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Luciano Vinci racconta la sua “Piccola storia di un’anima” per Nero su Bianco

Nuovo volume dato alle stampe dalla nostra casa editrice: uno scrigno di umanità, tra ironia e malinconia

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Frammenti della memoria e spruzzi di sentimento. Ricordi, esternazioni e sfoghi dell’animo. In prosa e in versi, siciliani e italiani. Con alcune confidenze e confessioni.

È uno scrigno di umanità, quello che ci lascia Luciano Vinci con la sua limpida e scorrevole scrittura, in un’alternanza di dolore e ironia, malinconia e amore per la vita, osservazioni e riflessioni: ’U me chiantu e ’u me risu, ’a me fantasia e ’u me pinzari.

Le edizioni Nero su Bianco arricchiscono il proprio catalogo con un volume corposo. “Piccola storia di un’anima” raccoglie gli scritti di una vita di Lucio, come era conosciuto da familiari ed amici. Insegnante e dirigente scolastico, catanese, ma con legami sparsi fino ad Adrano e Biancavilla, Vinci è scomparso il 27 dicembre 2020 a Mascalucia, dove aveva vissuto con la moglie Clara per oltre 35 anni.

Pubblicato dopo la sua morte, questo volume ci porta nel suo mondo interiore, accogliendoci tra i suoi più cari affetti. Pagina dopo pagina, si rivolge al lettore, accompagnandolo nel percorso di un’esistenza vissuta appieno. La famiglia e le relazioni familiari, soprattutto l’adorata moglie Clara, sono al centro della sua produzione poetica.

Cultore di storia e tradizioni locali, Vinci è stato un concentrato di simpatia ed allegria, grande affabulatore, uomo di profonda cultura, ineguagliabile barzellettiere, poeta dialettale. Sempre con la Sicilia, Catania e l’Etna nel cuore. Le 400 pagine di questa opera omnia evidenziano la sua attenzione per usi e costumi, la cui rievocazione, attraverso l’inconfondibile bellezza del dialetto catanese, ci offre lo spaccato di un’epoca scomparsa e di una Sicilia d’altri tempi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cultura

1° Maggio a Biancavilla, l’occupazione delle terre e quelle lotte per i diritti

Il ruolo della Sinistra e del sindacato: memorie storiche da custodire con grandissima cura

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Anche Biancavilla vanta una ricca memoria storica sul 1 maggio. Nel nostro comprensorio non sono mancate, nel secolo scorso, iniziative e manifestazioni di lotta per i diritti dei lavoratori.

Spiccano su tutte l’occupazione delle terre e la riforma agraria di cui ci parla Carmelo Bonanno nel recente libro “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia. La ricostruzione dei partiti, le prime elezioni e i protagonisti politici dopo la caduta del fascismo”.

Il volume, edito da Nero su Bianco, raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti della vita politica e sindacale locale del Novecento, evidenziando le numerose iniziative volte a spazzare via i residui del sistema feudale di organizzazione delle terre e ad ottenere la loro redistribuzione.

Il mezzo principale per raggiungere tale obiettivo fu l’occupazione delle terre ad opera di un folto gruppo di contadini e braccianti. Tra questi, Giovanbattista e Giosuè Zappalà, Nino Salomone, Placido Gioco, Antonino Ferro, Alfio Grasso, Vincenzo Russo. A spalleggiarli anche diversi operai. Tra loro, Carmelo Barbagallo, Vincenzo Aiello, Domenico Torrisi, Salvatore Russo. Ma anche intellettuali come Francesco Portale, Nello Iannaci e Salvatore Nicotra.

Così, ad essere presi di mira furono anzitutto i terreni del Cavaliere Cultraro in contrada Pietralunga, nel 1948. Più di 400 persone li occuparono per cinque giorni e desistettero soltanto per l’arrivo della polizia, che sgomberò le proprietà.

A questa occupazione ne seguirono altre, tutte sostenute dai partiti della Sinistra dell’epoca (Pci e Psi in testa) e dalla Camera del Lavoro, e col supporto delle cooperative agricole di sinistra.

Le parole del “compagno” Zappalà

Significativa la testimonianza, riportata nel libro di Bonanno, del “compagno” Giosuè Zappalà: «Gli insediamenti furono vissuti con grande entusiasmo e costituirono per noi protagonisti dei veri e propri giorni di festa in cui potevamo manifestare la libertà che per tanti anni ci era stata negata. Le terre, i cui proprietari erano ricchi borghesi e aristocratici, spesso si trovavano in condizioni precarie, erano difficilmente produttive e necessitavano di grandi lavori di aratura, semina e manutenzione. Noi braccianti, perciò, con grande impegno e dedizione, spinti, oltre che dalla passione per il nostro lavoro, anche e soprattutto dalle condizioni di vita misere di quei tempi, ci occupammo, fin quando ci fu concesso, dell’opera di bonifica. Erano terre che di fatto costituivano per moltissimi l’unica fonte di reddito disponibile».

Tali iniziative, innestatesi nel corso del processo di riforma agraria che portò al superamento del sistema di governo delle terre sino ad allora vigente, condussero però a risultati contraddittori, poiché alcuni contadini ottennero terre produttive mentre altri terre scadenti. Ciò acuì il clima di invidia e inimicizia tra i protagonisti di quelle lotte e condusse alla rottura definitiva della coesione e della solidarietà della categoria.

Ciò non toglie che queste iniziative e manifestazioni segnarono un passaggio molto importante nella storia politica, socio-economica e sindacale locale e posero le basi per la “conquista” del palazzo municipale nel 1956 con l’elezione di Peppino Pace, primo sindaco comunista di Biancavilla.

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