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«Io, sfruttata e sottopagata per anni» Una ex banconista denuncia i titolari
Dopo anni di servizio “non regolare” in un bar, una 39enne si ribella e chiede 100mila euro di “arretrati”. Fallita la conciliazione, il caso passa adesso al Giudice del lavoro.
di Vittorio Fiorenza
Serviva caffè e cornetti, ma le toccava pure lavare il bagno. Doveva lavorare mezza giornata, ma in realtà la facevano stare a tempo pieno. Paghe extra? Non scherziamo: neanche a parlarne. Una “Cenerentola” da bar di provincia.
Ma si sa, nella giungla del lavoro e in un contesto, come quello di Biancavilla, in cui trovare un’occupazione è cosa rara, chi un posto ce l’ha se lo tiene caro e chiude entrambi gli occhi sulle inadempienze e le sopraffazioni, senza lamentarsi, pur di avere una paga (per quanto inadeguata) a fine mese.
Un fenomeno diffusissimo, quello dello sfruttamento dei lavoratori. Ogni tanto, però, qualcuno si ribella al sistema e decide di denunciare ed affidarsi ad un legale per vedere riconosciuti i propri diritti. E riavere, forse, quella dignità calpestata per anni.
È il caso di una biancavillese di 39 anni, che, assunta part-time in un bar, di fatto svolgeva un orario pieno. La lavoratrice, stanca di questa situazione, ha deciso di mettere un punto e voltare pagina. Così ha lasciato il suo posto. Dimissioni per “giusta causa” (tanto è vero che percepisce indennità di disoccupazione).
Ma adesso pretende quanto dovuto in riferimento al contratto non rispettato, allo stipendio non adeguato alla mansione e alle ore di attività svolte, alle malattie, ai festivi e agli straordinari non retribuiti. Assistita dall’avv. Pilar Castiglia, la donna chiede 100mila euro per chiudere la vicenda, raccontata a Biancavilla Oggi perché altri nella medesima condizione possano trovare la forza di agire. La somma è da intendere come parziale copertura delle spettanze non riconosciute nell’arco di diversi anni.
All’Ispettorato del lavoro di Catania è stato fissato un appuntamento per un tentativo di conciliazione. Davanti all’ispettore Carmela Blancato si sono presentati l’ormai ex lavoratrice, l’avv. Castiglia ed il consulente del lavoro Rocco Trovato. Assenti i titolari del bar. Conciliazione fallita, dunque. Ed ora scatteranno gli accertamenti ispettivi su ogni aspetto (dalle mansioni ai contributi previdenziali), mentre l’ex banconista a questo punto si è rivolta al Giudice del lavoro.
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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità
Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari
Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.
È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.
Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.
Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?
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Anna
27 Luglio 2015 at 12:34
scusate…….ma state scherzando? la signora in questione ha acconsentito a tutto per cui che senso avrebbe adesso chiederne un risarcimento? se a me non sta bene un lavoro, gli orari o le mansioni, esiste una cosa chiamata rifiuto! lei si è resa conto solo adesso di tutto questo? tanto adesso prende la disoccupazione! ma per favore!!!!
Simone
4 Agosto 2015 at 6:39
La necessità di portare il pane a casa ti “obbliga” ad accettare una paga misera, rispetto alle ore di lavoro realmente effettuate, con la speranza di essere regolarizzata, prima o poi. Se poi però non vieni nemmeno pagata da mesi ed il tuo tfr non ti viene corrisposto, cosa devi fare?
Facile parlare senza conoscere i fatti!
Ma per favore!!!!
Simone
18 Luglio 2015 at 12:25
Ecco come fare soldi in Italia: SFRUTTARE CHI LAVORA PER VIVERE!!
Carmelo
18 Luglio 2015 at 7:55
Ecco come si arricchisce certa gentaglia alle spalle dei lavoratori!
Toglietegli tutto!!