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Nino e Giusy, disabili con un figlio: «Così abbiamo vissuto il sisma»

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© Foto Biancavilla Oggi
di Vittorio Fiorenza

Chi non ha avuto paura? Chi non si è fatto prendere dal panico, quella notte? Ma c’è chi, il dramma del terremoto, lo ha vissuto con un’apprensione mille volte superiore. «Tutti si sono precipitati fuori casa, noi no. Non subito. Abbiamo avuto i nostri tempi. Sono stati momenti di terrore». Nino Gurgone è un musicista di 56 anni. Vive a Biancavilla con la moglie, Giusy Distefano, che lavora in uno studio di commercialista. Una coppia felice con un bel bambino di 5 anni. Marito e moglie, però, sono disabili. Spostarsi, soprattutto per Nino, non è semplice.

Nella giornata in cui il vicepremier Luigi Di Maio ha visitato i comuni danneggiati dal sisma, Nino e Giusy, a Biancavilla Oggi e sul quotidiano La Sicilia, evidenziano un aspetto sottaciuto. Ma non trascurabile: disabili, anziani e persone allettate in casi di emergenza. «Io avevo appena tolto il tutore per mettere il pigiama –ricorda Nino– quando c’è stata la forte scossa, mia moglie si è messa a gridare, eravamo impietriti. In questi casi, però, io non posso scappare all’istante».

Sì, purtroppo è così, sottolinea pure Giusy: «Tutti sono fuggiti e noi siamo rimasti a casa. Solo il bambino, grazie a nostri familiari, è stato portato fuori. Siamo stati venti minuti prima di uscire per conto nostro. È stato bruttissimo, pur consapevoli delle nostre limitazioni. A Biancavilla siamo l’unica coppia di disabili con un figlio minore».

La coppia vive in una casa risalente agli anni ’60, la zona notte è al piano superiore e utilizzano un servoscala. Il paradosso è che, con sacrificio, hanno realizzato, in altra zona del paese, un’abitazione antisismica, ancora da ultimare, pur costretti a sborsare 20mila euro per l’ascensore. Nessun contributo, nessun aiuto.

Storture burocratiche a parte, l’esperienza emergenziale vissuta dalla coppia è quella che accomuna centinaia di persone con difficoltà a muoversi. Manca un vero piano di protezione civile. E manca un censimento delle famiglie con persone disabili o allettate. In caso di emergenza, i soccorsi non saprebbero nemmeno dove trovarle.

Da qui, la necessità di un database da aggiornare con frequenza. «Sarebbe un ottimo strumento, un modo perché le autorità –sottolinea Nino– abbiano le indicazioni per accertare lo stato di persone come noi, in casi di emergenza con l’invito, come quella notte, ad abbandonare le case. Il terremoto ci lasci qualche buon insegnamento per rimediare, almeno, a qualche mancanza».

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Storie

Vent’anni senza Placido Stissi, il figlio Giuseppe: «Onorati di un papà così»

A “Biancavilla Oggi” il ricordo commosso: «Non ci ha visto crescere, ma siamo certi che veglia su di noi»

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Vent’anni fa la morte di Placido Stissi. Il suo ricordo è intatto. Il suo gesto resta una testimonianza del suo altruismo. Dipendente della Provincia di Catania e stretto collaboratore del presidente Nello Musumeci e poi di Raffaele Lombardo, Stissi stava andando al lavoro. In un punto della tangenziale di Catania, sotto la pioggia battente, accostò e fermò la sua macchina. Lo fece per prestare aiuto ad un giovane automobilista rimasto in panne nella corsia opposta. Mentre attraversa la carreggiata, però, un veicolo lo travolse. Morì a 41 anni, lasciando la moglie Anna Maria e i tre figli, ancora minorenni: Giuseppe, Gessica e Denis.

Il ricordo del suo primogenito è intriso di affetto e orgoglio. «Sono passati 20 lunghi anni, mi fa onore, ci rende onorati che – dice Giuseppe a Biancavilla Oggi – dopo tutto questo tempo ancora la gente ricordi il gesto eroico che mio padre ha fatto. Non ha riflettuto più di una volta a scendere dalla propria auto e a soccorrere quel ragazzo rimasto in panne e con l’auto capovolta. Non ha pensato alle conseguenze che potevano succedere in quella fatidica giornata piovosa. Come poi effettivamente accaduto, lasciando noi figli piccoli e mia mamma».

Chi ha conosciuto Placido, a Biancavilla, può confermare che le parole del figlio descrivano esattamente quei modi di sincera disponibilità nei confronti di chiunque.

«Mio papà era fatto così. Sempre premuroso. Sempre cordiale e generoso con tutti. L’amico degli amici. Sempre pronto ad aiutare tutti. Un angelo volato in cielo troppo giovane e troppo presto. Oggi è raro fare e ricevere gesti del genere. Soprattutto noi giovani – sottolinea Giuseppe – dovremmo prendere esempio da questi ormai rari gesti di altruismo verso il prossimo. Non si pensa altro che all’invidia e alla cattiveria, invece dovremmo trovare il modo per riportare i bei gesti di solidarietà. Non dovremmo dimenticare che potremmo avere bisogno, anche noi, di un semplice aiuto, una carezza, una mano che ci venga posta sulla spalla o essere ascoltati».

«Noi figli – conclude Giuseppe – siamo veramente onorati di avere avuto un padre così. Mia mamma lo è del marito che ha avuto. Certo, il dolore resta, come il rammarico che ci abbia lasciati così presto senza vederci crescere ed essere al nostro fianco. Ma siamo sicuri che ci veglia da lassù e guida i suoi nipoti nella migliore strada».

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