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Cronaca

Le azioni di fuoco contro i sindaci, «E se ci fosse la stessa regia?»

In dieci mesi in fiamme le auto dei primi cittadini di Santa Maria di Licodia, Adrano e Biancavilla

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di SALVO SIDOTI

Tre attentati incendiari in 10 mesi nei confronti delle più alte cariche istituzionali di Adrano, Biancavilla e Santa Maria di Licodia, tre Comuni limitrofi della zona etnea. Una sequenza impressionante di gravi atti intimidatori ai danni di sindaci, messi in atto con modalità quasi identiche: l’auto del sindaco, parcheggiata sotto casa, distrutta dalle fiamme dopo che è stato versato del liquido infiammabile.

Sindaci, dunque, nel mirino in una fascia di territorio dove la tensione sociale si tocca con mano per problematiche antiche e dove questioni mai risolte, come quelle riguardanti il servizio di raccolta dei rifiuti e legate all’abusivismo edilizio hanno più volte creato allarme e generato rivolte. E forse c’è anche questo dietro episodi beceri che hanno portato ignoti a puntare il dito contro i sindaci, a bruciare le loro auto e dare libero sfogo ad un malessere sociale.

La prima macchina ad essere avvolta dalle fiamme è quella del sindaco di Santa Maria di Licodia, Salvatore Mastroianni. È il 10 dicembre del 2013. Intorno alla mezzanotte scoppia l’inferno in via Garibaldi per le fiamme che si sono sviluppate proprio dall’auto del primo cittadino licodiese, una Passat, parcheggiata nei pressi dell’abitazione di Mastroianni. Il rogo si è poi esteso alle altre due vetture parcheggiate accanto, coinvolgendo anche alcune abitazioni. Scene di panico nella zona interessata dall’incendio.

Il 7 luglio del 2014 nel mirino c’è il sindaco di Adrano, Pippo Ferrante. Nel cuore della notte, intorno alle due, ignoti versano liquido infiammabile sulla Peugeot 406 parcheggiata in via Einsten, a pochi passi dall’abitazione di Ferrante. Le fiamme danneggiano anche un’altra vettura, una Lancia Y che era parcheggiata vicino all’auto del sindaco di Adrano. I vigili del fuoco limitano i danni evitando che le fiamme si propagassero nelle vicine abitazioni.

L’attentato incendiario numero tre è quello di mercoledì scorso ai danni del sindaco di Biancavilla, Pippo Glorioso. In fiamme le due auto del primo cittadino parcheggiate sotto casa, tra via D’annunzio e via Colombo: distrutte dal fuoco una Fiat Panda e Renault Modus. Qui gli incendiari non hanno agito in piena notte, una “anomalia” che rende ancora più inquietante l’ignobile gesto, messo in atto quasi con spacconeria alle 22,20 quando c’è ancora gente per strada e via Cristoforo Colombo è una delle arterie più trafficate di Biancavilla.

Che i tre incendi siano di natura dolosa non ci sono dubbi e si attende ancora che si faccia chiarezza su tutti e 3. Ma l’ultimo attacco ai sindaci del comprensorio etneo, oltre che a creare sdegno tra i cittadini ha prodotto una reazione decisa da parte delle vittime “eccellenti”, non più disposti a sopportare tutto il peso di un malessere sociale.

Muove i primi passi in questa direzione il sindaco di Adrano, che azzarda un inquietante quesito: “E se ci fosse una regia unica in questi tre attentati?” – si chiede Ferrante – in ogni caso dobbiamo riflettere e affrontare insieme questo difficile momento, per questo motivo – aggiunge Ferrante – ho invitato tutti i sindaci del comprensorio ad un specifico incontro».

«Io sono disponibile per qualsiasi azione – aggiunge il sindaco Mastroianni – noi sindaci siamo ormai allo sbaraglio. Siamo diventati solo esattori delle tasse e assuntori di responsabilità che a volte non ci appartengono».

Dunque, dopo Santa Maria di Licodia e Adrano, è “saltata” l’auto del sindaco di Biancavilla, che non si è sorpreso più di tanto: «A me ne hanno bruciate due – dice Glorioso – me l’aspettavo, sapevo che sarebbe toccato a me. Lo stato deve tutelarci, cosi siamo esposti a massacro – aggiunge – comodo indicare nel sindaco il responsabile di tutto».

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Cronaca

Sequestrata dai carabinieri un’officina abusiva: denunciato un 59enne

L’uomo dovrà restituire allo Stato anche 21.850 euro di reddito di cittadinanza già percepito

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Denunciato in stato di libertà un 59enne biancavillese, con precedenti. Secondo quanto accertato dai carabinieri, deve rispondere di esercizio abusivo della professione, gestione e smaltimento illecito di rifiuti e indebita percezione del reddito di cittadinanza.

Nello specifico, l’uomo, ufficialmente disoccupato, aveva allestito, senza alcuna autorizzazione, un’officina meccanica all’interno di un garage di proprietà del padre. Un locale situato in periferia. Occupata abusivamente anche parte della strada pubblica, utilizzata per parcheggiare, su carrelli elevatori e cavalletti, le autovetture da riparare.

Lungo la via in questione, i militari hanno quindi trovato diverse automobili, parzialmente smontate e con il cofano motore aperto, nonché un furgone con il cassone alzato, suddiviso in più pezzi.

All’interno del garage sono stati, invece, rinvenuti gli “attrezzi da lavoro” e molti rifiuti speciali, tra cui parti di motori di autovetture, oli e batterie esauste.

L’officina è stata, quindi, posta sotto sequestro e i veicoli in riparazione sono stati riaffidati ai proprietari, ignari che l’attività fosse irregolare.

Lo stesso carrozziere abusivo è stato, infine, deferito anche per aver illegittimamente incassato il sussidio pubblico del reddito di cittadinanza. Al riguardo, i carabinieri hanno proceduto, coordinandosi con l’Inps, all’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, nonché all’avvio dell’iter di restituzione di quanto indebitamente ricevuto. Il 59enne, pertanto, dovrà riconsegnare alle casse dello Stato ben 21.850,00 € riscossi tra maggio 2019 e aprile 2023.

I cittadini residenti nella zona, che d’ora in poi potranno finalmente godere del decoro urbano ripristinato in quella via, hanno ringraziato i Carabinieri per il loro operato.

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