena indimenticabile». Così Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che poco prima delle 5 di stamattina è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato dalle urla della moglie della vittima, Enza Ingrassia. «Lei piangeva – aggiunge – e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla».

Il sindaco: «Città colpita al cuore»
La nota del sindaco Giuseppe Glorioso: «La nostra città è stata colpita al cuore. Un atto di efferata violenza che Biancavilla condanna con fermezza. Ho già espresso il cordoglio e la vicinanza della comunità alla moglie della vittima. Siamo increduli, ma confidiamo nell’operato delle forze dell’ordine. Già pomeriggio, alle 17, è convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza, a Catania».

Salvo Pogliese: «Atto esecrabile»
Per il parlamentare europeo di Forza Italia-Ppe si tratta di «un atto esecrabile, la cui inaudita violenza lascia esterrefatti. Sono certo -scrive il deputato in una nota- che le forze dell’ordine sapranno quanto prima individuare i responsabili per assicurarli alla giustizia così che siano puniti esemplarmente».

LA CLAMOROSA SVOLTA

Nessun assalto, la moglie confessa: «Sono stata io, stanca delle violenze»

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Carabinieri ed esperti del Ris di Messina sul luogo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Cassandra

    27 Agosto 2015 at 11:59

    Ci vuole la pena di morte come si fa con gli animali e questi sono animali feroci

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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