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Ma Piano Rinazze non è il Texas: «No a trivelle per gas e petrolio»

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Una veduta di zona Rinazze vicina al sito in cui sarebbero pronti i lavori di trivellamento

Oltre ai progetti degli impianti dei rifiuti, un’altra minaccia incombe sull’importante area agricola di Biancavilla: la ricerca di idrocarburi. L’ok regionale è di alcuni anni fa. Le imprese: «Questo è un assalto». Il Bio Distretto: «Glorioso agisca, non può dire sempre che non ne sa niente».

 

di Vittorio Fiorenza

Bucare il sottosuolo per carcere gas e petrolio. Un “via libera” noto ed accordato da anni. Ora, però, sembra si cominci a passare alla fase operativa. Si ritrovano ad affrontare una nuova minaccia gli attivisti ambientalisti e i magazzini agricoli di Piano Rinazze che, con l’indotto, danno lavoro ad oltre 500 persone.

Dopo la “scoperta”, nelle ultime settimane, dei progetti delle società Greenex e Ch4 Energy per insediare due mega impianti per i rifiuti, l’area a sud di Biancavilla (vicina alle sponde del Simeto, al confine con la provincia di Enna) sarebbe nel mirino di altre società pronte a sondare la presenza di “oro nero”.

Un assalto, secondo i titolari di magazzini di arance e fichidindia che negli anni hanno ottenuto marchi di qualità, oltrepassando le porte dei mercati europei. «Né inceneritori né trivelle». Si oppongono ai progetti di trattamento dei rifiuti. Si oppongono all’idea del “Texas” da portare a Rinazze. «Due prospettive –dicono– che ammazzerebbero la nostra agricoltura d’eccellenza». Eppure «in un terreno della zona abbiamo visto già opere di sbancamento che riteniamo siano lavori preparatori alle trivellazioni».

Il Bio Distretto “Valle del Simeto” (uno dei primi nati in Europa) si è premurato a chiedere al sindaco Giuseppe Glorioso di bloccare i lavori, quantomeno in attesa di avere tutti i chiarimenti del caso. «Il sindaco –dice Turi Mauruci, presidente del Bio distretto– ci ha detto di non saperne nulla, ma non è possibile una risposta simile. Invii sul posto i vigili urbani e con atto di responsabilità (pur senza abusi) chieda conto e ragione, facendo sospendere i lavori per capire se tutte le procedure siano state rispettate».

In realtà, l’istanza di ricerca di idrocarburi alla Regione è datata 2009. Le società Enimed ed Edison avevano ottenuto il permesso denominato “Biancavilla” su un’area di 7400 ettari, comprendenti anche porzioni di territorio di Adrano, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Centuripe e Regalbuto. Il relativo avviso era apparso sulle Gazzette Ufficiali dell’Unione Europea e della Regione Siciliana, oltre che negli albi pretori comunali. Ma non è solo una questione formale.

«Qui c’è un vincolo idrogeologico importante –ricorda Maurici– e c’è un’agricoltura di qualità. Inutile concedere marchi Dop e Igp e fare promozione dei nostri prodotti, se consentiamo impianti di rifiuti o pozzi per il petrolio. La politica decida da che parte stare».

Temi che saranno affrontati martedì 4 luglio, alle ore 18, a Villa delle Favare per coinvolgere i sindaci di Biancavilla, Adrano e Centuripe. Il titolo dell’incontro? «Le aree agricole non si toccano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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2 Comments

2 Comments

  1. Franco

    4 Luglio 2017 at 9:51

    OT: veramente una bella fotografia, complimenti al fotografo 😀

  2. Alba

    4 Luglio 2017 at 9:37

    Il sindaco?? Una pistola senza cartucce…non sanno mai nulla…eppure quando percepiscono lo sanno….ma che ci stanno a fare al comune????

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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità

Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari

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© Foto Biancavilla Oggi

Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.

È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.

Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.

Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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