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Metano “negato” a due disabili, il sindaco Bonanno sgrida Italgas

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© Foto Biancavilla Oggi
di Vittorio Fiorenza

La loro casa è pronta ed è stata realizzata a regola d’arte, seguendo ogni prescrizione di legge. Una cura anche da un punto di vista delle barriere architettoniche, visto che la coppia in questione vive una situazione di disabilità fisica. Adesso è il momento di proseguire con l’allaccio alla rete del metano. Ma Italgas, la società che deve materialmente effettuare i lavori con piccoli scavi di alcuni metri, non procede. Il tempo passa, le carte aumentano. E le rate del mutuo, accesso da Nino Gurgone e Giusy Distefano (genitori di un bambino) per realizzare la loro abitazione, si susseguono, senza che possano andare a vivere nella loro casa.

Il motivo? L’inghippo è legato alla “questione amianto” e al fatto che Biancavilla è un “sito di interesse nazionale”. Questo significa che ogni lavoro, pubblico o privato, che preveda movimentazione terra, anche superficiale, per un principio di precauzione, deve essere eseguito seguendo un preciso protocollo di sicurezza. Dettaglio che fa salire i costi, motivo per il quale la ditta finora avrebbe evitato di procedere con i lavori, nonostante non vi sia alcun diniego da parte del Comune.

È impensabile, va precisato d’altra parte, chiudere un occhio su prescrizioni di legge “anti-amianto”, necessarie a tutela della salute pubblica e dei lavoratori che verrebbero impiegati nelle opere di scavo e allaccio alle tubature. Così, Nino e Giusy ancora attendono.

Due persone note a Biancavilla: lui apprezzato musicista, lei impiegata in uno studio di commercialista ed impegnata in più occasioni in politica (è stata vicesindaco ed assessore nelle due Giunte di Pietro Manna ed indicata assessore nella recente campagna elettorale dal candidato Carmelo Mignemi). Biancavilla Oggi aveva raccolto la loro testimonianza su come avevano vissuto la condizione di disabilità nei drammatici e concitati momenti del terremoto dell’ottobre 2018.

Sono stati loro a contattare le testate giornalistiche locali, compresa Biancavilla Oggi, per evidenziare il paradosso che vivono per l’allaccio alla rete del gas, ultimo tassello per completare la loro casa e viverla con tutti i confort, non ultimo quello di un giardino in cui fare giocare il loro figlio.

Ma la questione fatta emergere da Nino e Giusy non rappresenta un caso isolato. È una questione che interessa decine di utenti che hanno fatto richiesto di allaccio e, nonostante il via libera del Comune, la società non procede con i lavori.

Già settimana scorsa, appena dopo la segnalazione giunta in redazione da Giusy Distefano, Biancavilla Oggi ha chiesto al Comune di Biancavilla.

«La vicenda subìta dai coniugi portatori di handicap, per l’allacciamento della rete del metano nella loro abitazione, è inaccettabile. Da tempo –specifica ora il sindaco Antonio Bonanno– l’Ufficio tecnico del Comune sollecita e scrive all’Italgas per far rilevare come occorra intervenire senza più perdere altro tempo, rispettando la normativa in materia di interventi legati ai “Siti di interesse nazionale” come il nostro, inerente la battaglia difficile e incessante che la nostra comunità sta affrontando contro la fluoroedenite. L’Ufficio tecnico ha chiesto di essere messo a conoscenza del loro Piano d’intervento ed al tempo stesso ha risposto ad ogni richiesta di chiarimento».

«Ho già inoltrato richiesta di un incontro urgente –puntualizza ancora il primo cittadino– con i vertici di Italgas affinché si intervenga riconsegnando dignità ai sacrifici compiuti, come altre famiglie biancavillesi nelle stesse condizioni, alla coppia che ha il diritto di poter vivere nella loro casa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il “Cenacolo” compie ottant’anni: una straordinaria eredità di padre Calaciura

Dalle macerie della guerra, i germogli di un’opera assistenziale diventata un vanto per Biancavilla

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Era il 29 novembre del 1943. Da qualche mese era caduto il fascismo e a settembre era stato firmato l’Armistizio di Cassibile. L’Italia era davvero tutta da rifare. E c’era chi, in mezzo a quegli sconvolgimenti pensava in grande partendo dagli ultimi.

A Biancavilla, Giosuè Calaciura, giovane prete (ordinato appena quattro anni prima), guardandosi attorno e vedendo tanta miseria e tanto disorientamento, con un gesto di coraggio e di altruismo fondava presso dei locali alla periferia est del paese, sotto il Monte Calvario, l’Opera Cenacolo Cristo Re per accogliere gli orfani e le vedove di guerra che pativano la fame, l’abbandono da parte dei familiari più cari deceduti nel conflitto, la disperazione di non vedere futuro.

Coadiuvato da socie dell’Azione Cattolica, il fondatore delinea gli scopi che avrebbero guidato l’opera. Primo fra tutti quello di formare un gruppo di giovani che si «impegnavano ad essere primi in tutto: nella pietà, nell’apostolato e nella bontà di vita».

Il Cenacolo doveva essere centro propulsore per avviare scuole, colonie, ambulatori, uffici per l’assistenza sociale, oratori, doposcuola, laboratori. E assieme a queste attività, chi ne entrava a far parte non avrebbe dovuto scordare mai i principi evangelici, l’amore a Dio e alla Chiesa che doveva rendersi visibile nella vita attiva in parrocchia, nella preghiera, nella buona condotta in famiglia e nella società.

Da “Croce al vallone” al “Sentiero speranza”

Negli anni, quel seme che tante volte – a dire dello stesso don Giosuè – fu minacciato da altre volontà, dai tempi che cambiavano e da svariati fattori avversi, ha saputo mettere radici profonde. Una risorsa per la nostra comunità, soprattutto perché ha sempre saputo guardare i segni dei tempi, aggiornando la sua mission e aprendosi ai bisogni sociali e sanitari contingenti e di volta in volta attuali.

Superata l’emergenza postbellica e mutate le istanze sociali, l’opera si rivolse all’assistenza dei vecchi e degli inabili, contando nel 1961 già circa 30 ricoverati.  Alla fine degli anni ’70, la costruzione di un grande padiglione in contrada Croce al Vallone: l’aumento di posti letto e di servizi, poi l’iscrizione nell’albo regionale come struttura residenziale per anziani non autosufficienti.

La maggior attenzione dedicata ai malati mentali fu la logica conseguenza della Legge 180/78 che determinò la necessità di una specifica assistenza dei dimessi dagli ospedali psichiatrici, e portò alla ristrutturazione della casa madre per poter accogliere soggetti con patologie psichiatriche. Oggi, la struttura di via san Placido, accoglie ben 40 ospiti come Comunità Terapeutica Assistita occupandosi delle loro cure mediche e della riabilitazione psicosociale.

Negli anni ’80, quando il flagello della droga e altri fatti drammatici portavano Biancavilla nelle prime pagine di cronaca nera, apriva la Comunità per tossicodipendenti “Sentiero Speranza” per offrire un servizio riabilitativo residenziale a quei giovani caduti nella spirale della tossicodipendenza.

Una struttura con 117 posti letto

E poi ci sono i tempi moderni con l’inaugurazione della Casa di Cura che si occupa di riabilitazione ortopedica, neurologica, cardiologica, oncologica e pneumologica. È dello scorso aprile l’apertura di un poliambulatorio con servizi radiologici e ambulatori di cardiologia, neurologia, allergologia e immunologia, medicina fisica e riabilitativa, pneumologia, reumatologia e chirurgia.

«Oggi – dice il direttore Giosuè Greco – l’Opera è diventata una realtà molto grande che conta ben 150 tra professionisti e dipendenti, 117 posti letto e molteplici servizi diagnostici, e cerca di offrire il massimo della professionalità e dei servizi, occupandosi anche di formazione e informazione nel territorio sui temi che quotidianamente la vedono impegnata in prima linea».

Spegnendo le 80 candeline, è impossibile non ricordare la figura del fondatore, padre Calaciura, e di quei pionieri – Nerina Piccione, Agatina Russo, Giuseppina Finocchiaro e tanti altri – che in tempi bui e tristi riuscirono a vedere lontano e seppero creare futuro per la loro gente. A queste persone, va oggi la nostra ammirazione e il nostro ringraziamento.

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