Cronaca
Bivona, 15 colpi per ucciderlo: le indagini orientate verso Adrano


A sparare potrebbero essere stati due, scaricando addosso ad Agatino Bivona 15 colpi di pistola, di cui 11 gli hanno crivellato il corpo. I carabinieri che stanno indagando sull’ennesimo omicidio di mafia a Biancavilla, tuttavia, non escludono l’ipotesi che ad aprire il fuoco sul 63enne sia stato un solo killer.
Quanto alla dinamica di quest’agguato brutale, avvenuto in via Fallica, non ci sarebbero dubbi. Bivona, originario di Adrano ma residente da tempo a Biancavilla, coinvolto nel 2008 nell’operazione “The Wall”, era appena uscito dalla palestra e stava salendo a bordo della sua Alfa 159. Preso di mira, ha tentato una fuga a piedi per alcune decine di metri, con ogni probabilità già ferito, per poi essere finito dai sicari (o dal sicario). Una pioggia di pallottole. Una ferocia ostentata, tipica delle vendette.
Nonostante via Fallica sia trafficata per la presenza di attività commerciali, nessuno ha visto nulla. Nemmeno alcune videocamere di sorveglianza hanno fornito elementi utili.
Tocca al pm Antonino Fanara della Dda di Catania, titolare delle indagini, addentrarsi negli intrecci criminali sull’asse Biancavilla-Adrano, profondamente mutati negli ultimi anni. Si indaga, in primis, anche con la collaborazione della polizia, per verificare collegamenti con l’omicidio del biancavillese Alfredo Maglia, avvenuto lo scorso ottobre ad Adrano.
Ma senza dimenticare la scia di sangue dei delitti Antonino Strano, Giuseppe Mazzaglia e Roberto Ciadamidaro, che in poco più di quattro anni hanno riconsacrato Biancavilla tra le zone più “calde” della provincia. «Una situazione in ebollizione», ammettono a denti stretti gli investigatori. Un territorio che sembra dilaniato da una guerra per la leadership criminale tra i vari gruppi, rianimatisi dopo il vuoto provocato dalle incessanti operazioni antimafia degli anni ’90.
Quel vuoto raccontato un anno fa nelle dichiarazioni-fiume del pentito Santo La Causa al processo Iblis, nel momento in cui ha svelato la mappa dei clan in provincia e i tentativi di «riaggiustare l’organizzazione Santapaola» anche nel Catanese.
Da qui, l’affiliazione di nuovi «capigruppo» (così li ha chiamati), scelti con criteri di «serietà ed equilibrio» da alcuni padrini.
«Ne individuammo –ha specificato il collaboratore di giustizia– uno a Paternò, uno ad Adrano, uno a Bronte, così come a Ramacca, Castel di Judica, Palagonia. Biancavilla, invece, è rimasta sotto osservazione perché non c’erano persone: quasi tutte si trovavano in carcere».
Poi certe vecchie conoscenze sono uscite di galera. Ma nel tentativo di riprendere il terreno perduto, in mancanza di un capo condiviso e nello scontro con altri gruppi decisi a non indietreggiare, ecco forse spiegata la disputa in corso per il controllo del territorio. Nell’unico modo conosciuto: a colpi di pistola.
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Cronaca
Sequestrata dai carabinieri un’officina abusiva: denunciato un 59enne
L’uomo dovrà restituire allo Stato anche 21.850 euro di reddito di cittadinanza già percepito


Denunciato in stato di libertà un 59enne biancavillese, con precedenti. Secondo quanto accertato dai carabinieri, deve rispondere di esercizio abusivo della professione, gestione e smaltimento illecito di rifiuti e indebita percezione del reddito di cittadinanza.
Nello specifico, l’uomo, ufficialmente disoccupato, aveva allestito, senza alcuna autorizzazione, un’officina meccanica all’interno di un garage di proprietà del padre. Un locale situato in periferia. Occupata abusivamente anche parte della strada pubblica, utilizzata per parcheggiare, su carrelli elevatori e cavalletti, le autovetture da riparare.
Lungo la via in questione, i militari hanno quindi trovato diverse automobili, parzialmente smontate e con il cofano motore aperto, nonché un furgone con il cassone alzato, suddiviso in più pezzi.
All’interno del garage sono stati, invece, rinvenuti gli “attrezzi da lavoro” e molti rifiuti speciali, tra cui parti di motori di autovetture, oli e batterie esauste.
L’officina è stata, quindi, posta sotto sequestro e i veicoli in riparazione sono stati riaffidati ai proprietari, ignari che l’attività fosse irregolare.
Lo stesso carrozziere abusivo è stato, infine, deferito anche per aver illegittimamente incassato il sussidio pubblico del reddito di cittadinanza. Al riguardo, i carabinieri hanno proceduto, coordinandosi con l’Inps, all’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, nonché all’avvio dell’iter di restituzione di quanto indebitamente ricevuto. Il 59enne, pertanto, dovrà riconsegnare alle casse dello Stato ben 21.850,00 € riscossi tra maggio 2019 e aprile 2023.
I cittadini residenti nella zona, che d’ora in poi potranno finalmente godere del decoro urbano ripristinato in quella via, hanno ringraziato i Carabinieri per il loro operato.


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