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Lo scandalo “Commissioni bluff”: accuse valide ma ora… prescritte

Decisione del Gip Francesco D’Arrigo sull’inchiesta per l’allegra gestione degli organismi consiliari

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Tempo scaduto: il capitolo finale dell’intricatissimo caso delle “Commissioni bluff” al Comune di Biancavilla si chiude, a distanza di otto anni dall’avvio delle indagini dei carabinieri per abuso d’ufficio, con la parola “prescrizione” per otto indagati, mentre per altri due i fascicoli restano aperti.

È quanto disposto dal Gip del Tribunale di Catania, Francesco D’Arrigo, per l’inchiesta sull’allegra gestione degli organismi consiliari che ha coinvolto i 10 presidenti (di tutti gli schieramenti politici) che si sono susseguiti tra il 2004 e il 2007 con convocazioni ritenute irregolari e continue sedute, anche su argomenti frivoli.

Una “gettonopoli” alle falde dell’Etna da 200mila euro, che ha anticipato di parecchi anni gli scandali analoghi di questi ultimi mesi di Siracusa, Agrigento ed altri centri siciliani.

Eppure, viste le lungaggini accumulate, nonostante il gip abbia sottolineato adesso che «sono emersi elementi utili a riscontrare l’assunto accusatorio», in otto si sono “salvati” con la prescrizione: Mario Amato, Vincenzo Amato, Alfio Furnari, Salvatore Giuffrida, Vincenzo Papotto, Giosuè Sangiorgio, Giuseppe Sapienza e Santo Zammataro. Per gli altri due ex consiglieri comunali (Carmelo Cantarella e Alfio Greco), a causa del loro status di “recidivi” dovuto a non specificate condanne precedenti, i termini di prescrizione sono più ampi e comunque non sono stati ancora raggiunti. Da qui, la disposizione di ulteriori tre mesi di indagini nei loro confronti. Il rischio di essere mandati a processo ancora sussiste.

Setola-Consoli, pm divergenti

La decisione del giudice D’Arrigo ha rigettato così la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Agata Consoli, secondo cui, «non è stato possibile risalire alla prova dell’esistenza di un danno patrimoniale per l’erario né dell’effettiva violazione di legge».

Tesi non accolta perché, come ha specificato il Gip, basandosi sulle testimonianze dei funzionari comunali Melita Costa, Salvatore Leonardi, Alfina Grasso, Vincenzo Petralia e Concetta Mobilia, «sono emerse univoche indicazioni circa violazioni del regolamento comunale in ordine ad illegittime convocazioni di sedute di commissioni consiliari, cui conseguiva la corresponsione di gettoni di presenza».

Parole, queste, che avallano invece l’impalcatura accusatoria iniziale, costruita dal pm Lucio Setola, titolare dell’inchiesta prima di essere trasferito al Tribunale di Potenza. Secondo l’indirizzo di Setola, profondamente differente dall’orientamento assunto una volta subentrata la Consoli, tutti i presidenti di commissione hanno perseguito «un fine diverso da quello voluto dalla legge e quindi uno scopo personale od egoistico, comunque estraneo alla pubblica amministrazione, ponendolo fuori dallo schema di legalità».

Non è ancora del tutto finita

Il bollo della prescrizione (per quanto ovviamente non significhi assoluzione) mette la parola fine sul piano penale di otto esponenti politici (tre dei quali, Mario Amato, Salvatore Giuffrida e Giuseppe Sapienza, attuali consiglieri), ad una vicenda che, seguita in maniera solitaria, passo dopo passo, udienza dopo udienza, esclusivamente dal quotidiano “La Sicilia”, ha segnato la politica biancavillese e indignato profondamente l’opinione pubblica.

Va tuttavia specificato che la prescrizione non blocca il filone di indagine di competenza della magistratura contabile. I 10 coinvolti nell’inchiesta (assistiti in questi anni dagli avv. Anna Ingiulla, Tommaso Tamburino, Dino Privitera, Vincenzo Nicolosi e Giuseppe Furnari) erano stati messi in mora, infatti, nel gennaio 2013, in via cautelativa e per atto dovuto del Comune di Biancavilla, presso la procura generale della Corte dei conti. La stessa chiamata ora a verificare eventuali reati sotto il profilo contabile ai danni dell’ente municipale.

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I 10 coinvolti nell’inchiesta: Mario Amato, Vincenzo Amato, Alfio Furnari, Salvatore Giuffrida, Vincenzo Papotto, Giosuè Sangiorgio, Giuseppe Sapienza e Santo Zammataro: salvati dalla prescrizione. Nel riquadro in rosso, Carmelo Cantarella e Alfredo Greco, per i quali sono state disposte ulteriori indagini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Nicolino UnAmico Incomune

    23 Giugno 2015 at 21:33

    Adesso rinunceranno tutti alla prescrizione per dimostrare la loro innocenza. Ahahahahahhahha !!!!!!!

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Cronaca

Amianto, casalinga morta a 55 anni: chiesto risarcimento di 500mila euro

Causa contro il Comune ma è difficile provare responsabilità, il sindaco: «Ci sono gli indennizzi»

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© Foto Biancavilla Oggi

Non era mai accaduto da quando Biancavilla sa di convivere con la minaccia del minerale-killer: la fluoroedenite di monte Calvario, simile all’amianto, fonte di un inquinamento naturale che ha determinato decine di morti per tumore alla pleura. Ma adesso, al palazzo comunale, una famiglia che ha perso una persona cara a causa del mesotelioma chiede ora un risarcimento di 500mila euro.

Sono passati 26 anni dall’evidenza dei dati epidemiologici e 21 dalla scoperta e identificazione della fibra, riconosciuta a livello internazionale come “nuovo minerale” con proprietà altamente cancerogene. In tutti questi anni, nessuno aveva tentato una causa al Comune. Eppure, di morti per questa neoplasia che non lascia scampo, Biancavilla ne conta dal 1988 ad oggi circa 70, anche se la stima è che quelli reali siano almeno il doppio.

La causa civile al Tribunale di Catania

Tra questi, una donna di 55 anni, casalinga, deceduta nel 2012. Sono stati il marito e due figli ad avviare il procedimento alla sezione civile del Tribunale di Catania, adducendo una responsabilità con culpa in omittendo. Si punta il dito sul Comune per presunte omissioni nell’obbligo di tutelare la salute pubblica, soprattutto dopo che cause ed effetti dell’incidenza eccessiva di mesotelioma a Biancavilla sono stati ampiamente documentati dalla letteratura scientifica.

Una causa legittima, ma dal verdetto non così scontato per la famiglia biancavillese. La mobilitazione istituzionale, a partire dal 1997, per affrontare la problematica, non è mai mancata. Tenendo conto, poi, del lunghissimo periodo di incubazione tipico di questa patologia tumorale, i decessi finora avvenuti sono da considerare conseguenze di un’esposizione al rischio cominciata ben prima della fine degli anni ’90, quando il paese ha preso coscienza dell’esistenza del minerale-killer. Ad ogni modo, l’esito della causa civile dovrebbe arrivare il prossimo ottobre.

Aperta la strada dell’indennizzo una tantum

Se la strada dei risarcimenti si presume dallo sbocco incerto, quella da percorrere per vittime e famigliari delle vittime riguarda gli indennizzi. Fino a pochi anni fa anche questa possibilità – riservata solo a lavoratori esposti al rischio amianto – era impensabile da applicare alla realtà di Biancavilla. Ma interventi parlamentari e ministeriali hanno riconosciuto l’unicità del caso Biancavilla. Un cambio di rotta possibile anche dopo che la fluoroedenite è stata riconosciuta cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer, riunita a Lione con 21 esperti di 10 paesi europei.

«Si sta lavorando – conferma a Biancavilla Oggi il sindaco Antonio Bonanno – agli indennizzi ai familiari delle vittime dell’esposizione ambientale. Vittime che per la prima volta vengono equiparate a coloro che si sono ammalati per esposizione lavorativa». Per queste ragioni, «ci stiamo interfacciando con l’Animil», l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.

«È stato possibile – sottolinea il primo cittadino – aumentare i fondi nell’ultima finanziaria. Nel decreto Milleproroghe sono state facilitate, inoltre, le procedure per ottenere un indennizzo una tantum, quantificato in 15mila euro, la cui erogazione compete all’Inail».

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