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Cultura

Quando i “muttuzzi” portavano dolci, “carrioli” di legno e bambole di pezza

Per la commemorazione dei defunti, tradizioni e ritualità che a Biancavilla erano riservate ai bambini

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© Archivio Lombardi-Castrovillari, Volume "Skarcopolli" Edizioni Arte26

Arriva novembre. Anche a Biancavilla le piogge e il freddo si fanno più insistenti, le giornate sono sempre più uggiose e i maglioni di lana prendono il posto delle magliette e delle camicie estive. L’inverno è ormai alle porte: lo rivelano gli alberi spogli di via Vittorio Emanuele.

Eppure questo periodo da sempre porta con sé una “magia” particolare. Magia che niente ha a che vedere con streghe e zucche (anche se negli ultimi decenni tali “importazioni” hanno raggiunto anche noi). È bensì sinonimo di incanto, capace di rapire la fantasia dei più piccoli e catturarli con doni e racconti che hanno l’obiettivo (esplicativo ed educativo) di far sentire presente chi ormai non è più tra noi: i defunti.

Quella tra l’1 e il 2 novembre è una di quelle notti cariche di significato e di fascino. Proprio in queste ore i morti “vengono a trovare” le case e le famiglie per lasciare a ciascun bambino un piccolo regalo. Segno, secondo la fede cristiana, della loro presenza perpetuata nella vita dei vivi, sebbene in un’altra dimensione.

Felici con giochi artigianali e dolci casalinghi

Anticamente dei fichidindia, dei dolcetti casalinghi, oppure dei giocattoli semplici e artigianali erano i doni più attesi. Il gesto voleva esprimere la comunione tra i vivi e i defunti e la riconoscenza di questi ultimi per le preghiere di suffragio che i primi rivolgevano al buon Dio.

Il dialogo che si udiva la mattina seguente era pressappoco questo: Cci a’ dicisti ‘a priera ppi’ nanni assira? E se la risposta era affermativa (e non poteva non esserlo!) la mamma o il papà continuava:Allura vidi cchi ti fici ‘ttruvari! E il bambino cominciava la frenetica ricerca sotto i letti o dietro l’armadio, dentro gli sportelli più nascosti, arrivando fin nella stalla o altrove.

I frutti della ricerca erano un po’ di mostarda o dei profumatissimi mastazzola preparati dalla mamma in gran segreto nei giorni precedenti, succosi fichidindia o mennuli cunfetti comprati na’putìa. I papà, invece si erano dilettati nella costruzione di carrettini in fil di ferro, o di un carriolu di legno con le ruote vere.

Le nonne e le zie avevano realizzato bambole di stoffa con vestiti veri arricchiti di merletti e bottoni veri. Opere artigianali alle quali gli adulti si dedicavano con creatività e passione e delle quali i bambini, nelle ore seguenti, con orgoglio facevano bella mostra con i compagnetti di gioco sulla strada, davanti alla porta di casa dando vita a giochi immaginosi e molteplici storie fantastiche. Le conche cominciavano a scaldare le case. Si respirava aria diversa.

La tradizionale visita al cimitero

Durante il giorno, poi, mentre i bimbi “gustavano” i doni ricevuti, gli adulti dovevano compiere l’immancabile visita al cimitero e portare qualche fiore alle tombe dei defunti.

Una volta il cimitero di Biancavilla si riempiva di migliaia di lumini di cera e di lampadine elettriche che, oltre a rappresentare una trovata di dubbio gusto estetico, divenivano in certi casi dei veri attentati alla sicurezza pubblica.

Questa usanza ormai da qualche anno è stata abbandonata. Permane, invece, quella del giro tra i loculi con annessi commenti sullo stato di mantenimento delle tombe con sussurrate critiche a chi doveva deporre un fiore e non lo ha fatto o a chi ne ha deposti più del dovuto trasformando la tomba in una selva.

Una ritualità ricca di significato

Il sacro si mischia spesso col profano in gesti rituali che ancora oggi, sebbene trasformati e riadattati ai tempi moderni, continuano a perpetrarsi palesando il fitto legame verso i defunti (avvertito presso i popoli di ogni epoca e di ogni parte del mondo). E manifestato in pratiche e rituali che hanno l’indiscutibile funzione di esorcizzare l’ancestrale paura della morte.

La natura, in questo periodo, canta la caducità e la speranza di una rinascita, mentre copre di pioggia il seme deposto a terra. Ma promettendo la certezza che esso in primavera si trasformerà in una nuova pianta e darà ancora nuovi frutti.

Intanto, però, ci si prepara al lungo inverno perché, per dirla con i nostri anziani Quannu ‘rrivinu i morti, a nivi è arreri i porti!

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Comment

1 Comment

  1. Antonio Zappala'

    2 Novembre 2023 at 7:59

    Filadelfio grazie per questo pertinente ed attuale articolo sui “Mottuzzi o Murtuzzi”.
    Grazie a Vittorio e “Biancavilla Oggi” che continua a pubblicare interessanti contributi della Nostra Tradizione.
    Ricordi del passato andato, che ci appartengono e che non dobbiamo dimenticare, ma tramandare alle nuove generazioni che verranno.
    Basta con le “solite Americanate” che hanno stufato in tutti i sensi, specialmente oggi. Grazie ancora

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Cultura

Sangiorgio e i lager, in provincia di Modena la testimonianza del figlio

Incontro a Prignano sulla Secchia sul biancavillese sopravvissuto ai campi di sterminio

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La figura di Gerardo Sangiorgio, il biancavillese cattolico antifascista, sopravvissuto ai lager nazisti, ancora una volta celebrata anche fuori dalla Sicilia. A Sangiorgio dedicato un incontro nella sala conferenze del Comune di Prignano sulla Secchia (in provincia di Modena). La testimonianza su Sangiorgio, internato militare, data dal figlio Placido Antonio, collaboratore di Biancavilla Oggi.

Ad ascoltarlo, una sala gremita da cittadini ed alunni della scuola secondaria di primo grado “F. Berti”, accompagnati dai docenti, dalla dirigente scolastica Pia Criscuolo e dal suo vicario, Giuseppe Ciadamidaro, anche lui biancavillese.

La dirigente si è detta entusiasta di questo evento arricchente non solo per i cittadini, ma anche per gli alunni, auspicando che ogni anno queste iniziative vengano incentivate e divulgate.

Il prof. Sangiorgio ha parlato della Repubblica di Salò (a cui il padre non giurò fedeltà), al trattamento disumano verso i deportati, alla storia personale di suo padre nei campo di concentramento e poi di ritorno a Biancavilla. È seguito un vivace dialogo con gli alunni, che hanno posto domande su vari aspetti.

Presente all’incontro, il sindaco Mauro Fantini e gli assessori organizzatori dell’evento, Chiara Babeli e Cristian Giberti, che hanno prestato la loro voce leggendo le poesie di Gerardo. Il primo cittadino ha ringraziato Sangiorgio per la sua presenza e la bellissima testimonianza su suo padre, estendendo i ringraziamenti anche al nostro sindaco, Antonio Bonanno, per la cortese lettera inviata e letta all’inizio dell’incontro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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