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Cronaca

«I bambini fanno troppo chiasso», lite tra vicini con l’ascia in mano

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Tragedia sfiorata in via Trento, vicino l’ospedale. La prontezza della persona aggredita, un 64enne, ha evitato il peggio. Ma, cadendo, ha riportato graffi e una lieve ferita alla fronte. I carabinieri hanno ristabilito la calma.

 

di Vittorio Fiorenza

Una discussione tra vicini di casa che si fa vivace e poi sfocia in un’aggressione con un’ascia in mano. Una tragedia sfiorata. Se la persona aggredita non avesse avuto i riflessi pronti, avremmo raccontato tutt’altro epilogo. Invece se l’è cavata con qualche graffio ed una ferita alla fronte, causati dalla caduta a terra durante i momenti più concitati.

È successo in via Trento, nella zona vicina all’ospedale. La lite, secondo i racconti raccolti da Biancavilla Oggi, sarebbe scaturita da futili motivi. C’erano alcuni bambini di 3 e 5 anni che giocavano. E si sa, i piccoli un po’ di baccano lo fanno.

Una vicina, però, non avrebbe tollerato quegli schiamazzi, innescando un alterco con i familiari dei bambini. Litigio che sembrava chiuso. Alcune ore dopo, però, il marito della signora avrebbe impugnato un’ascia, aggredendo alle spalle il nonno dei bambini, un 64enne, mentre stava entrando in casa.

Nonostante l’attacco improvviso, l’uomo avrebbe avuto la prontezza di bloccare il suo aggressore e, con l’aiuto del figlio, a rifugiarsi in casa. Attimi concitati durante i quali ha riportato comunque lievi ferite, poi medicate al vicino pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Adrano (essendo in quel momento impegnati altrove quelli di Biancavilla), che sono rimasti per un’ora, riportando la calma. Tocca alla persona aggredita presentare eventuale querela perché i fatti possano avere un seguito giudiziario.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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