News
Il virus uccide ancora a Biancavilla: donna di 74 anni è la 35esima vittima
Serve rispettare le regole, inutile invocare più controlli: i carabinieri non sono le nostre badanti


Il coronavirus fa ancora vittime. I precedenti bollettini avevano non registrato decessi. Ma in questa giornata di Pasqua le statistiche che riguardano Biancavilla segnano la morte di una donna di 74 anni. Era affetta da Covid e per le conseguenze dell’infezione era stata ricoverata. Purtroppo non ce l’ha fatta.
Con quest’ultimo decesso, il numero delle vittime a Biancavilla, dall’inizio della pandemia, dovrebbero essere 35. Il condizionale è d’obbligo dal momento che l’Asp non comunica al Comune i dati sui morti.
A fronte di un numero crescente di contagi, a Biancavilla sembrava che le notizie di persone sopraffatte dall’infezione si fossero fermate. L’ultimo bollettino, però, aveva evidenziato un exploit pure dei soggetti ricoverati nelle varie strutture ospedaliere per difficoltà respiratorie. Al 31 marzo, su 332 biancavillesi positivi al virus, i ricoverati in ospedale erano 15. Un numero che non si evidenziava da mesi. Adesso, questo ulteriore decesso.
Una notizia che ci riporta indietro di parecchi mesi, quando gli aggiornamenti sui morti erano anche quotidiani. Dettaglio che ci ricorda –se ce ne fosse ancora bisogno– che siamo nel pieno dell’emergenza (a Biancavilla è documentata la presenza della variante inglese del virus).
Le precauzioni vanno rispettate. Senza giri di parole. Inutile invocare più controlli: un noioso ritornello che serve soltanto ad autoassolverci dalle responsabilità che ognuno di noi ha come cittadino. Inutile pretendere che carabinieri ed altre forze dell’ordine debbano fare da badanti a cittadini irrispettosi di regole elementari. E peraltro è impossibile pretendere ed attuare una presenza di uomini in divisa di massa, in ogni strada, in ogni piazza. “Zona rossa” non significa “zona militare”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA


News
Alunno positivo al virus, in quarantena una classe della “Antonio Bruno”
Provvedimento di routine applicato all’Istituto comprensivo per arginare la diffusione Covid


Un alunno è risultato positivo al virus e la sua classe è finita in quarantena. Un atto di prevenzione, come da protocollo. È successo all’Istituto comprensivo “Antonio Bruno”.
Il provvedimento è stato adottato a pochi giorni dalla riapertura delle scuole a Biancavilla (quelle fino alla prima media), dopo lo stop imposto con ordinanza dal presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci.
La tempistica con cui è emersa l’infezione all’alunno, quindi, lascia ampiamente supporre che il contagio sia avvenuto prima del nuovo avvio dell’attività didattica in presenza.
Ad ogni modo è stato applicato un protocollo ormai noto e sperimentato fin da settembre nelle scuole biancavillesi. Scuole che periodicamente si sono ritrovate con alunni contagiati e con la necessità di isolare compagni di classe ed insegnanti, nel tentativo di arginare la diffusione del virus.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
-
Storie3 mesi fa
Svanisce una storia lunga settant’anni: chiude a Biancavilla il Circolo Diana
-
Associazionismo3 settimane fa
Anziana ottantenne salvata in extremis, grazie ai volontari della Croce Rossa
-
Politica2 settimane fa
Biancavilla sotto “assedio” di forze dell’ordine: ecco cosa c’è da sapere
-
Detto tra blog1 mese fa
Vi spiego com’è essere donna e fare l’ingegnere nei cantieri di Biancavilla
Cristina Mursia
5 Aprile 2021 at 15:52
Perfettamente d’accordo! E, in ogni caso, sarebbe opportuno fare i controlli almeno nei posti “giusti” che tutti conosciamo. I controlli sono pur sempre un deterrente per chi non rispetta le regole.
Gian Giuseppe
4 Aprile 2021 at 23:32
Concordo che i carabinieri o le forze dell’ordine in generale non sono badanti ed ognuno dovrebbe avere autodisciplina, ma allora se fosse così “semplice” e bastasse l’autocontrollo, non servirebbe alcuna restrizione e tanto valeva neanche chiederla la zona rossa… Altrimenti alla fine chi paga dal punto di vista economico sono solo i commercianti che hanno subito le chiusure e dal punto di vista educativo/sociale gli studenti che subiscono la Dad troppo spesso richiesta e/o concessa troppo a cuor leggero, tanti lì nessuno chiede “ristori”, a differenza delle attività economiche, ma nel medio/lungo termine ahinoi vedremo gli effetti didattici e relazionali su questa generazione…