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Strage silenziosa: altri due morti Amianto, le vittime salgono a 52




Tre bambini che giocano a due passi dalla recinzione di monte Calvario: un’immagine consueta d’estate
Triste aggiornamento sui decessi per mesotelioma pleurico a Biancavilla da parte dell’Ufficio di Igiene pubblica. Dati statistici che confermano il dramma di decenni di esposizione ai minerali cancerogeni di fluoroedenite.
di Vittorio Fiorenza
Ancora altri due decessi nel 2014 per mesotelioma pleurico. La scia di morte causata dall’esposizione ambientale alla fluoroedenite, il minerale cancerogeno simile all’amianto caratteristico del territorio di Biancavilla, non si arresta. I dati più aggiornati sulla mortalità per il micidiale cancro alla membrana di rivestimento dei polmoni, rilevati dall’Ufficio di Igiene pubblica del Distretto sanitario di Adrano, legato all’Asp di Catania, confermano il trend degli anni precedenti.
Con i decessi avvenuti lo scorso anno e che ora sono stati resi noti dall’autorità sanitaria locale, il numero complessivo delle vittime, dal 1988 in poi, sale a quota 52. Gli ultimi ad essere stati colpiti dal minerale-killer sono stati un agricoltore di 61 anni ed un muratore di 70 anni.
Una strage silenziosa che riguarda non figure professionali specifiche, come nel caso dell’esposizione per ragioni lavorative, per esempio in realtà industriali. Ma l’intera popolazione del centro etneo, senza distinzione di sesso, età e lavoro.
La chiusura dell’attività di cava dell’area di monte Calvario (fonte delle particelle nocive) e la bitumatura di chilometri di strade sterrate delle periferie cittadine hanno fatto abbassare, negli anni, fino a livellarla nella norma, la diffusione nell’aria della fluoroedenite.
L’allarme non è spento
I tempi di incubazione della malattia che il minerale provoca, tuttavia, variano da 15 a 40 anni. «Ancora devono passare alcuni anni perché il trend dei decessi possa diminuire», dice il dr. Rino Distefano, responsabile dell’Ufficio di Igiene pubblica, che ha il triste compito di monitorare il numero dei decessi e di acquisire la documentazione clinica delle persone decedute, in modo da tenere un quadro epidemiologico sempre aggiornato.
Un quadro che, rispetto alle statistiche ufficiali, è comunque più drammatico. Se si tiene conto dei decessi antecedenti il 1988 e di altri tumori (quelli al peritoneo, per esempio, anch’essi causati dall’amianto), è facile stimare un maggiore numero di vittime effettive.
Recenti studi dell’Istituto Superiore di Sanità su Biancavilla, poi, hanno evidenziato un eccesso di malattie del sistema circolatorio (soprattutto ischemie ed infarti, ma anche ipertensione e patologie cerebrovascolari). E l’indiziato numero 1, per essene quantomeno concausa, è proprio la fluoroedenite.
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A Biancavilla prevista una “casa di comunità” tra le 29 che realizzerà l’Asp
Rappresentano il fulcro della nuova rete territoriale che fornirà un’assistenza sanitaria 24 ore su 24


La Direzione strategica dell’ASP di Catania ha approvato, in linea tecnica e in linea amministrativa, i progetti di fattibilità tecnico-economica di 29 Case di Comunità e di 10 Ospedali di Comunità. L’importo complessivo degli interventi è di poco inferiore a 71 milioni di euro, di cui 66 milioni circa da finanziamento Pnrr e 5 milioni da bilancio aziendale. Una delle case di comunità è prevista a Biancavilla.
Le Case di Comunità sono il fulcro della nuova rete territoriale al quale il cittadino può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. In tali strutture, i cittadini potranno trovare assistenza 24 ore su 24, ogni giorno della settimana, con un’ampia offerta.
I servizi riguardano: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni, infermieri di famiglia e comunità, altri professionisti sanitari, supportati da adeguata strumentazione tecnologica e diagnostica di base (ecografo, elettrocardiografo, spirometro, ecc.).
Le Case di Comunità si distinguono in Hub e Spoke, alla luce delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio, al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali.
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