Cronaca
Botte e abusi tra le mura di casa: le storie di donne biancavillesi
Drammatico squarcio di realtà svelato dal centro anti-violenza “Calipso”: un fenomeno diffusissimo
di VITTORIO FIORENZA
Giulia (un nome, come gli altri riportati qui, di pura fantasia) ha 27 anni e ha raccontato di essere stata vittima, quando aveva 7-8 anni, di approcci sessuali da «persone vicine alla sua famiglia». Avrebbe subito palpeggiamenti e sarebbe stata costretta a compiere rapporti orali. Nonostante sia passato parecchio tempo, è stato un grosso peso riportare alla memoria e rievocare quegli episodi. Anzi, ad un certo punto si è bloccata: «Ho subito anche altro che non riesco a riferire».
È una delle tante storie, di ragazze e donne di Biancavilla, “trattate” dal centro “Calipso” e che Biancavilla Oggi vuole raccontare, proprio in questa “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.
Non tutte le vittime si presentano di persona. Anzi, solitamente il primo contatto con lo sportello antiviolenza è al telefono, senza svelare la propria identità. C’è chi, invece, trova il coraggio di parlare alle operatrici, dopo un incontro pubblico.
È il caso di Chiara, una studentessa biancavillese dell’Istituto “Pietro Branchina” di Adrano, che ha contattato Calipso su WathsApp, svelando «atti persecutori, violenza fisica e volgarità da parte del fidanzato». Ilaria, una compagna dello stesso istituto, si è presentata come vittima di «approcci sessuali non voluti».
Di violenza, minacce e controllo ossessivo da parte del padre ha, invece, parlato Antonella, un’altra ragazza biancavillese.
Giuseppina è una signora di Biancavilla che ha raccontato di avere preso botte dal marito. È andata al centro per riferire i maltrattamenti subiti in silenzio tra le quattro mura di casa, ma è crollata in un pianto disperato, quando dal racconto liberatorio è venuto fuori che anche la figlia, di minore età, sarebbe stata oggetto di palpeggiamenti da parte del padre.
Sfogliando le schede delle donne che si rivolgono al centro Calipso, ne saltano tante di storie così. Vicende dolorose che non sempre sfociano in una formale querela. Anzi, come spiega a Biancavilla Oggi, il presidente di “Calipso”, Pilar Castiglia, purtroppo soltanto una piccola parte delle segnalazioni si trasforma in vere e proprie denunce (LEGGI L’INTERVISTA).
Eppure, per chi decide di appellarsi alla giustizia, i risultati non tardano ad arrivare. È di pochi giorni fa la notizia di un rinvio a giudizio per stalking e maltrattamento a carico di un 35enne biancavillese «perché con condotte reiterate consistite nel pedinare, nel minacciare di morte la convivente, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale, e nel perseguitarla, cagionava alla stessa –scrive il gip nella sua decisione– un perdurante stato di ansia e di paura per la propria incolumità».
Quasi in coincidenza, altro intervento dei carabinieri della stazione di Biancavilla nei confronti di un altro 35enne, finito in una cella del carcere di piazza Lanza a Catania per atti persecutori nei confronti di una ragazza con cui aveva avuto un breve rapporto sentimentale. Nonostante il divieto del giudice ad avvicinarsi alla sua ex, l’uomo avrebbe avuto scatti violenti, anche nei confronti dei familiari della ragazza. Da qui, le manette per il persecutore e la fine di un incubo per la vittima.
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Cronaca
Sorpreso con un tirapugni e una dose di marijuana: denunciato un 18enne
Da un giro di controllo, i carabinieri hanno notato strani movimenti in piazza Stazione e sono intervenuti

Un 18enne di Biancavilla è stato denunciato dai carabinieri per la detenzione di un’arma bianca (un tirapugni di metallo) e segnalato quale assuntore di stupefacente.
I militari hanno notato il ragazzo, assieme ad un gruppo di coetanei, nei pressi di Piazza Stazione che. Al passaggio di un’auto dei carabinieri, qualcuno della comitiva ha emesso due fischi e il 18enne ha subito estratto dalla tasca un oggetto metallico, nascondendolo sul tetto di una pensilina, salvo poi recuperarlo una volta che la pattuglia si era allontanata.
Quando il giovane ha ripetuto lo stesso gesto durante un ulteriore passaggio dei carabinieri, questi ultimi sono subito intervenuti, bloccandolo e procedendo a perquisizione.
I militari hanno recuperato il tirapugni in acciaio dalla pensilina. Nella tasca dei pantaloni, invece, il 18enne aveva una dose di marijuana pronta all’uso. Per queste ragioni, il giovane è stato denunciato per il possesso dell’arma bianca e segnalato alla Prefettura di Catania quale assuntore di sostanze stupefacenti.
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Cronaca
Condivise video hot di una donna, condannato ad un anno di reclusione
Sentenza di primo grado dopo 5 anni: per l’uomo cade l’accusa di stalking, assolti altri tre imputati

Trattamento illecito di dati personali e diffamazione aggravata: sono i reati per i quali il Tribunale di Catania ha condannato un biancavillese, ritenuto responsabile della diffusione di immagini hot di una donna, anche lei di Biancavilla.
Alla quarta sezione penale, il giudice Dora Anastati ha inflitto una pena (sospesa) di un anno di reclusione e 1000 euro di multa. L’imputato dovrà sostenere anche il pagamento delle spese processuali, il pagamento delle spese legali della vittima (quantificati in 2500 euro) e il risarcimento danni (da definire in sede civile).
L’uomo è stato assolto, invece, dall’accusa di stalking. La Procura aveva chiesto per lui una condanna a 2 anni di carcere.
Nello stesso procedimento, assolti per non aver commesso il fatto altri tre biancavillesi, accusati di diffusione illecita di foto intime ai danni di una seconda donna di Biancavilla. Per ciascuno di loro, il pm aveva chiesto 1 anno di reclusione.
Morbosità su WhatsApp e Messenger
La vicenda risale al 2019 (non esisteva ancora il reato del “revenge porn”) e, seppur per episodi distinti, ha coinvolto due donne di Biancavilla. Video e foto in pose e atteggiamenti erotici che le ritraevano sono stati diffusi senza il loro consenso, diventando virali tramite WhatsApp e Messenger.
Le vittime hanno raccontato agli inquirenti gli effetti devastanti della condivisione non autorizzata di quelle immagini. Una di loro, in particolare, ha riferito come la sua vita sia stata sconvolta e distrutta, in ambito familiare e lavorativo.
Le indagini si sono avvalse anche delle attività tecniche della polizia postale, tenendo conto dell’attivismo di profili anonimi. L’inchiesta si è poi allargata, per un imputato, all’ipotesi degli atti persecutori. Un’accusa non provata, circoscrivendo quindi la condotta illecita alla sola diffusione dei video erotici con conseguente diffamazione e violazione della privacy.
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Ciccio Rapisarda
26 Gennaio 2015 at 14:38
So di Biancavilla un paese conosciuto per le vicende mafiose e dell amianto ma sconoscevo di Quest altro triste primato in italia di Biancavilla così violento nei confronti delle donne.