Storie
Quando il nome non fa… devozione: Maria Elemosina verso l’estinzione
Non si registra dal ’94, a Biancavilla, una nascita col nome della Madonna raffigurata nella sacra icona


Curiosità “anagrafica”: quante donne di Biancavilla portano sulla propria carta di identità il nome Maria Elemosina? In quante rispondono al nome della Madonna? Quella Madonna rappresentata nella sacra icona che, secondo tradizione, sarebbe stata portata dal gruppo di profughi albanesi fondatori del paese alla fine del 1400.
Una curiosità che Biancavilla Oggi ha posto agli uffici comunali, interrogando i file dell’Anagrafe. La risposta: allo stato attuale, a Biancavilla ci sono appena 87 donne con il nome “Maria Elemosina”. Un numero ridottissimo, a dispetto della devozione che manifesta la comunità cattolica locale verso quell’immagine sacra di Madre dal volto tenero ed affettuoso, con in braccio il Bambino. Ma soprattutto, è un numero che, inevitabilmente, è orientato a diminuire velocemente nel giro dei prossimi anni.
Nessuno usa più Maria Elemosina come nome da mettere alle nuove nate. L’ultimo volta che due genitori abbiano deciso e scelto il nome della Madonna venerata a Biancavilla risale al 1994. Poi, nel corso degli ultimi 26 anni, il vuoto: è quanto “certificano” i registri di nascita del Comune di Biancavilla. Un nome femminile, quindi, quello di Maria Elemosina, caduto ormai in disuso perché, forse, considerato “non più alla moda”. Ad ogni modo, sembra essere destinato all’estinzione.
Un po’ come è già successo con Zenone: gli elenchi dell’Anagrafe di Biancavilla riportano soltanto un cittadino con il nome del “proto patrono”.
Discorso diverso per Placido, il nome del martire benedettino, patrono da tre secoli di Biancavilla. È un nome che nel centro etneo resta orgogliosamente “vivo” e viene ancora tramandato dai nonni ai nipoti. I biancavillesi con il nome del patrono della città sono 521. Ma se sommiamo anche le varianti di Placidino e di Dino si arriva complessivamente a 697 biancavillesi (senza considerare la presenza di tre donne che rispondono al nome di Dina).


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Storie
L’antifascismo di Gerardo Sangiorgio, medaglia di Mattarella ai familiari
Disse “no” alla Repubblica di Salò, alto riconoscimento al biancavillese sopravvissuto ai lager


Cerimonia di consegna della medaglia d’onore ai familiari di Gerardo Sangiorgio, morto trent’anni fa e sopravvissuto all’orrore dei campi di sterminio nazisti, dopo l’8 settembre, per il suo rifiuto a giurare fedeltà alla Repubblica di Salò.
L’onorificenza è stata voluta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con proprio decreto, su indicazione del comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La consegna, in piazza Università, a Catania, in occasione della Festa della Repubblica, è avvenuta dalle mani del prefetto Maria Carmela Librizi. A ricevere la medaglia, Maria Cuscunà, moglie di Sangiorgio, assieme ai figli Placido Antonio (nostro apprezzato collaboratore) e Rita e i nipotini. Presenti alla cerimonia anche il ministro Nello Musumeci e, per il Comune di Biancavilla, l’assessore Martina Salvà, in fascia tricolore.
L’alto riconoscimento si lega a quanto previsto dalla Legge 296 del 2006. La medaglia d’onore è dedicata ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra e ai familiari dei deceduti.
Due volumi su Gerardo Sangiorgio
Negli ultimi anni, diversi i contributi e gli studi sulla figura di Sangiorgio. Due i volumi che la nostra casa editrice, Nero su Bianco, gli ha dedicato, promuovendoli in occasione della “Giornata della memoria” con il coinvolgimento delle scuole.
Si tratta di “Internato n. 102883/IIA. La cattedra di dolore di Gerardo Sangiorgio”, scritto da Salvatore Borzì con prefazione di Nicolò Mineo. E poi, a cura di Borzì, “Una vita ancora più bella. La guerra, l’8 Settembre, i lager. Lettere e memorie 1941-1945”, con prefazione di Francesco Benigno.


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