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Biancavilla in maglia rosa: il 10 maggio il Giro d’Italia passa dalla nostra città

Il sindaco Bonanno esulta: ci sarà un traguardo volante e i riflettori saranno sulla “Salita Pantani”

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È una notizia storica per Biancavilla: il prossimo 10 maggio la 150esima edizione del Giro d’Italia di ciclismo farà tappa nella nostra città. La notizia è stata resa ufficiale da oggi: nel sito del Giro d’Italia 2022, infatti, è visibile la mappa che riguarda Biancavilla. Si tratta della tappa numero 4 Avola-Etna-Nicolosi di 166 km.

Un traguardo volante interesserà Biancavilla e poi protagonista assoluta sarà la “Salita Pantani”. È il meraviglioso percorso – inaugurato nel luglio scorso, con una stele dedicata al “Pirata” – che da Biancavilla si inerpica fino al Rifugio Sapienza, sull’Etna. Venti chilometri durante i quali i media nazionali e internazionali accenderanno i riflettori sul versante pedemontano – poco conosciuto, a dire il vero – che l’amministrazione ha battezzato la “terza porta dell’Etna”.

«Il Giro d’Italia – esulta il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno – attraverserà tutta Biancavilla e potrà così ricevere la calorosa accoglienza di una città che ha sempre coltivato la passione per il ciclismo. Sono felice perché si tratta di un ritorno d’immagine di grande impatto per tutto il nostro territorio. Un grazie di cuore all’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina, che ha accolto le nostre richieste chiedendo all’organizzazione del Giro d’Italia di valorizzare questo versante che porta alla Montagna. Ringrazio anche il sindaco metropolitano di Catania, Salvo Pogliese, e Sandro Pappalardo dell’Enit per avere favorito questa splendida operazione».

«L’inaugurazione, pochi mesi fa, della “Salita Pantani” – osserva l’assessore allo Sport, Marco Cantarella – ci ha portato fortuna. Ora quel percorso avrà un battesimo di grande prestigio. E la città di Biancavilla ne beneficerà non soltanto a livello di immagine ma anche sul piano concreto: va da sé, infatti, che con il passaggio del Giro d’Italia tutte le strade cittadine saranno sistemate a dovere».

«È bello – commenta l’assessore regionale al Turismo, Manlio Messina – che il Giro d’Italia venga a visitare questo versante del vulcano non ancora valorizzato a pieno. Il percorso che da Biancavilla porta al Rifugio Sapienza è davvero uno spettacolo della natura».

Esprime soddisfazione anche il sindaco metropolitano Salvo Pogliese: «Il passaggio del Giro d’Italia nella provincia di Catania è una vetrina di grande prestigio grazie alla quale possiamo promuovere tutto il territorio». © RIPRODUZIONE RISERVATA   

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Cultura

W San Placido: il santo del popolo che almeno per un giorno ci rende comunità

Il Patrono di Biancavilla: di fronte a tradizioni ridotte a farsa, l’unica certezza resta quella del 5 ottobre

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In un tempo di storiografie deboli, di identità incerte, di farse battezzate a tradizioni, il biancavillese ha in sé una sola certezza: il 5 ottobre viene san Placido. E non se ne fa, se il programma civile (dopo quello delle funzioni) quest’anno si intesta con un generico e mostoso “Ottobre in festa” (bisognerebbe capire cosa abbia fatto derogare all’attesa e gioiosa “Festa di San Placido” l’ibrida locuzione dall’indifferente gusto oltralpino, considerando che gli eventi in programma iniziano a fine settembre e non vanno oltre la prima settimana del mese successivo).

Ma San Placido, si sa, è festa di città. La festa. Di questa città. Il Benedettino non è santo di giaculatorie, litanie e piagnistei. È quasi impossibile, infatti, trovare un concittadino che conosca due righe, due, di una qualche preghiera dedicata al Patrono. Non a caso l’omonima novella di Federico De Roberto, ambientata a Biancavilla, ha avvio nel palazzo comunale e non in chiesa (si veda il volume pubblicato da Nero su Bianco Edizioni). Infatti, a differenza degli altri protettori, il martire è il cuore collettivo della società che si rigenera: il solo che per esistere non ha bisogno di ancoraggi alla fondazione.

Una festa di tutti, nessuno escluso

Santo ghibellino e socialista, di popolo: mette tutti d’accordo. Nessuno si sente escluso dalla festa. Tra un pasto luculliano e un vestito nuovo, una luminaria e uno sparo, una bancarella e un cantante, una crispella e un pezzo di torrone, in un giro di giostra, ce n’è per tutti. Si capisce che il culto di Placido risulta funzionale a un certo clericalismo, mentre non si dà per scontato il contrario.

Duole, però, che le tradizionali mongolfiere siano sparite al seguito della corsa dei cavalli, e la fiera del bestiame non ritorna a prendere posto, seppure rivista, nel calendario: quanto sarebbe atteso per i più piccoli, ad apertura di festività, un evento di promozione all’adozione degli animali e di conoscenza delle specie protette del Parco dell’Etna, quando le politiche degli ultimi governi si muovono a favore di educazione e terapia con gli animali.

Il Santo “civile” lontano da ori e pompe

È figura identitaria pop quella di Placido. Rifugge da ori e da pompe. Accondiscende alle messe, ma resta il Santo civile. E mantiene carattere del divino nella più occidentale delle tradizioni: quella di avere vizi umanissimi, ricorrere a una padella per difendere la sua salsiccia, facendo nero l’omologo adranita, e si tiene caro il territorio dal quale non accenna ad allontanarsi, pena mollare una gran pedata ai limitrofi trafugatori. Quanti nonni raccontano, ancora, queste vicende ai nostri occhi incantati di pargoli di sempre.

Santo del mito, più che del rito. Nel mutamento demografico e nell’ibridismo culturale, la sua festa – cerniera tra le stagioni e spartiacque dell’agenda nostrana – si perpetua e ci fa comunità. Per un giorno. E dai vecchi barbanera della Penisola ai calendari rurali riemerge Biancavilla nel novero delle feste nazionali, per il suo San Placido. Lo stesso al quale era intestata la prima banca popolare di microcredito: “Cassa rurale San Placido”.

Ma oggi, per una decina di minuti, per noi, i botti non saranno quelli dei notiziari atroci, della gragnuola che si abbatte nel medio oriente e nell’est dell’Europa. La disperazione anche per quest’anno è rimandata. E sarà bello trovarci ancora a mezzogiorno, senza classi, senza titoli, senza miseria all’uscita festosa del monaco rubicondo, con l’istinto condiviso di afferrare un rettangolino di carta colorata e leggerci: “W San Placido”!

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