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Covid, a Biancavilla sono 16 i contagi (due uomini e una donna ricoverati)
Dati dell’Asp a rilento: si teme che le persone effettivamente positive al coronavirus siano di più

di VITTORIO FIORENZA
«I casi positivi da Covid-19 salgono a 16: di questi, 3 si trovano ricoverati in ospedale». È l’aggiornamento fornito dal sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, in riferimento ai contagi di persone residenti in paese. In particolare, i pazienti che hanno avuto necessità di un ricovero ospedaliero sono gli stessi di cui si è dato notizia nei giorni scorsi. Sono due uomini di 46 e 60 anni e una donna di età di 70 anni.
«Un numero destinato ad aumentare», evidenzia il primo cittadino. In paese circolano già voci di persone che si sono sottoposte a tampone, risultando positivo. Il loro conteggio, però, non è stato ancora caricato sul data base dell’Asp di Catania.
Certo è che gli aggiornamenti sono a rilento. Motivo per cui da parte del Comune di Biancavilla sono state avanzate rimostranze perché i dati su contagiati e soggetti sottoposti in quarantena siano comunicati in maniera tempestiva. Conoscere i nominativi da parte del Comune risulta determinante nelle procedure di vigilanza o di approntamento di servizi appositi (si pensa alla spesa al supermercato o alla raccolta differenziata dei rifiuti).
Sui whatsapp impazzano di nuovo nomi di persone indicate come contagiate. Un inutile e ingiustificato polverone, fatto spesso di informazioni prive di fondamento.
«Come nel momento più difficile di questa pandemia, è il momento – ha fatto appello il sindaco Bonanno – di restare uniti e di rispettare le regole che ci siamo sempre dati. Non esistono scorciatoie. L’augurio di una pronta guarigione ai nostri concittadini».
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Caporalato, il Gruppo Arena: «Il blitz non riguarda il nostro punto vendita»
Precisazione della società della Gdo in merito all’inchiesta sui lavoratori sfruttati al supermercato

«Il punto vendita oggetto delle indagini non è gestito direttamente dal gruppo Arena, ma un operatore commerciale affiliato che opera in autonomia giuridica e gestionale. Il modello di affiliazione commerciale, adottato su scala nazionale da molte insegne della Grande distribuzione organizzata, prevede che l’affiliato mantenga la piena responsabilità in materia di gestione del personale, contratti di lavoro e adempimenti retributivi e previdenziali».
Lo precisa una nota del gruppo Arena sulla inchiesta della Procura di Catania per caporalato ed autoriciclaggio che ha portato agli arresti domiciliari il rappresentante legale e del direttore commerciale di un supermercato di Biancavilla e al sequestro preventivo della società, il cui valore è stimato in 3 milioni di euro.
«Il gruppo Arena, da sempre impegnato a promuovere etica, legalità e rispetto delle normative vigenti – prosegue la nota – si dichiara totalmente estraneo ai fatti contestati e condanna fermamente ogni forma di sfruttamento del lavoro, esprimendo solidarietà ai lavoratori coinvolti. Rinnoviamo piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, auspicando al più presto chiarezza sulla vicenda».
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Lavoratori sfruttati, intervengono Cgil, Cisl e Uil: «Un quadro drammatico»
Le sigle sindacali parlano di episodi inquietanti con profitti al vertice e disperazione alla base

Parole di condanna per gli episodi di sfruttamento accertati in un supermercato di Biancavilla ai danni dei lavoratori. Le esprimo le organizzazioni sindacali, che allo stesso tempo plaudono all’inchiesta della Procura di Catania, culminata con l’arresto del titolare e del direttore commerciale, eseguito dalla Guardia di finanza.
La Cgil sarà parte civile
Il segretario di Cgil Sicilia, Alfio Mannino, annuncia la costituzione di parte civile nel processo. «Gli arresti di Biancavilla – dice – fanno emergere un quadro drammatico, purtroppo diffuso, che vede profittatori senza scrupoli fare leva sullo stato di bisogno dei lavoratori per imporre condizioni indegne di un paese civile. Va intanto detto che operazioni di questo genere sono rese possibili dalla legge 199 sul caporalato, per il cui varo la Cgil ha lottato, e che ha introdotto l’indice dello stato di bisogno del lavoratore. Inoltre si evidenzia come le norme che rendono in lavoro precario aprano la strada allo sfruttamento dei lavoratori, all’illegalità e alle attività criminose».
Di «sistema ipocrita, che alimenta i profitti al vertice e la disperazione alla base» parlano i segretari della Camera del lavoro di Catania, Carmelo De Caudo, e della Filcams di Catania, Davide Foti. «Da anni – aggiungono – denunciamo le pratiche dei grandi competitor della grande distribuzione che, attraverso i sistemi di franchising e appalti a cascata, hanno creato un sottobosco di illegalità e sfruttamento».
Cisl: «Soggetti senza scrupoli»
Maurizio Attanasio, segretario della Cisl catanese propone «un comitato permanente prefettizio interforze, composto da forze dell’ordine, Inps, Inail, Ispettorato del lavoro, organizzazioni sindacali e anche dalle associazioni datoriali e dai consulenti del lavoro per affrontare efficacemente tutte le forme di lavoro povero effetto dello sfruttamento del lavoro e del caporalato». Attanasio sottolinea l’esistenza di «intere sacche del mercato del lavoro in cui i lavoratori sono sfruttati e ricattati da soggetti senza scrupoli».
Uil: «Episodi inquietanti»
Intervento anche da parte dei segretari di Uil e UilTucs Catania, Enza Meli e Giovanni Casa: «Inquietante leggere di neoassunti costretti a percepire un euro e 60 centesimi l’ora, obbligati a lavorare 60 ore settimanali. Inquietante, ma non sorprendente perché purtroppo non siamo di fronte un episodio senza precedenti».
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