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Cultura

Torna in edicola “Piazza Grande”: «Realtà, natura, ambiente»

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“Realtà, natura, ambiente: salviamo la nostra Terra”. Su questo tema si incentra il terzo numero di “Piazza Grande”, la rivista dell’omonima associazione culturale di Biancavilla. Un numero già disponibile nelle edicole della nostra città.

Diversi e approfonditi gli spunti di riflessione che, ancora una volta, ci offre il giornale, sviluppati in 36 pagine ricche di immagini.

La rivista si presenta con nuove rubriche, presenta un reportage dalla Patagonia, non manca di parlare di Greta Thunberg, «novella “Giovanna d’Arco” che guida la riscossa ecologista».

Tra le tematiche di interesse locale, quella sull’inquinamento ambientale di fluoroedenite con un’intervista al prof. Enrico Ciliberto, ordinario di chimica inorganica dell’Università di Catania.

Segnaliamo anche un articolo di Alfio Grasso su “La pubblica istruzione a Biancavilla nel periodo borbonico”.

“Piazza Grande” vuole essere un tentativo di smuovere le acque stagnanti di Biancavilla, in ambito culturale. Impresa non semplice in un contesto come il nostro. Lo sa bene Alfio Pelleriti, animatore della rivista: «In un contesto generale in cui la carta stampata accusa notevoli colpi per una concorrenza forte di Internet, siamo riusciti con il secondo numero a distribuire 250 copie».

Apprezzamenti per il progetto editoriale. Ma anche critiche. «Tra le critiche che mi sono pervenute –sottolinea ancora Pelleriti– la più insopportabile è stata quella di chi liquida senza appello la rivista tacciandola di “sinistrismo” e tale giudizio lo si avanza quasi con intento salvifico nei confronti di chi non l’ha ancora letta, affinché si tenga alla larga da tali articoli “faziosi” e “corruttori delle giovani menti”. Sono accuse avanzate senza alcuna argomentazione, espresse con velenosa sinteticità e con sorrisi ammiccanti a far intendere chissà quali strategie settarie e dunque non meritano risposte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cultura

Il maestro di fotografia Giuseppe Leone e il prezioso “lascito” per Biancavilla

La scomparsa all’età di 88 anni, il ricordo dell’ex assessore alla Cultura nella Giunta Manna

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È scomparso a Ragusa, all’età di 88 anni Giuseppe Leone, uno degli ultimi grandi interpreti della fotografia in Sicilia. Una figura originale di fotoreporter che ha raccontato l’Isola, il suo paesaggio, il mondo contadino, la condizione della donna ma anche la cultura: era amico di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino. Nel 1997 dedicò diversi scatti anche a Biancavilla, su invito dell’allora assessore alla Cultura per la realizzazione del calendario del Comune. Oggi quella pubblicazione cartacea ha valore di opera d’arte. Di seguito, per Biancavilla Oggi, il ricordo di Nino Longo.

Al tempo in cui ero assessore alla Cultura della prima sindacatura di Pietro Manna, seguivo con una certa passione delle riviste di fotografia come “Reflex Progresso fotografico” e “Zoom “. In esse avevo letto un servizio su Giuseppe Leone e di una sua pubblicazione sull’architettura barocca nella Sicilia sudorientale. Avendo progettato di realizzare un Calendario sui Beni Culturali nel nostro Comune, mi venne l’idea di contattare il nostro famoso fotografo per proporgli il lavoro.

L’Ufficio riuscì a contattarlo e gli demmo un appuntamento. Lui venne e si mise a disposizione, mettendo alcune condizioni. Non ricordo la sua richiesta   in ordine al suo onorario, ma esso non fu particolarmente oneroso. Le condizioni da lui poste furono che le foto fossero in bianco e nero e che la scelta dei soggetti fotografici fosse solo sua e non sulla base delle richieste dell’Amministrazione. Lui poi venne a Biancavilla e andò in giro da solo, anche di notte.

La sua attenzione fu posta su diversi angoli del paese e soprattutto sulla “materia” della pietra lavica, su scorci architettonici e su semplici personaggi che si trovavano a passare casualmente o sostavano in certi angoli. Oltre alla “materia” il suo “occhio fotografico” si soffermava sugli effetti del chiaro/scuro e sulla “semplicità” dei soggetti umani.

Così noi scoprimmo il particolare effetto di certe immagini che avevamo sotto gli occhi ma che non avevamo “veramente visto”. Ed ecco il signor Torrisi sotto l’arco di San Giusippuzzu, le devote davanti “u Tareddu” di via Mongibello, il monello davanti all’arco di via Brescia, i confrati all’accompagnamento funebre, il suonatore di ciaramella. Ma anche in lontananza la chiesetta dell’eremo di Badalato, con l’enorme mole dell’Etna, i vecchi mulini ad acqua di Rollo, il basolato di via Innessa, di via Tutte Grazie, via preside Caruso, il portale della chiesa di Sant’Orsola.

Ne è venuta fuori una città antica ma vissuta, i cui personaggi si inserivano nell’insieme dei paesaggi, con i manufatti in evidenza. La vita vera, non retorica, non celebrativa. I nostri “monumenti” importanti messi da parte.

Il calendario è piaciuto a tutti; è andato anche all’estero. Qualche foto è stata esposta anche a New York, mi dicono. Molti cittadini, nel tempo, hanno riproposto alcune immagini, senza neanche sapere che erano parte di un calendario del comune di Biancavilla del 1997.

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