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Cancellati i posti letto di “Ortopedia”: nuovo allarme per il “M. Ss. Addolorata”

Dopo i timori delle scorse settimane, la decisione dell’Asp diventa esecutiva: sperimentazione di due mesi

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© Foto Biancavilla Oggi

Il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” chiude. Una decisione, da sperimentare nell’arco di due mesi (a partire dal 19 dicembre), che si inquadra in una più articolata riorganizzazione che coinvolge anche gli ospedali di Bronte e Paternò. Nelle settimane scorse, la decisione era stata “congelata”. Adesso, una nuova nota -di cui Biancavilla Oggi ha avuto copia- ne dispone l’applicazione.

L’atto porta la firma del direttore del Dipartimento ospedalità pubblica e privata dell’Asp di Catania, Salvatore Scala. E in sostanza, rende esecutiva la precedente nota del 25 novembre, a firma del direttore generale, Maurizio Lanza, e del direttore sanitario, Antonio Rapisarda: «Tenuto conto della carenza di dirigenti medici di Ortopedia, nella totalità attualmente 5 unità in servizio, si rende necessario predisporre una riorganizzazione della gestione del personale ricadente sulle unità operative dei presidi ospedalieri».

Cosa prevede la riorganizzazione? La nota originaria specifica che «i posti letto ricadenti sui tre presidi ospedalieri vengano unificati presso l’ospedale di Paternò».

Per l’attività di coordinamento si indica il dott. Giuseppe Angelo Reina, nella qualità di direttore del dipartimento di Chirurgia.

«Alla fine dei due mesi di applicazione di tale organizzazione –viene ancora specificato– si propone una rivalutazione delle necessità sanitarie, anche in considerazione della presenza, nel presidio ospedaliero di Biancavilla, del reparto di Rianimazione».

Nonostante la puntualizzazione di quest’ultimo elemento, a Biancavilla non mancano già i timori. La preoccupazione è quella che alla fine dei due mesi, lo scippo di un reparto storicamente considerato un fiore all’occhiello del “Maria Santissima Addolorata” possa prolungarsi o, peggio, diventi definitivo.

AGGIORNAMENTO

►Ortopedia, le precisazioni dell’Asp: «Nessuna soppressione»

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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità

Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari

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© Foto Biancavilla Oggi

Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.

È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.

Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.

Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?

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