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Chiesa

È morto padre Placido Brancato: addio al “Don Bosco” di Biancavilla

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Padre Placido Brancato è morto. Il sacerdote biancavillese, il più anziano della diocesi di Catania, se ne è andato all’età di 98 anni. Il suo cuore ha cessato di battere, poco dopo le ore 23, nel conforto della sua abitazione, a due passi dall’Annunziata, la “sua” parrocchia. «Alla mia morte, spero di avere un angolino, anche piccolo e scomodo, ma che sia in Paradiso», amava ripetere.

La sua figura va ingloba in quella generazione di uomini della Chiesa locale, che comprende padre Giosuè Calaciura e padre Carmelo Maglia, formati al Piccolo Seminario Arcivescovile di via San Placido, fondato da padre Placido Caselli. Figure straordinarie che hanno saputo dare alla Chiesa un ruolo di primo piano nella storia sociale di Biancavilla con la lungimiranza e la capacità di “impresa” di lasciare segni tangibili ancora oggi.

Il nome di Padre Brancato si lega indiscutibilmente alla promozione dell’oratorio, che all’Annunziata ha visto susseguirsi diverse generazioni con un’accoglienza, un’aggregazione e una serie di attività organizzate sul modello del “Rosario” di Adrano, storica istituzione in ambito diocesano. Migliaia di ragazzi sono passati dall’oratorio di padre Brancato. Tutti cresciuti tra qualche salutare scappellotto e l’affettuoso dono di una manciata di pesciolini di zucchero. Non senza il suo immancabile saluto: “Santu e binidittu”.

Un’intera vita dedicata ai giovani. L’accostamento a “Don Bosco” non è affatto una esagerazione retorica, dettata adesso dall’emotività della sua morte. Credeva fermamente nel ruolo educativo (e protettivo) della Chiesa nei confronti dei ragazzi. E in tanti, giocando al biliardino o correndo dietro ad un pallone, hanno evitato di perdersi in brutte strade, soprattutto negli anni bui della Biancavilla del “Triangolo della morte” e della droga da iniettare nelle vene.

Un confronto continuo con i giovani. Sempre pronto con una parola di incoraggiamento, proprio lui, padre Brancato, diventato prete in pieno conflitto mondiale, ancora prima che gli Alleati sbarcassero in Sicilia, passando anche da Biancavilla.

Aveva 22 anni, in quel 1942, quando ebbe l’ordinazione sacerdotale dall’allora arcivescovo di Catania, mons. Carmelo Patanè. Fu primo parroco dell’Annunziata e fondatore dell’attuale chiesa di San Salvatore. Il suo ruolo parrocchiale lo mantenne per mezzo secolo, fino alla dispensa per limiti di età, cedendo l’incarico a padre Giovanbattista Zappalà.

In occasione della celebrazione dei i suoi 75 anni di sacerdozio, l’arcivescovo Salvatore Gristina, ebbe parole di affetto nei suoi confronti: «Ogni educatore cerca di inculcare nei suoi discepoli le giuste virtù ed ogni sacerdote cerca di guidare la comunità e soprattutto le nuove generazioni. Possiamo evidenziare che padre Brancato tutto questo lo ha fatto in maniera egregia ed esemplare. Nel suo oratorio, tanti ragazzi, anche con metodi educativi diversi da quelli di oggi, hanno avuto queste indicazioni».

Da diversi mesi, “Nero su Bianco”, la casa editrice di Biancavilla Oggi, lavora ad una pubblicazione dedicata alla vita e all’impegno ecclesiastico ed educativo di padre Brancato. Un volume, curato da Giuseppe Gugliuzzo e Giuseppe Ciadamidaro, ricco di documentazioni fotografiche sull’esistenza di un benefattore. Una biografia per immagini, che è un pezzo di storia di Biancavilla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Chiesa

La devozione e gli “ossequi”: restaurata la statua della Madonna del Carmelo

Interventi finanziati dai fedeli della parrocchia dell’Idria: l’opera è di Giovambattista Sangiorgio

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Dopo mesi di restauro, la parrocchia Santa Maria dell’Idria rivede il simulacro della Madonna del Carmelo in una nuova veste. Un’opera interessata ad interventi, finanziati esclusivamente dai fedeli.

La statua, realizzata con la tecnica dell’impannaggio – che prevede l’utilizzo di legno, tela, colla e stucco, ampiamente utilizzata in Sicilia – è un’opera del biancavillese Giovambattista Sangiorgio (lo stesso autore del “Cristo Risorto” di Biancavilla): risale al 1901 ed è collocata nella nicchia a lei dedicata all’interno della chiesa.

La devozione alla Madonna del Carmine è una caratteristica del Sud Italia: tante in Sicilia le chiese e le associazioni a lei dedicate. Nella parrocchia biancavillese, in passato, durante la quindicina, la messa era molto partecipata e i fedeli sostavano davanti all’altare per rivolgere i cosiddetti “ossequi”.

La statua della Madonna del Carmelo era stata già interessata, con il parroco padre Salvatore Nicoletti, a lavori, eseguiti dal professor Antonino Distefano. Restauri che, però, avevano bisogno di un nuovo ripristino.

Lo hanno eseguito, nei mesi scorsi, due giovani artisti, Francesca Crispi e Alfredo Sergi. Innanzitutto è stata resa solida la base, in seguito sono state ricostruite alcune parti mancanti e, infine, sono stati riportati i colori e le rispettive decorazioni al loro stato originale.

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Chiesa

Quel viaggio chiamato “adolescenza”: lo psicologo parla all’oratorio “Don Bosco”

Un confronto aperto e serrato tra il dott. Alessio Leotta e i giovani della parrocchia dell’Annunziata

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Un’occasione di formazione e riflessione per parlare di adolescenza a una platea di… adolescenti. L’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Annunziata ha promosso l’incontro con i propri giovani, ponendoli davanti ad un ospite esperto in dinamiche adolescenziali. Ragazze e ragazzi si sono confrontati con il dott. Alessio Leotta, psicologo e psicoterapeuta, affrontando diversi aspetti di quella età, cruciale per la crescita e la formazione dell’individuo.

Il professionista ha proposto un’analisi approfondita di questa delicata fase della vita, soffermandosi su aspetti fondamentali come il cambiamento dell’identità, le sfide emotive, il bisogno di appartenenza, la gestione delle relazioni e la scoperta della propria autonomia. L’approccio non è stato solo teorico, ma fortemente partecipativo: i giovani sono stati invitati a condividere liberamente le proprie esperienze, emozioni e dubbi.

Molti hanno trovato lo spazio per raccontare vissuti personali, paure e desideri, scoprendo nel gruppo un luogo sicuro dove potersi esprimere senza giudizio. Il dott. Leotta ha creato un clima accogliente, rispondendo con empatia e professionalità alle domande e ai racconti.

Un confronto che ha generato una profonda consapevolezza collettiva: l’adolescenza, con tutte le sue difficoltà, è anche un’opportunità per conoscersi meglio, per imparare a relazionarsi con gli altri e per costruire il proprio futuro. Un bagaglio di conoscenze in più per i giovani dell’oratorio “Don Bosco”, più compresi, motivati e pronti ad affrontare il proprio percorso con maggiore serenità.

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