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Cultura

La memoria “scomoda”: biancavillesi morti per Salò e quelli uccisi nei lager

ESCLUSIVO. Un biancavillese nella X Mas, un altro nelle Foibe: una pagina di storia sconosciuta

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Un rapporto difficile lega Biancavilla alla sua storia. Dall’origine. Non è, infatti, casuale l’assenza di dati certi sulla “fondazione” e sul toponimo. E i tentativi di una storiografia civile, a oggi, non hanno restituito dati in grado di superare quel particolarismo che rimane cifra del luogo.

In una coscienza che non sa farsi patrimonio collettivo rimangono, pertanto, assolutamente sconosciuti alla memoria i nomi dei biancavillesi caduti nei moti contro i Borbone, nella battaglia di Lissa, per non parlare di quanti su fronti opposti e lontani dalle proprie case furono vittime della guerra civile 1943-1945.

Restituire i nomi di quanti – nel fiore degli anni – sacrificarono la propria vita (in questa ricorrenza si vuole essere scevri da caratterizzazioni ideologiche) a tre quarti di secolo da quei tragici eventi, è ragione di confronto col passato, legame con la storia europea, ripudio di ogni violenza.

La nostra ricerca ha avuto inizio attraverso le carte custodite nell’Archivio di Stato di Bolzano e proseguita poi per mesi consultando gli Albi d’onore e dei cimiteri militari. Una ricerca che ha fatto emergere nomi di nostri concittadini e dettagli per una pagina di storia sconosciuta, per la prima volta riportati qui da Biancavilla Oggi.

Partiamo con la memoria “scomoda”. I ragazzi (tutti tra i 22 e i 29 anni), nati a Biancavilla, che prestavano il servizio militare e caddero nelle file della Repubblica di Salò:

– Federico Ambrogi, nato l’1/1/1918, Sottobrigadiere della Guardia di Finanza Rep., 6^ Leg. TS, caduto il 13/02/45 a Budoia (UD) a seguito di un’imboscata.

– Valentino Cunsolo, di Salvatore, nato il 10/06/1915, Appuntato di Polizia Rep., caduto l’11/01/1945 a Piacenza nel bombardamento dell’Ospedale psichiatrico.

– Carmelo Pittera, di Alfio, nato il 21/2/1917, Sergente GNR, CP.TO-601^, assassinato il 9/06/44 a Pianezza (TO) in un agguato.

– Antonio Ranno, di Alfio, nato il 30/6/1922, Caporale della GNR, CP.NO-603^, caduto il 31/03/1944 a Fara Novarese (NO).

– Alfio Erasmo Scalisi, nato il 20/3/1920, Sottocapo di Marina X MAS, Btg. N.P., assassinato il 5/5/1945 a Valdobbiadene (TV) nel noto eccidio (nella foto sopra la riesumazione dei cadaveri, nel 1947).

– Antonio Scandurra, di Placido, nato il 10/9/1920, Guardia Allievi Ufficiale di Polizia Rep., caduto l’8/11/1944 a Parma.

– Pasqualino Terranova, nato l’11/11/1921, Militare nelle FF.AA. Rep., caduto il 13/4/1944 in Grecia.

A questi si aggiunge un civile infoibato:

Salvatore Furno, di Mario, nato il 23/4/1901, insegnante e giornalista, pare vicino al Partito Fascista Repubblicano, prelevato il 25/5/1945 a Muggia (TS) e deportato a Capodistria (da allora nessuna notizia).

Sul fronte opposto, i caduti in mano dei nazisti:

– Arcangelo Arena, del fu Salvatore e di Maria Garaffo, nato il 4/9/1890, coniugato con Maria Zignale e residente in Adrano (invalido di guerra, pare scontasse una pena nel carcere di Massa), fucilato dalle SS il 16/9/1944 nell’eccidio delle Fosse del Frigido (MS).

E i deportati che non sopravvissero:

– Alfio Giuffrida, nato 19/2/1918, morto a Wolfsberg (Carinzia) il 18/12/1944 nell’infermeria dello Stalag XVIII A, a seguito delle ferite riportate a seguito di un bombardamento aereo (la salma è stata tumulata a Mauthausen).

– Salvatore Menegavo, deceduto il 14/3/1944 per bombardamento a Berlino (da verificare che non si tratti di un’errata trascrizione).

– Salvatore Minissale, nato il 6/4/1913, Capo squadra navale, morto l’8/3/1944 (sepolto a Berlino).

– Pietro Pappalardo, nato il 10/6/1921, morto per peritonite a Chorzòw/Batory (Voivodato di Slesia) il 23/01/1945 (sepolto a Bieleny/Varsavia – Polonia)

– Carmelo Ventura, nato l’1/03/1911, soldato morto per tubercolosi presso Nurnberg-Langwasser (Baviera) il 27/02/1945 (sepolto a Francoforte).

– Placido Verzì, nato il 19/1/1918, morto ad Amburgo a seguito di bombardamento il 21/03/1945 (ivi sepolto).

Questo elenco, che può ritenersi provvisorio, mostra il volto tragico della grande storia; le vite spezzate di giovani inermi che, loro malgrado, si sono trovati sul fronte di guerra a pagare il prezzo più alto. Una ferita per la comunità intera immemore, ora a far da monito. Ai giovani, che troveranno un omonimo o un parente, il compito di ricordare, di ricostruirne la breve vita, di rendercene memoria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cultura

Memorie della famiglia Piccione: uno squarcio nella storia di Biancavilla

Nel libro di Giosuè Salomone una ricostruzione accurata con aneddoti e una ricca documentazione

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Le pagine iniziano con la trascrizione dell’audio della voce di nonna Concettina, classe 1877, che, ignara di essere registrata, narra episodi riguardanti i suoi stessi nonni e quindi arrivando a fatti risalenti al XVIII secolo. Prende il via così un viaggio che, attraverso le storie e mediante la puntuale ricostruzione narrativa di luoghi e situazioni riportate da Giosuè Salomone, con la precisione di un matematico e con la passione di chi si sente parte viva e attiva di ciò che scrive, ci fa scoprire e riscoprire la storia del nostro paese, ci fa rivivere la realtà della nostra comunità fin quasi alle origini stesse, facendo parlare i documenti.

Il suo ultimo lavoro di ricerca è intitolato “Per sé e per la delizia degli amici, la famiglia Piccione di Biancavilla” (Giuseppe Maimone Editore, 180 pagg.).

Il capostipite Thomas Piccione si stabilisce a Biancavilla tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, probabilmente inviato dai Moncada, signori della contea di Adernò, di cui Biancavilla faceva parte. Nei decenni successivi i discendenti, che come il padre, probabilmente svolgevano il mestiere delle armi al servizio del loro signore, assumono un ruolo fondamentale nella società paesana.

Francesco viene investito del titolo di barone di Grassura e del Mulino d’Immenzo, e i suoi discendenti si dedicano alla costruzione di un mulino, di alcune chiese, ne restaurano e abbelliscono altre. Furono i principali mecenati del pittore Giuseppe Tamo. Acquistano terreni e, mediante matrimoni e padrinati nei battesimi, riescono a stringere relazioni con altre famiglie aristocratiche del circondario, accrescendo in importanza e prestigio.

Un viaggio lungo i secoli

Tra i vari racconti di nonni, bisnonni, zii e prozii, approfonditi e corroborati da atti notarili e testamenti, lettere, fogli di famiglia e altre carte, si riesce a desumere uno spaccato della società biancavillese durante i secoli, anche quelli più oscuri e incerti del Seicento e degli inizi del Settecento. E si arriva al Risorgimento, ai moti patriottici, all’Unità d’Italia e al periodo turbolento che la seguì (la storia di Piccolo Tanto – Ferdinando Piccione – è veramente emblematica e suggestiva).

Fanno da sfondo il palazzo Piccione, lo scrigno che ha custodito eventi e, come è naturale che sia, circostanze intime e quotidiane per ben dieci generazioni a partire da Giosafat Piccione, rappresentando un continuum nella storia di famiglia. E poi u giardineddu do’ spasimu, un appezzamento di terreno a sud del centro abitato voluto da Salvator Piccione «per sé e per la delizia degli amici» (frase incisa in latino sull’arco d’ingresso del podere). Il quartiere di san Giuseppe dove sorge quella che fu la cappella presso la corte di palazzo.

Tra le pagine emergono anche i tratti psicologici e caratteriali di molti personaggi del casato ma, di rimando, pure quelli di molti compaesani del tempo ormai passato. Affiora perfino un certo lessico familiare che varca i decenni e, attraverso aneddoti e storielle, perpetua le memorie di famiglia.

Nella seconda parte del volume, diverse appendici, allargano la ricerca di Giosuè Salomone, e la arricchiscono con svariati contributi: cartine topografiche, piantine e alberi genealogici che, quando saranno approfonditi dai lettori, riveleranno indubbiamente tantissime curiosità e chissà, permetteranno a ogni appassionato di rivedersi in qualcuno dei personaggi o ritrovarsi, magari con la sola fantasia, in una delle vicende descritte…

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Direttore responsabile: Vittorio Fiorenza

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