Cronaca
Operazione “Meteora”, i tentacoli dei clan mafiosi di Adrano su Biancavilla
Le carte dell’inchiesta evidenziano gli affari illeciti con le sale gioco e le scommesse online

Il controllo del mercato della droga, certo. Ma anche di quel mondo opaco delle sale gioco e delle scommesse online. Ci sono tentacoli mafiosi che da Adrano arrivano ad avvolgere Biancavilla. Non è cosa inedita che tra i due paesi, sul fronte della criminalità organizzata, ci siano rapporti intrecciati, a volte di convenienza, a volte conflittuali. Un’ulteriore conferma viene, adesso, dai retroscena trascritti nelle carte giudiziarie, consultate da Biancavilla Oggi, relative al blitz “Meteora”. Un’operazione eseguita dalla polizia con 18 misure cautelari in carcere ed 81 persone indagate. La “location” è Adrano e i clan monitorati sono quelli dei Santangelo-Taccuni e dei Mazzei, ma ci sono alcuni paragrafi che riguardano Biancavilla.
In questo senso, secondo la Procura, spicca una figura chiave: è quella di Cristian Calvagno, classe 1988. Si tratta di un parrucchiere. È un incensurato. Eppure, i magistrati gli muovono l’accusa dell’associazione a delinquere di stampo mafioso. L’inchiesta lo definisce «come un elemento attivo e di rilievo all’interno del clan mafioso Santangelo-Taccuni, occupandosi principalmente della riscossione delle estorsioni per conto dell’organizzazione. Diversi elementi indiziari dimostravano la sua partecipazione a riunioni e incontri con i vertici del clan». In una riunione, per esempio, si discute di introiti delle estorsioni dei magazzini e di truffe sulla disoccupazione agricola. In un altro incontro si fa riferimento alla raccolta di denaro per acquistare telefonini da fare entrare in carcere.
Il ruolo di Calvagno emerge, soprattutto, nella gestione delle estorsioni legate ai video poker e alle sale giochi, un’attività particolarmente redditizia per il clan. Il denaro delle sale gioco di Biancavilla, ma anche di Paternò, lo raccoglieva e lo gestiva lui. Era Calvagno – sostiene l’inchiesta – che coordinava l’installazione delle macchinette e gestiva gli accordi con gli affiliati, oltre ad interessarsi di scommesse online. In un’intercettazione, il parrucchiere spiega «che una parte di questi guadagni doveva essere destinata al clan di Biancavilla e una parte al clan Santangelo-Taccuni».
I contrasti per il pizzo ad un negozio
C’è poi un episodio che riguarda la richiesta di pizzo ad un negozio di Biancavilla avanzata da un picciotto di Pippo Mancari u pipi, reggente del clan di Biancavilla (falciato nel settembre 2023 con il blitz “Ultimo atto”). Piccolo dettaglio: la titolare dell’esercizio commerciale è fidanzata di uno dei membri dell’organizzazione adranita.
«Adrano è Adrano e Biancavilla è Biancavilla», risponde l’esponente della famiglia Mancari, minacciando che, in mancanza di pagamento, il negozio avrebbe dovuto essere spostato ad Adrano. Una pretesa che provoca la reazione di Cristian Calvagno, pronto ad affrontare l’estortore ed incontrare i responsabili per un chiarimento. Un episodio che, dicono i magistrati a proposito di Calvagno, conferma «il suo ruolo di mediatore nelle estorsioni».
Cristian Lo Cicero e la droga a Biancavilla
Altra figura con “influenze” su Biancavilla che fa emergere l’inchiesta “Meteora” è quella di Cristian Lo Cicero, classe 1986, detto “Cri”. Deve rispondere di associazione mafiosa ed associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, in quanto posizionato a capo del clan “Mazzei”, quello dei “carcagnusi”. Lo Cicero, nonostante i periodi di detenzione, aveva assunto il controllo dei paesi etnei, in particolare Adrano, Biancavilla e Paternò, per il mercato della droga.
Un soggetto determinato, Lo Cicero. Si mostrava propenso – riportano le carte dell’inchiesta – a risolvere conflitti interni e a rendersi disponibile «a ricorrere alla violenza qualora necessario, dichiarando di essere pronto ad affrontare una “guerra di mafia” con motociclette già pronte per l’azione». La sua influenza tra gli affiliati arrivava al punto «da richiedere un giuramento di fedeltà al clan, simboleggiato da un tatuaggio riportante l’ultima frase di Cristo sulla croce. Questo giuramento – viene sottolineato dai magistrati – evidenzia la rigidità della struttura interna al gruppo mafioso e la necessità di conformarsi agli obblighi imposti dal capo».
Il nome di Lo Cicero era finito nell’elenco degli indagati (a piede libero) dell’operazione “Ultimo atto” di Biancavilla. Procedimento per il quale sta seguendo il rito abbreviato per il reato di traffico di sostanze stupefacenti a Biancavilla, dove sono state documentate riunioni con lui e l’organizzazione di Pippo Mancari. Rapporti confermati pure dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
AGGIORNAMENTO
(3.3.2025) Il gip di Catania, Stefano Montoneri, ha disposto la scarcerazione per gravi motivi di salute di Cristian Calvagno, il biancavillese arrestato nell’ambito dell’operazione “Meteora”. L’uomo, detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, aveva tentato il suicidio il 20 gennaio 2025. Il giudice ha disposto per Calvagno l’obbligo di dimora a Biancavilla e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La decisione arriva dopo numerose richieste del legale, l’avv. Giuseppe Lipera.
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Cronaca
Capelli trovati tra brioches e cornetti in un chiosco di Biancavilla: maxi-multe
Verifiche nei locali del centro storico, controlli a tappeto su strada: oltre 12mila euro di sanzioni

Operazione di controllo del territorio a Biancavilla da parte dei poliziotti del Commissariato di Adrano e del Reparto Prevenzione Crimine “Sicilia Orientale” con il supporto del Corpo Forestale, dell’Ispettorato del Lavoro e della Polizia Locale.
Controllati chioschi e pub per verificare l’osservanza delle normative previste per la vendita e la somministrazione di alimenti e bevande, oltre alle posizioni lavorative. Rilevate molteplici irregolarità, in alcuni casi anche gravi, al punto da comminare sanzioni per oltre 12mila euro.
Occhi puntati sui chioschi
Su tre chioschi controllati, due hanno evidenziato infrazioni rilevate dalla Polizia Locale. In particolare, accertata l’occupazione abusiva di suolo pubblico per cui ai titolari sono state contestate due sanzioni ciascuna di 173 euro.
Inoltre, in un chiosco, il Corpo Forestale ha rilevato prodotti privi di tracciabilità, tra sciroppi (25 litri), brioches e cornetti surgelati (30 chili), peraltro conservati in contenitori non idonei dal punto di vista igienico, al cui interno vi erano anche alcuni capelli. In questo caso, il titolare del chiosco è stato sanzionato per 1.500 euro e gli alimenti sono stati distrutti. Sono in corso, invece, gli accertamenti per i profili relativi alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, nonché sugli orari di lavoro.
Un pub ai raggi X
In un pub del centro storico, riscontrata la presenza di un lavoratore in nero. L’Ispettorato territoriale del Lavoro ha fatto scattare una maxi-sanzione di 5000 euro e una di 3.900 per lavoro in nero. Già in passato era stata accertata un’analoga situazione: sospesa l’attività, in attesa regolarizzi le violazioni.
Nel locale adibito a cucina, inoltre, il Corpo Forestale ha sequestrato e poi distrutto 17 chili di prodotti, freschi e congelati, di un valore commerciale di circa 300 euro, in quanto mancanti del necessario requisito della tracciabilità. Scattata la sanzione di 1500 euro, mentre il titolare è stato denunciato per frode alimentare in commercio, in quanto prodotti alimentari congelati erano spacciati come freschi, senza l’indicazione nel relativo menu.
Identificate 177 persone
Altro ambito dei controlli ha riguardato il Codice della strada. Complessivamente, i poliziotti hanno identificato 177 persone, di cui 21 già note alle forze dell’ordine, e controllato 60 veicoli, sospendendo dalla circolazione due auto per la mancanza della revisione e sanzionando altri conducenti per la mancata esibizione dei documenti, per il mancato utilizzo della cintura e del casco protettivo in sella agli scooter.
Individuate, infine, due persone di nazionalità marocchina, sprovviste di documenti. Pertanto, sono state condotte all’Ufficio Immigrazione della Questura di Catania per approfondimenti.
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FOCUS
Cronaca
Auto in fiamme nel cortile delle suore salesiane: panico tra gli abitanti
Il fuoco distrugge il mezzo di proprietà dell’Ipab, in corto circuito i cavi elettrici della zona

Forse un corto circuito o effetto del forte caldo. Un’auto è andata a fuoco nel cortile di via Mongibello, che affianca l’immobile delle suore salesiane. Il mezzo (di proprietà dell’Ipab ma in uso alle suore) era stata appena parcheggiata, di ritorno da un servizio a Catania. in poco tempo le fiamme l’hanno completamente distrutta.
Il fuoco ha lambito anche una saracinesca e il portone d’ingresso di un’abitazione. I cavi elettrici all’esterno degli edifici sono andati distrutti, generando un corto circuito, che ha mandato in fiamme anche i fili elettrici posti al di sopra dell’ingresso dell’istituto salesiano, dall’altro lato della strada. Tutta la zona ha subito lo stacco dell’energia elettrica.
Sono stati momenti di panico ed apprensione per gli abitanti della zona. Sul posto, a domare l’incendio, sono stati i vigili del fuoco del distaccamento di Paternò, visto che quelli di Adrano erano fuori per un altro intervento. Presenti anche i vigili urbani.
Adesso si lavora per rimettere in sicurezza i luoghi, provvedere alla bonifica e ripristinare l’elettricità. Tanta paura, per fortuna nessuna conseguenza per le persone. I danni sono da quantificare. Da parte dell’amministrazione Ipab sarà avviata la procedura per la copertura assicurativa.
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