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Il mistero della sclerosi multipla, avviato lo studio su 200 biancavillesi
Al via una ricerca epidemiologica, in “gemellaggio” con altri tre comuni delle province di Roma e Padova


di Vittorio Fiorenza
Un lunghissimo questionario per annotare la “storia clinica” della persona. E poi pure un prelievo del sangue ed il taglio di una ciocca di capelli per essere sottoposta ad esame. Lo studio epidemiologico sui casi di sclerosi multipla a Biancavilla è stato avviato. Da poche settimane, alcuni degli ambulatori dei medici di famiglia che hanno dato la loro disponibilità alla ricerca hanno già ospitato i primi soggetti inclusi nel campione da mettere sotto la lente di ingrandimento.
Il centro etneo conta un numero di individui colpiti da questa malattia neurodegenerativa di gran lunga superiore a quanto ci si aspetterebbe in una popolazione di poco più di 23mila abitanti. Il campanello d’allarme era suonato da tempo e anche l’associazione Reload, che raggruppa i malati e le loro famiglie, ha più volte lanciato l’appello perché si facciano appositi studi scientifici, tali da scoprire e comprendere le ragioni “locali” di una così forte incidenza in questa porzione di territorio etneo.
Appello a cui tenta ora di dare una risposta il Centro di sclerosi multipla del policlinico di Catania con un’indagine che si pone lo scopo di svelare i fattori ambientali che, associati a quelli patogenetici, portano a questa incidenza della patologia.
Sono 67, a Biancavilla, i malati (tra i 19 e i 69 anni) di sclerosi multipla. Quasi il 66%, cioè 44, sono donne. Di loro, 11 hanno avuto una diagnosi certa quando ancora non avevano raggiunto la maggiore età. Un dato anomalo, quello dei 67 malati, inatteso secondo la media nazionale e in base al rapporto con il numero di abitanti. Troppi casi (circa il doppio) per i quali, ad oggi, non si comprende l’origine.
Gli esperti non si vogliono avventurare ad anticipare ipotesi. Bisogna aspettare l’esito di questa indagine del policlinico con la struttura diretta dal prof. Francesco Patti, che segue buona parte (54 per l’esattezza) dei malati biancavillesi. Lo studio, in totale, punta a sottoporre a screening 200 persone residenti nel paese etneo, scelti sulla base di criteri ben precisi, per poi raffrontare le informazioni con i dati provenienti da altri tre comuni italiani con caratteristiche demografiche simili a quelle di Biancavilla. Il tutto sotto la supervisione dell’Istituto Superiore di Sanità.
Già tre mesi fa, nel corso di un incontro a Villa delle Favare, il prof. Patti con alcuni suoi collaboratori avevano incontrato i medici di base di Biancavilla. Non tutti, per la verità, avevano partecipato. Eppure, la loro collaborazione è fondamentale.
Alcuni ambulatori hanno già cominciato a mettere a disposizione i loro locali per fare incontrare l’equipe scientifica con i soggetti individuati. Tutti da sottoporre a specifici esami: test infettivologici su campioni ematici, valutazione dei livelli di vitamina D, misurazione di metalli sulle ciocche di capelli. E poi focus su abitudini alimentari, tenore di vita, condizioni economiche, esposizione lavorativa, senza trascurare patologie remote, sofferenza ad eventuali allergie.
Elemento da tenere in considerazione è pure quello delle vaccinazioni effettuate durante la vita e, in particolare, durante l’età infantile. Per quanto l’argomento sia assai “sensibile”, non bisogna scartare alcuna pista a priori. L’intento è quello di verificare il potenziale effetto che possano avere avuto i vaccini (soprattutto quelli di vecchia generazione) sull’eventuale innesco dei fattori della malattia. Una patologia multifattoriale, cioè frutto di una combinazione di elementi, a determinate condizioni. E proprio per questo difficile da analizzare nella sua genesi.
Se ne saprà di più alla fine del progetto di ricerca, che avrà la durata di un anno. L’analisi statistica competerà poi all’Istituto Superiore di Sanità. I dati raccolti a Biancavilla saranno raffrontati con quelli che contemporaneamente verranno registrati a Bracciano (comune di 19mila abitanti in provincia di Roma) e ad Abano e Montegrotto, che hanno rispettivamente 20mila e 11mila abitanti, in provincia di Padova. Oltre al prof. Patti del policlinico di Catania, sono coinvolti i proff. Paolo Gallo dell’Università di Padova e Marco Salvetti de “La Sapienza” di Roma.
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A Biancavilla prevista una “casa di comunità” tra le 29 che realizzerà l’Asp
Rappresentano il fulcro della nuova rete territoriale che fornirà un’assistenza sanitaria 24 ore su 24


La Direzione strategica dell’ASP di Catania ha approvato, in linea tecnica e in linea amministrativa, i progetti di fattibilità tecnico-economica di 29 Case di Comunità e di 10 Ospedali di Comunità. L’importo complessivo degli interventi è di poco inferiore a 71 milioni di euro, di cui 66 milioni circa da finanziamento Pnrr e 5 milioni da bilancio aziendale. Una delle case di comunità è prevista a Biancavilla.
Le Case di Comunità sono il fulcro della nuova rete territoriale al quale il cittadino può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. In tali strutture, i cittadini potranno trovare assistenza 24 ore su 24, ogni giorno della settimana, con un’ampia offerta.
I servizi riguardano: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni, infermieri di famiglia e comunità, altri professionisti sanitari, supportati da adeguata strumentazione tecnologica e diagnostica di base (ecografo, elettrocardiografo, spirometro, ecc.).
Le Case di Comunità si distinguono in Hub e Spoke, alla luce delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio, al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali.
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