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Medici di base, biancavillesi delusi chiedono poliambulatori “hi tech”

L’indagine di due universitarie fa emergere il grado di insoddisfazione per l’offerta sanitaria locale. Il campione esaminato “sogna” servizi al passo con i tempi.
di Vittorio Fiorenza
Una «radiografia» accurata sulla percezione dei biancavillesi dell’offerta sanitaria nel territorio e un progetto di un poliambulatorio in un ambiente confortevole e hi-tech. Cristina Pastanella ed Agata Neri, iscritte alla Facoltà di Economia di Catania, mostrano con orgoglio il loro studio di economia e gestione delle imprese dei servizi finalizzato alla creazione di una struttura sanitaria locale. Ipotesi progettuali, ovviamente. Ma lo studio (di alcuni anni fa, comunque ancora valido ed attuale) è stato condotto con ricerca sul campo e criteri scientifici. Dalle interviste di un campione al femminile è venuta fuori una «fotografia» sul grado di soddisfazione per i servizi e le prestazioni offerti dai medici di base di Biancavilla.
Meno di 3 su 10 (28%) hanno definito ottimale il servizio, il 34% discreto, mentre il 28% lo considera mediocre ed il 7% scarso. Sufficiente per il 3%. Un quadro non del tutto sconfortante, ma neanche senza troppi entusiasmi.
Dall’indagine di Pastanella e Neri, emerge la necessità di avere figure specialistiche, in primis dentisti (19%), oculisti (14%) e radiologi (12%). Poi una costante: la noia dell’attesa «per parlare col dottore». Ecco, quindi, che il 64% ritiene ottima l’idea di un poliambulatorio ed indica le «distrazioni» desiderate durante i tempi morti: caffè ai distributori automatici per il 24%, giochi per i bambini e giardinetto per il 15%. Scelta «intellettuale» per il 37%: una sala lettura. Il 17%, patito del web, preferirebbe disporre del wi fi.
Bizzarre o sensate, tutte risposte elaborate dalle due universitarie, che si sono infine cimentate nella progettazione della struttura ambulatoriale, ipoteticamente collocata tra Adrano e Biancavilla.
«L’abbiamo tracciata -spiegano Cristina ed Agata- come accogliente e confortevole, dove l’utente troverà un ambiente familiare che gli permetterà di distrarsi e non pensare troppo ai propri problemi». Idea di sanità svizzera? No, il progetto è targato «Ct». Rimane – certo – un lavoro didattico. Valutato, però, con il massimo dei voti. Un buon punto di partenza.
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Ss 284, a Biancavilla sparito lo spartitraffico: appello per il ripristino
Intervento dell’associazione Aiace: «Non possiamo aspettare che si verifichi un’altra tragedia»

I birilli spartitraffico lungo la Strada Statale 284, nel tratto di Biancavilla, non ci sono più. Con il tempo sono stati distrutti, danneggiati, scardinati. Eppure non erano lì per caso. Quei dispositivi flessibili erano stati fortemente voluti, attraverso petizioni e prese di posizioni, da cittadini di Biancavilla, Adrano, Bronte e dei centri vicini. Una volontà contro incidenti stradali in un’arteria ad alto rischio. L’assenza dello spartitraffico adesso riaccende i riflettori sulla sicurezza.
L’Associazione Consumatori AIACE, attenta su questi temi e sulla Ss 284, lancia un appello urgente alle istituzioni (Comune di Biancavilla, alla Prefettura, all’Anas e alla Polizia Stradale): «Chiederemo formalmente agli enti competenti il ripristino immediato della barriera spartitraffico con i birilli flessibili. Non possiamo aspettare che si verifichi un’altra tragedia».
L’associazione chiede interventi concreti anche per altri aspetti: un manto stradale drenante, che non si trasformi in una trappola a ogni pioggia; una pavimentazione a norma, senza buche né tratti usurati; aree di sosta sicure e pulite, libere da rifiuti e cani randagi, che rappresentano un pericolo reale per chi è alla guida; guard rail a norma, per contenere i veicoli in caso di uscita di strada.
Tutti elementi che – denuncia l’associazione – risultano assenti in lunghi tratti della Strada Statale 284, la principale arteria che collega Biancavilla, Adrano, Santa Maria di Licodia e Paternò.
«Autovelox non omologato, annullato verbale»
Intanto, l’associazione cita l’avv. Andrea Carmanello che ha reso nota una sentenza recentissima del Giudice di Pace di Biancavilla con cui è stato annullato un verbale elevato con autovelox. Il motivo? Il dispositivo era approvato ma non omologato, contrariamente a quanto stabilito dalla Cassazione.
«Una decisione di grande valore, che può aprire la strada – sottolinea Aiace – a molti ricorsi e annullamenti, anche in altri comuni. È bene che i cittadini lo sappiano, perché conoscere i propri diritti è il primo modo per difendersi».
«Non si può morire per strada mentre si va a lavorare, a scuola o semplicemente si torna a casa – scrive l’associazione –. La sicurezza non può ridursi a qualche autovelox. Sappiamo bene che in molte zone d’Italia questi strumenti sono stati utilizzati più per fare cassa che per prevenire realmente incidenti. Ma non è così che si salvano vite».
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Lavoratori del supermercato sfruttati, l’arcivescovo: «Vergogna, boicottiamo»
Renna interviene sul caso di Biancavilla: «A fare la spesa si rischia di essere complici di forme predatorie»

«È una grande vergogna, soprattutto per noi cristiani, trattare così i nostri fratelli. Siamo pronti a boicottare chi non rispetta la dignità dei lavoratori».
Non usa mezzi termini, l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, per intervenire sulla vicenda del supermercato di Biancavilla con dipendenti sfruttati e paghe anche sotto due euro l’ora. Una scoperta della Guardia di finanza che ha portato agli arresti domiciliari il titolare e il direttore commerciale e al sequestro preventivo della società.
«Mi indigna profondamente – rincara Renna – anche il fatto che, continuando a fare acquisti in certi supermercati, rischiamo di diventare complici di queste ingiustizie. Se non ci sarà un cambio di rotta, sarà giusto invitare a non consumare in quei punti vendita».
Un appello ai consumatori per scelte responsabili e consapevoli anche quando vanno a fare la spesa. Sì, perché il caporalato non è confinato al settore agricolo, come ha rilevato l’inchiesta di Biancavilla.
«Non parliamo – dice, non a caso, il vescovo – solo di un ambito specifico come quello agricolo, ma di un sistema che tocca i consumi quotidiani, le catene commerciali, dove il profitto sembra giustificare tutto e lo sfruttamento assume forme predatorie».
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