Chiesa
Padre Salvatore Ricceri e la “sua” Tanzania: un servitore dei più bisognosi
L’ultima opera del missionario biancavillese: una chiesa dedicata alla Madonna dell’Elemosina

«Dio mi ha chiamato a servire i più bisognosi, e la mia comunità mi ha dato la forza di rispondere a questa chiamata. Biancavilla è sempre nel mio cuore, ogni giorno sento il sostegno di chi mi ha visto crescere e partire per questa missione».
C’è un bellissimo scatto fotografico di padre Salvatore Ricceri. Lo vedete qui sopra: sta celebrando la messa e, da una grande vetrata della sua chiesa che dà all’esterno, a pochi passi da lui, si vede un elefante che pascola beatamente. Un’immagine che lo rappresenta nei social, così come è nella vita. Sacerdote biancavillese, legatissimo alla “sua” Africa. La sua esperienza missionaria in Tanzania – prima a Migoli ed ora a Idodi, località entrambe del distretto rurale di Iringa – è un esempio di impegno e servizio per la Chiesa nel mondo.
Il percorso di padre Ricceri inizia nella parrocchia dell’Idria di Biancavilla, partecipando al cammino neocatecumenale sotto la guida di padre Salvatore Nicoletti. Un percorso determinante per la sua vocazione. Con il supporto di amici, come Vincenzo Bonanno, inizia a studiare teologia, preparandosi per la missione. Nel febbraio del 1995, viene ordinato sacerdote e parte per la Tanzania. A volere fortemente la presenza della diocesi etnea in Africa era stato già negli anni ‘80 un altro sacerdote biancavillese, mons. Giosuè Calaciura, che aveva accolto l’invito dell’allora Papa Giovanni Paolo II per dare un aiuto concreto e costante al continente nero.
In Tanzania, padre Ricceri si dedica alla costruzione di chiese, scuole e strutture sanitarie, affrontando le necessità delle comunità locali. Tra i suoi progetti più importanti c’è l’apertura della Nieri High School: l’educazione è centrale nello sviluppo locale. Nonostante le difficoltà che hanno sempre accompagnato le missioni padre Ricceri rimane fermo nelle sue convinzioni. Le diocesi europee devono sostenere e supportare le missioni. L’ultima opera che ha costruito è una parrocchia intitolata alla Madonna dell’Elemosina, per portare un pezzo di Biancavilla in Tanzania.
«L’amore e il supporto che ricevo dalla mia comunità – sottolinea Ricceri – sono fondamentali per il mio lavoro qui in Tanzania. Ogni chiesa, ogni scuola, ogni struttura sanitaria che costruiamo è un passo verso un futuro migliore per queste persone, e sento di portare con me lo spirito di Biancavilla in ogni cosa che faccio».
Il legame con Biancavilla rimane sempre forte. La comunità che lo ha sostenuto fin dall’inizio continua a essere una fonte di ispirazione. Ogni anno, molti biancavillesi aspettano con gioia l’arrivo del sacerdote che porta con sé una rappresentanza dell’Africa: a volte famiglie, altre volte ragazzi, oppure atletici Masai (tra le tribù più note).
«Invito tutti a venire a vivere questa esperienza. Non è solo un viaggio fisico, ma un cammino interiore che cambia la vita. Credo fermamente – dice padre Ricceri – che l’esperienza della missione possa essere una fonte di crescita personale e spirituale per chiunque decida di intraprenderla. Ho visto la Tanzania cambiare nel corso degli anni. C’è uno sviluppo nelle città, ma nelle periferie e nei villaggi la situazione rimane complessa. Apriamo i nostri cuori alla missione. Scopriremo che, servendo gli altri, troveremo il vero significato della nostra vita».
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Chiesa
La devozione e gli “ossequi”: restaurata la statua della Madonna del Carmelo
Interventi finanziati dai fedeli della parrocchia dell’Idria: l’opera è di Giovambattista Sangiorgio

Dopo mesi di restauro, la parrocchia Santa Maria dell’Idria rivede il simulacro della Madonna del Carmelo in una nuova veste. Un’opera interessata ad interventi, finanziati esclusivamente dai fedeli.
La statua, realizzata con la tecnica dell’impannaggio – che prevede l’utilizzo di legno, tela, colla e stucco, ampiamente utilizzata in Sicilia – è un’opera del biancavillese Giovambattista Sangiorgio (lo stesso autore del “Cristo Risorto” di Biancavilla): risale al 1901 ed è collocata nella nicchia a lei dedicata all’interno della chiesa.
La devozione alla Madonna del Carmine è una caratteristica del Sud Italia: tante in Sicilia le chiese e le associazioni a lei dedicate. Nella parrocchia biancavillese, in passato, durante la quindicina, la messa era molto partecipata e i fedeli sostavano davanti all’altare per rivolgere i cosiddetti “ossequi”.
La statua della Madonna del Carmelo era stata già interessata, con il parroco padre Salvatore Nicoletti, a lavori, eseguiti dal professor Antonino Distefano. Restauri che, però, avevano bisogno di un nuovo ripristino.
Lo hanno eseguito, nei mesi scorsi, due giovani artisti, Francesca Crispi e Alfredo Sergi. Innanzitutto è stata resa solida la base, in seguito sono state ricostruite alcune parti mancanti e, infine, sono stati riportati i colori e le rispettive decorazioni al loro stato originale.
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Chiesa
Quel viaggio chiamato “adolescenza”: lo psicologo parla all’oratorio “Don Bosco”
Un confronto aperto e serrato tra il dott. Alessio Leotta e i giovani della parrocchia dell’Annunziata

Un’occasione di formazione e riflessione per parlare di adolescenza a una platea di… adolescenti. L’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Annunziata ha promosso l’incontro con i propri giovani, ponendoli davanti ad un ospite esperto in dinamiche adolescenziali. Ragazze e ragazzi si sono confrontati con il dott. Alessio Leotta, psicologo e psicoterapeuta, affrontando diversi aspetti di quella età, cruciale per la crescita e la formazione dell’individuo.
Il professionista ha proposto un’analisi approfondita di questa delicata fase della vita, soffermandosi su aspetti fondamentali come il cambiamento dell’identità, le sfide emotive, il bisogno di appartenenza, la gestione delle relazioni e la scoperta della propria autonomia. L’approccio non è stato solo teorico, ma fortemente partecipativo: i giovani sono stati invitati a condividere liberamente le proprie esperienze, emozioni e dubbi.
Molti hanno trovato lo spazio per raccontare vissuti personali, paure e desideri, scoprendo nel gruppo un luogo sicuro dove potersi esprimere senza giudizio. Il dott. Leotta ha creato un clima accogliente, rispondendo con empatia e professionalità alle domande e ai racconti.
Un confronto che ha generato una profonda consapevolezza collettiva: l’adolescenza, con tutte le sue difficoltà, è anche un’opportunità per conoscersi meglio, per imparare a relazionarsi con gli altri e per costruire il proprio futuro. Un bagaglio di conoscenze in più per i giovani dell’oratorio “Don Bosco”, più compresi, motivati e pronti ad affrontare il proprio percorso con maggiore serenità.
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