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L'Intervento

Amianto, la testimonianza di Dino: «Ho sconfitto la brutta bestia»

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Dieci anni sono passati da quel 9 maggio 2006 quando sono stato operato per mesotelioma pleurico maligno. Anni con dei giorni duri da superare, giorni in cui ti passano per la testa mille e mille pensieri, con la paura di non potercela fare, con l’ansia che la brutta bestia sia più forte di te.

Momenti duri superati grazie al sostegno e al coraggio datomi dalla mia famiglia, da mia moglie e soprattutto da parte di mia figlia, colei che mi ha dato la forza in tutti questi anni di andare avanti. Mia figlia, nata tre mesi dopo l’intervento, quella figlia che ho rischiato di non vedere crescere per colpa dell’amianto.

Però con la consapevolezza, grazie a Dio, di essere stato molto fortunato nell’avere superato una brutta bestia come il mesotelioma. Io più che fortunato mi ritengo un miracolato.

Un pensiero particolare va a tutte quelle persone che purtroppo non ce l’hanno fatta e a tutti quelli che ogni giorno lottano contro questa brutta bestia. Non molliamo.

DINO GRECO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Nel ricordo di Borsellino, l’impegno è combattere la mentalità mafiosa»

Ci scrive l’assessore Vincenzo Randazzo: una riflessione su via D’Amelio che riguarda Biancavilla

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Gentile direttore di Biancavilla Oggi,

oggi si ricorda la tragica morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, tra i quali una donna. L’amministrazione comunale ha organizzato una fiaccolata che da Villa delle Favare giungerà a Piazza Falcone e Borsellino. A questa iniziativa partecipano, oltre alle diverse associazioni di volontariato, anche i ragazzi e i giovani dei diversi Grest. Una manifestazione importante per condividere il ricordo di uno degli eventi più tragici della storia italiana e caratterizzata dalla seria e concreta lotta contro il sistema mafioso, ma soprattutto contro la sua mentalità.

Ecco il punto: il messaggio di Paolo Borsellino e il suo volontario sacrificio hanno dell’attualità ancora un valore? Le nuove generazioni li recepiscono? Qualche dubbio mi sorge se guardo ai modelli sociali e culturali prevalenti: individualismo esasperato, esagerata messa in mostra di atteggiamenti malandrineschi, menefreghismo, esibizione del proprio desiderio di dominio, farsi ragione con la violenza… Appunto, mentalità mafiosa, che non poche volte determina risse.

Tutto questo rende vano quanto Paolo Borsellino ha cercato di insegnare e la cosa che amareggia di più è considerare un fesso il giudice palermitano. E come lui, fessi Falcone, Chinnici, Impastato, Don Puglisi, Livatino, Fava… E tanti che nel combattere la mafia sono caduti. Perdoni, direttore, il mio sfogo, ma tanto tanto tanto è il lavoro che va fatto. Come Amministrazione, certamente. Ma anche come famiglie, come istituzioni in senso lato, come scuola, come gruppi di volontariato… l’obiettivo è contrastare la mentalità mafiosa.

VINCENZO RANDAZZO, Assessore comunale

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