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Chiesa

Gemellaggio tra la chiesa della Mercede di Biancavilla e quella di Catania

Santa Messa celebrata da padre Giosuè Messina, con la presenza dell’omonima confraternita

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Un momento di fraternità ha abbracciato le due comunità ecclesiali di Biancavilla e Catania, dedicate alla Madonna della Mercede. Accolto l’invito a presiedere l’eucarestia nella parrocchia catanese, il rettore della chiesa biancavillese, padre Giosuè Messina, assieme alla confraternita e ai fedeli, ha celebrato la messa con l’accompagnamento musicale del maestro Filadelfio Grasso e un gruppo di giovani cantori.

Ad accogliere la comunità è stato il parroco don Pasquale Munzone, cerimoniere arcivescovile e vice direttore dell’Ufficio liturgico diocesano. È stato lui a proporre il gemellaggio fra “le due sorelle”: così le ha definite. Una vera e propria iniziativa di fratellanza tra due comunità.

Durante la predicazione, don Giosuè ha ricordato i voti che facevano, e tutt’oggi fanno, i frati Mercedari: carità, castità, obbedienza e redenzione. La redenzione è un voto che contraddistingue tale ordine: anticamente, così i membri riscattavano gli schiavi con oro e denari pur di salvare loro la vita e redimerli.

L’incontro tra le due comunità è avvenuto per la prima volta il 5 Agosto scorso nella piccola chiesetta mercedaria di Biancavilla, durante la ricorrenza festiva della Madonna della catena. Il proposito che le due comunità dovranno sostenere e portare avanti è quello di arrivare alla “redenzione” attraverso l’evangelizzazione e il cammino sinodale, su cui la chiesa Cattolica si sta soffermando in questo periodo.

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Chiesa

Il francescanesimo e l’altruismo di Alfio Amato raccontati su “Padre Pio Tv”

Fra’ Massimo Corallo: «La sua storia corrisponde a quello che Papa Francesco considera il “santo della porta accanto”»

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La sua fede cattolica, la vocazione francescana vissuta laicamente, il suo impegno sociale accanto ai giovani, l’attività di volontariato per gli ammalati. Alfio Amato era un giovane di Biancavilla: è scomparso prematuramente nel 2019. I segni della sua esperienza, in ambito parrocchiale e in gruppi religiosi, sono ancora presenti.

“Padre Pio Tv”, emittente televisiva che trasmette da San Giovanni Rotondo, gli ha dedicato uno spazio, ripercorrendo la sua vita. A parlare di Alfio anche fra’ Massimo Corallo, che lo ha conosciuto nel 2007 a Biancavilla, in occasione di una missione francescana e che gli ha dedicato un concerto.

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Chiesa

Il “cuore” di San Camillo de Lellis accolto al monastero di Biancavilla

La badessa Chiara Aurora Sena: «Un modello di misericordia e di carità verso i sofferenti»

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La Chiesa del convento di “Santa Chiara” di Biancavilla ha accolto e venerato la reliquia del cuore di San Camillo de Lellis. Un evento particolare in quest’ anno che la Chiesa cattolica dedica al giubileo della speranza. La reliquia sta compiendo un pellegrinaggio per portare e rinnovare il messaggio del santo fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi.

A descrivere queste giornate è suor Chiara Aurora Sena, badessa del monastero di Biancavilla. «Accogliamo la reliquia – ci dice – in occasione dei 450 anni della conversione di San Camillo. Durante quest’anno la reliquia, per iniziativa dei padri camilliani, sta compiendo una “peregrinatio” in tutto il Sud Italia. Abbiamo pensato di fare coincidere gli esercizi spirituali, che ogni anno offriamo durante la quaresima, con questo evento di grazia. Possa essere un’occasione per incontrare un grande Santo che è modello di misericordia e di carità verso i sofferenti nel corpo e nello spirito. Da San Camillo prendiamo esempio per essere a nostra volta luce e consolazione per gli altri».

Diversi gli incontri con le varie realtà biancavillesi. Prima le catechesi tenute da fratel Carlo Mangione, superiore della provincia religiosa dei camilliani del sud Italia, e l’incontro con le seconde classi dell’Istituto comprensivo “Sturzo – Don Bosco”. E poi l’accoglienza della reliquia da parte dei degenti e degli operatori sanitari nei vari reparti dell’ospedale di Biancavilla, accompagnati dal cappellano fra Antonio Vitanza dei frati minori. Infine, l’incontro con gli ospiti della comunità “Cenacolo Cristo Re”, arricchito dai canti e dalle preghiere che gli ospiti stessi hanno preparato assieme agli operatori dell’Istituto.

«Il tempo della Quaresima – ha ribadito fratel Carlo – è un tempo di conversione che significa revisione della propria vita. Camillo ci accompagna in questo cammino con la virtù teologale della speranza, Camillo è stato un convertito, un RI-nato in Dio, ci dice che è possibile rinascere in Dio e questo è motivo di speranza per tutti… Viene da dire, Grazia su Grazia, e ad ognuno di noi il buon proposito di trarne i frutti».

Camillo, l’aristocratico “umanizzatore”

Camillo fu in gioventù un aristocratico pigro e arrogante, avviato alla carriera militare dal padre. Poi la conversione dopo aver vissuto il dramma della sofferenza. Un mutamento che fu un incontro trasformativo con la fede, in grado di cambiare radicalmente la sua vita, portandolo a servire i malati con compassione e dedizione. Trascorse, infatti, il resto della sua vita al servizio dei malati negli ospedali e lazzaretti di Roma. Per questo motivo è stato proclamato Patrono Universale del Mondo della Salute.

Nell’opera di Camillo de Lellis possiamo intravedere in anticipo quella che quattro secoli dopo verrà definita “umanizzazione delle cure mediche”. Chi si occupa di un ammalato non dovrebbe interessarsi solo all’aspetto clinico della malattia, al bisogno fisico, ma anche a quello psicologico interiore, per favorire la salute, il benessere olistico, complessivo della persona. Camillo, vissuto in un’epoca di forti pregiudizi sociali e religiosi, volle dare alla sua attività a favore dei sofferenti una impostazione libera e “laica” senza tenere conto del credo di chi gli stava davanti.

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