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Cronaca

«Stia attenta a quello che fa»: condannata per minacce all’avvocato

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di VITTORIO FIORENZA

«Stia attenta a quello che fa». Minacce pronunciate al telefono all’avvocato che assisteva la vittima di stalking del figlio. Il Giudice di pace di Biancavilla, Margerita Togo, l’ha condannata ad una multa di 35 euro, oltre alle spese di causa e al risarcimento danni, da quantificare in sede civile.

Protagonista della vicenda, una 44enne di Palagonia (ma domiciliata in provincia di Milano), che ha reagito così dopo che il figlio era stato posto agli arresti domiciliari, chiamando il legale della vittima, una ragazza di Biancavilla.

Non un semplice sfogo, ma minacce vere e proprie, come riconosciuto dal giudice, nei confronti dell’avv. Pilar Castiglia, presidente del Centro antiviolenza “Calipso”, la quale ha presentato querela.

L’imputata non si è mai presentata in udienza. Di questi giorni, la sentenza di condanna. In questi casi, la pena è praticamente simbolica. Resta il riconoscimento del reato commesso ai danni del legale. L’avv. Castiglia è impegnata in modo particolare nella difesa di donne vittime di violenza.

Nella vicenda in questione, per la cronaca, il figlio della 44enne ora condannata per minacce, è stato accusato di maltrattamenti, sequestro di persona e stalking. Ha patteggiato due anni di reclusione, poi revocati perché ha goduto della sospensione condizionale della pena.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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