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Ostetricia, l’allarme del primario: «Siamo pochi, partorienti a rischio»
di VITTORIO FIORENZA
«C’è una grave carenza di personale»: un’insufficienza di oltre il 50% rispetto agli standard. E bisogna fare i conti con ferie, malattie e riposi compensativi. Sos dalle divisioni di Ginecologia e Ostetricia degli ospedali di Biancavilla e Paternò, dove si lavora sotto forte pressione con potenziali conseguenze sulle ricoverate.
Il primario Giuseppe Bonaccorsi, nelle ultime settimane, ha scritto più volte ai vertici amministrativi, sanitari e tecnici dell’Asp. Non semplici richieste di intervento, ma plateali denunce sulle condizioni organizzative e strutturali con «una impossibilità a coprire i turni e mantenere in attività entrambi i punti nascita, con ovvie ripercussioni sulla sicurezza».
La spia rossa si è accesa in due recenti episodi per complicazioni post-parto con emorragie interne. Due emergenze che hanno messo a dura prova il personale. In questi casi, se non si interviene entro 60 minuti, la possibilità che si consumi una tragedia è altissima. Fortunatamente non è accaduta. Ma fino a quando si può resistere? E se le due emergenze fossero capitate in contemporanea? Interrogativi che, tra le corsie dei due nosocomi, fanno venire la pelle d’oca.
Da qui, i suggerimenti dello stesso Bonaccorsi: «Si propone la riunione del personale in un’unica struttura che comporti sicurezza per le pazienti e il personale medico e ostetrico, attualmente sottoposto ad uno stress lavorativo abnorme che, se dovesse perdurare, potrebbe comportare l’aumento del rischio clinico, con gravi conseguenze per l’utenza e il personale».
Non solo carenza di personale
Nelle missive di Bonaccorsi, anche un’elencazione di altre «criticità esistenti e già segnalate». Su Paternò ricadono le carenze più significative perché, come viene evidenziato, mancano le uscite di sicurezza e le porte antipanico nelle sale degenza, parto e operatoria. Quest’ultima, poi, è quasi sempre occupata dalla Chirurgia generale, «mentre dovrebbe essere sempre disponibile per l’Ostetricia e per le urgenze ostetriche». Gli ambulatori «non consentono un adeguato rispetto della privacy».
A Biancavilla il quadro è meno sconfortante. Ad ogni modo, Bonaccorsi segnala la mancanza di bagni in camera e di una sala d’attesa per i parenti delle ricoverate, mentre i locali riservati alla guardia dei medici sono da migliorare.
Quella proposta da Paternò
Una descrizione, quella del dottore Bonaccorsi, che frenerebbe i desideri che qualche settimana fa erano arrivati con la proposta del “Comitato per… l’ospedale di Paternò”, che, sottolineando le oggettive carenze di personale delle unità operative dei due nosocomi, aveva avanzato l’ipotesi di unificare i punti nascita nella sede del “Santissimo Salvatore”.
In altre parole, chiudere “Ginecologia e ostetricia” dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”, che da circa un decennio è diventato un fiore all’occhiello del nosocomio biancavillese, e concentrare reparto e personale unicamente nella struttura di Paternò.
A detta del comitato, quest’ultima sarebbe a norma e per questo dovrebbe essere favorita nella scelta di una eventuale sede unica del punto nascite. A considerare, però, dalla carenze strutturali del dirigente, però, su questo fronte, le criticità maggiori li avrebbe l’ospedale paternese e non quello di Biancavilla.
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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità
Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari
Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.
È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.
Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.
Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?
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