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No al pizzo grazie al rap antimafia «Ecco perché mi sono ribellato»

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ESCLUSIVO. Brani che inneggiano Falcone, Borsellino e il riscatto del Sud hanno “ispirato” la vittima a denunciare gli estorsori. A Biancavilla Oggi parla il giovane imprenditore che ha permesso il blitz “Onda d’urto”. I carabinieri: «Gesto di grande coraggio, nessuno mai l’aveva fatto». 

 

di Vittorio Fiorenza

Il coraggio della ribellione e la determinazione a denunciare i suoi taglieggiatori li ha trovati ascoltando brani rap antimafia e di riscatto sociale per il Sud. I versi cantati da Dinastia, “Chi te lo fa fare?”, che inneggiano a Falcone e a Borsellino, e quelli de “La mia realtà” dei Poeti onirici, ascoltati e riascoltati sulla propria condizione personale, lo hanno spinto a dire “basta” e ad avere uno scatto d’orgoglio.

Ha appena compiuto 25 anni, ma la sua determinazione ha sorpreso per primi i carabinieri della compagnia di Paternò, abituati alle bocche cucite. Questa volta, in questa ennesima storia di mafia e pizzo alle falde dell’Etna, il copione nel quale la vittima esercita il ruolo del “nenti sacciu” è stato capovolto e riscritto di sana pianta.

Così, a Biancavilla, un giovane titolare di una ditta di onoranze funebri, anziché continuare a calare la testa, si è rivoltato contro i suoi estortori, affidandosi ai carabinieri, che hanno monitorato ogni movimento criminale. In otto sono finiti in manette e ad altri quattro, già detenuti, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare della Procura di Catania.

LEGGI L’ARTICOLO

Si ribella al pizzo, 12 in manette: smantellati gruppi criminali

Tutti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, avendo obbligato l’imprenditore, secondo gli inquirenti, a versare ben oltre 100mila euro a partire dal 2011.

Tutti appartenenti a tre distinti gruppi criminali, eredi del vecchio clan Toscano-Mazzaglia-Tomasello, da anni in frantumi a colpi di pistole e fucili, agguati e vendette, in un pingpong di sangue che ha posizionato Biancavilla all’apice dei comuni siciliani per ebollizione mafiosa.

Le parole del giovane imprenditore, ascoltate dai carabinieri con tenera ammirazione, hanno consentito non soltanto di fare luce sugli episodi di estorsione, documentati con intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno inchiodato pregiudicati e facce pulite riconducibili agli Amoroso-Monforte, ai Maglia e ai Merlo. Gli investigatori hanno adesso anche un quadro più chiaro ed aggiornato su ruoli e dinamiche illecite.

«Quello che ha fatto questo ragazzo non ha precedenti a Biancavilla, va apprezzato per il suo gradissimo coraggio», sottolineano dalla compagnia di Paternò.

Lui, invece, a colloquio con Biancavilla Oggi, si definisce un ragazzo come altri. Una passione per il calcio, che lo ha portato a militare con successo nelle squadre locali. «Mi piace anche disegnare a matita». Una fidanzata. «Vorrei sposarmi, ma più avanti».

Dove ha trovato tutto questo coraggio in un paese ad omertà dilagante? «Posso rispondere con una canzone? “Amo la mia terra e ho preso coscienza della realtà dei fatti…”», citando un verso del brano rap.

Adesso, il giovane è affiancato dall’associazione antiracket “Libera Impresa” ed è sotto la protezione dei carabinieri. «Spero che gli imprenditori capiscano che tutto dipende da loro per affrontare la mafia», sottolinea.

«Spero pure che la mia attività migliori, le persone che collaborano con me meritano di lavorare. E di certo, con tutti i miei sforzi, voglio continuare a servire la gente onesta». Dove immagina il futuro? «Ovunque, a testa alta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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2 Comments

2 Comments

  1. Placido

    12 Dicembre 2016 at 8:11

    Ammiro questo enorme gesto.
    iniziamo a pulire la città da queste persone che vivono sulle spalle della povera gente onesta, che lavora con dignità e sacrifici.
    Denunciamo!!! Facciamoci avanti!!!
    Col silenzio, che da anni ha prevalso in questa città, abbiamo reso questo tunnel ancor più buio.
    È ORA DI CAMBIARE E RAGGIUNGERE QUEL PICCOLO SPIRAGLIO DI LUCE!!!

    • Vincenzo

      14 Dicembre 2016 at 7:46

      Totale ammirazione verso questo ragazzo. Immagino non sia stato facile e, come tutti sappiamo, non sarà facile ma spero che le forze dell’ordine continuino a lavorare bene per rimuovere quella feccia e anche per protegger e l’imprenditore in questo momento così delicato.

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Il bambino di Biancavilla tra i paladini di Francia: Tommaso e i suoi pupi siciliani

A soli 8 anni si è esibito già con il suo teatrino di legno, portando in scena “L’Orlando innamorato”

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GOODNEWS.
Questa è la Biancavilla che ci piace

Una grande passione per i pupi siciliani al punto che non soltanto li colleziona, ma si cimenta pure nell’allestimento scenico e nella recitazione, imparando a memoria e interpretando lunghi dialoghi, mentre le sue mani muovono i fili. Tommaso Francesco Lavenia ha otto anni e il prossimo anno scolastico andrà in quarta elementare nel plesso “San Giovanni Bosco” di Biancavilla.

In queste sere d’estate si è esibito in piazza Cisterna a Ragalna, nell’ambito della “Summer Fashion Week”. Davanti a un numeroso pubblico, con il suo teatrino in legno, ha portato in scena “L’Orlando innamorato”, dando carattere, movimento e voce ad ogni pupo. Una passione, forse un talento. Per lui, applausi e incoraggiamenti. Sorprende come ad appena 8 anni, Tommaso Francesco stia seguendo un interesse inconsueto per la sua età. Uno sforzo che, al di là del gioco, rivela dedizione, studio e sensibilità artistica.

Tutto è nato per caso a Taormina, quando in un ristorante ha visto esposto un classico pupo siciliano. Da lì è scoccata la curiosità, accentuata quando a casa, tra i vecchi giochi del papà, ha trovato un “Orlando”. Poi, l’acquisto dei primi pezzi, alcuni in pessime condizioni e restaurati. Altri ancora costruiti in legno. Una collezione che ormai conta una trentina di pupi.

In questa sua passione ha coinvolto i genitori, Placido e Valeria, e anche i nonni, che lo hanno aiutato nella realizzazione dei costumi. Su YouTube è andato a cercare rappresentazioni dei pupi siciliani, ha studiato a memoria i lunghi dialoghi, integrando anche personaggi biancavillesi con riferimenti a San Placido e alla Madonna dell’Elemosina.

Tommaso Francesco si è tuffato così nel mondo epico-cavalleresco dei paladini di Francia, di Ludovico Ariosto e Matteo Maria Boiardo. Ha avuto pure l’opportunità di conoscere da vicino alcune famiglie siciliane che da generazioni custodiscono quest’arte: i “Napoli” di Catania, i “Puglisi” di Sortino, “Ariosto e Calabretta” di Acireale.

Un grande patrimonio culturale, non a caso proclamato nel 2001 dall’Unesco «capolavoro orale e immateriale dell’umanità», che mescola teatro, letteratura, tradizione e artigianato. Un patrimonio nel quale il piccolo Tommaso Francesco sperimenta la sua passione, preferendolo ai giochi digitali che lo terrebbero incollato per ore davanti a uno schermo, come accade a tanti suoi coetanei.

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Chiude il “Tropical Bar”: quel ritrovo giovanile nella Biancavilla Anni ’80 e ’90

Il locale di Pietro Leocata (il primo a proporre il panino con wurstel) segna un ciclo generazionale

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È un altro pezzo da consegnare alla memoria collettiva. Ricordi che riaffiorano e si sgretolano, legati alla generazione giovanile di Biancavilla a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Ecco perché c’è un po’ di malinconia nell’apprendere che, dopo quasi quarant’anni (38 per l’esattezza), chiude il “Tropical Bar”. Un’attività aperta nel 1987 in via Vittorio Emanuele, tra il plesso elementare “Guglielmo Marconi” e Villa delle Favare. Era lì il cuore pulsante del ritrovo giovanile di Biancavilla, prima che la bussola virasse verso via Umberto e piazza Annunziata.

Il titolare Pietro Leocata (pasticcere di professione) è prossimo ai 68 anni. In più, quella parte del centro storico ha visto continue chiusure di saracinesche. Un destino inesorabile di desertificazione commerciale. Tutt’altro scenario rispetto agli «anni delle immense compagnie, gli anni in motorino, sempre in due». Sì, perché in fondo, la movida biancavillese (quando ancora nessuno la chiamava così), era scandita da abitudini rituali: «Stessa storia, stesso posto, stesso bar», come cantava Max Pezzali.

Ma il bar di Leocata si distinse nella sua offerta. Fu il primo locale a proporre il panino caldo con wurstel, patatine fritte, ketchup e maionese. Una novità, che poi ha fatto scuola, alternativa alla più classica tavola calda con arancini e cartocciate. “Noi che… con 3mila lire ci saziavamo”: anche questo da custodire negli annali di “costume & società”.

I tempi cambiano, le mode pure. Così, quel locale al Civico 151 è diventato testimone delle abitudini che mutavano, mentre tra i due marciapiedi del tratto di via Vittorio Emanuele scomparivano pian piano le “comitive”. Lì dove erano nati amori e amicizie, discussioni e liti, con il sottofondo di una lunga play list che dai Duran Duran balza fino ai Rem.

A differenza di altre attività che hanno chiuso ormai da tempo (come Al Gabbiano, altro storico locale), il “Tropical Bar” ha resistito con orgoglio, adattandosi ad una clientela più ristretta, fedele, abitudinaria, ed “inventando” eventi propri per il periodo di Carnevale o Natale. Ora, però, si chiude un ciclo, personale e generazionale, professionale ed emotivo. Legati a quel posto, restano i ricordi di tanti giovani in sella ad un Garelli tra gli anni ’80 e ’90. Ricordi che suscitano tenerezza e una genuina nostalgia, come nei titoli di coda di un film dei Vanzina. A Pietro Leocata, l’augurio di una serena e meritata età della pensione, da vivere con la propria famiglia.  

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