Cultura
La storia ignota di Maridda, sorella (presunta) del poeta Antonio Bruno
La vicenda di inizio Novecento è raccontata, con testimonianze, dalla scrittrice Carmen Toscano

Antonio Bruno, il poeta dandy di Biancavilla, del quale Biancavilla deve andare tanto fiera, aveva un’altra sorella? Sembra di sì, a dire della scrittrice biancavillese Carmen Toscano. Nel suo libro “Mia nonna Maria”, pubblicato nel 2016, racconta una storia così tanto avvincente e romantica, che sembra essere frutto di fantasia. Ma così non sembra, perché l’autrice riporta varie testimonianze che confermerebbero la vicenda di Maria, che veniva chiamata Maridda.
Dunque, Maridda sarebbe figlia del cavaliere Alfio Bruno (illustre sindaco di Biancavilla, defeliciano, l’ultimo democraticamente eletto prima del regime fascista) e di una donna che lavorava nel suo palazzo. Il primo cittadino sembra avesse avuto una relazione con questa donna, dalla quale nacque, appunto, Maria, che si sposerà poi con Sebastiano Toscano.
Carmen Toscano ne è la nipote e, secondo le testimonianze da lei raccolte, Maria sarebbe stata cresciuta dal cavaliere Bruno con affetto. Fino al punto di farle godere la cultura che si respirava in famiglia e la vicinanza con il fratello poeta. Da lui, Maridda avrebbe imparato l’amore per i libri, per la lettura e per la poesia.
Quello stesso amore che Maridda, diventata “Nonna Maria”, ha trasmesso alla nipote Carmen, che racconta delle ore trascorse con la nonna a leggere libri.
Toscano scrive del tenero incanto che si ricreava quando, tornata da scuola, trascorreva interi pomeriggi ad ascoltare la nonna, che parlava di letteratura italiana ed europea, di poesia, di bello.
Maridda “a maistra”, donna di cultura
La scrittrice così descrive la nonna: «Lei era notoriamente chiacchierona, eloquente, istruita, aveva frequentato la sesta classe, cosa non comune a quell’epoca. Stiamo parlando dei primi anni del Novecento. Non c’era argomento che non sapesse affrontare, di storia, geografia, scienze, medicina. Aveva la risposta giusta per tutto e persino di economia, se si pensa che titolari di esercizi commerciali le chiedevano consigli sugli acquisti da fare e non era raro che le chiedevano di andare con loro, in carrozza, fino a Catania per i loro affari. Si era guadagnata nel quartiere il nome di “A maistra”. Era stata lei stessa, dopo avere letto un trattato medico, a fare arrivare dall’America un farmaco particolare, non in commercio in Italia, poiché era ancora ad uso sperimentale, per curare mio zio Nino, colpito da una grave forma di artrite reumatoide che lo aveva immobilizzato su una sedia a rotelle in età giovanile».
Numerose sono le testimonianze riportate nel libro e tra queste vi è quella di Filomena, una donna biancavillese, che all’epoca dell’intervista aveva 94 anni: «Certo che mi ricordo, era la figlia del sindaco Alfio Bruno, che ha cresciuto nel suo palazzo». E sulla situazione familiare del sindaco aggiungeva: «Lui era sposato con Carolina Sciacca ma lei non stava mai in casa perché era malata di mente, perciò lui si prese la governante e se la portò al palazzo».
Ed in effetti, Maria raccontava sempre della sua fanciullezza felice vissuta nell’abitazione di Bruno. Con i suoi racconti sapientemente magici, faceva sognare la nipote. Da qui, il racconto di “Mia nonna Maria”, in cui il ricordo della nonna è accorato ed emozionante.
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Cultura
Tra storia e psicologia sociale: Filadelfio Grasso scruta la mente dei briganti
“Nero su Bainco Edizioni”, una nuova prospettiva su una delle pagine più controverse tra ‘800 e ‘900

Il fenomeno del brigantaggio nel territorio etneo, in particolare nei comuni di Bronte, Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Paternò e Belpasso, ma anche – al di là del fiume Simeto – di Centuripe. Un fenomeno storico complesso, ora analizzato da Filadelfio Grasso, studioso e cultore di storia e tradizioni locali, apprezzato collaboratore di Biancavilla Oggi.
La ricerca di Filadelfio Grasso, dottore in Discipline psicologiche e sociali e in Scienze pedagogiche, offre non soltanto un punto di vista diverso, ma anche l’uso della lente della psicologia sociale. “Nella mente dei briganti”, volume pubblicato da Nero su Bianco Edizioni, esplora le radici del fenomeno. Lo fa attraverso il contesto storico dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento, le dinamiche sociali e le condizioni economiche che spinsero uomini comuni a ribellarsi contro le ingiustizie, il modo in cui erano visti dalla comunità in cui vivevano.
Filadelfio Grasso, con documenti e testimonianze, focalizza l’attenzione su personaggi legati al nostro territorio. Non soltanto banditi, ma anche personalità emblematiche, travolte dalla rabbia e dalla disperazione in un’Italia postunitaria segnata da ingiustizie e promesse disattese.
Un’opera che va oltre il freddo racconto dei fatti e che indaga il pensiero, le emozioni e le motivazioni interiori dei briganti, offrendo una nuova prospettiva su una delle pagine più controverse e complesse della storia italiana.
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Chiesa
Nella chiesa dell’Annunziata restauri in corso sui preziosi affreschi del ‘700
Interventi sulle opere di Giuseppe Tamo, il parroco Giosuè Messina: «Ripristiniamo l’originaria bellezza»

All’interno della chiesa dell’Annunziata di Biancavilla sono in corso i lavori di restauro del ciclo di affreschi della navata centrale, della cornice e dei pilastri. Ciclo pittorico di Giuseppe Tamo da Brescia, morto il 27 dicembre 1731 e sepolto proprio nell’edificio sacro.
Gli interventi, cominciati a febbraio, dovrebbero concludersi a giugno, ad opera dei maestri Calvagna di San Gregorio di Catania, che ben conoscono hanno operato all’Annunziata per diversi restauri negli ultimi 30 anni.
Il direttore dei lavori è l’arch. Antonio Caruso, il coordinatore per la sicurezza l’ing. Carmelo Caruso. Si procede sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Agrigento.
«Quest’anno la Pasqua è accompagnata da un elemento che è il ponteggio all’interno della chiesa. Il ponteggio – dice il parroco Giosuè Messina – permette il restauro della navata centrale e delle pareti, per consolidare l’aspetto strutturale della volta e ripristinare la bellezza originaria dell’apparato decorativo. Chiaramente questo ha comportato una rivisitazione del luogo, soprattutto con l’adeguamento dello spazio per permettere ai fedeli la partecipazione alla santa messa».
«In questa rivisitazione dei luoghi liturgici, l’Addolorata – prosegue padre Messina – quest’anno non ha fatto ingresso all’interno della chiesa a seguito degli spazi limitati, ma abbiamo preparato l’accoglienza in piazza Annunziata, esponendo anche esternamente la statua dell’Ecce Homo. La comunità, insieme ai piccoli, ha preparato un canto e poi il mio messaggio alla piazza. Un messaggio di speranza: le lacrime di Maria sono lacrime di speranza».
I parrocchiani dell’Annunziata stanno sostenendo le spese del restauro, attraverso piccoli lasciti e piccole offerte, per ridare bellezza a questo luogo di culto, tra i più antichi di Biancavilla.
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