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Cronaca

Giustizia pasticciona: tutto da rifare il processo sugli atti di violenza alla fiera

Per una “svista” del Tribunale va annullata gran parte delle udienze: 18 imputati per i fatti di via della Montagna

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© Foto Biancavilla Oggi

È tutto da rifare. O quasi. Il processo sui fatti dell’ottobre 2016 della fiera abusiva del bestiame, relativi alla violenza e alla rapina ai danni dell’avv. Pilar Castiglia e della presidente della Lega Antivivisezione, Aneglica Petrina, è da annullare e ripetere. Una “svista” del Tribunale di Catania. Un clamoroso pasticcio giudiziario, dovuto ad uno specifico vizio formale, che fa decadere buona parte delle udienze già svolte.

La motivazione riguarda la presenza, nei collegi che si sono succeduti, di giudici onorari, che hanno affiancato i due togati. Cosa non consentita per particolari tipologie di reati, come la rapina aggravata.

La questione è emersa nel processo stralcio che vede imputato Pietro Tomasello, proprio per l’accusa di rapina ai danni dell’avv. Pilar Castiglia. È stata la presidente della quarta sezione collegiale del Tribunale di Catania, Eliana Trapasso, a dichiarare la nullità di gran parte delle udienze, nelle quali erano presenti giudici onorari. Il procedimento, giunto alla discussione di tutte le parti, cui doveva seguire la sentenza, adesso retrocede, dunque, alla fase iniziale.

«Si fa fatica a credere nella giustizia e, detto da un’avvocata, credo che sia ancora più allarmante», è la reazione a caldo dell’avv. Castiglia. Per quella vile e inaudita aggressione, il legale aveva riportato traumi con una prognosi di 30 giorni. Era soltanto intervenuta per difendere l’attivista della Lav, a sua volta picchiata selvaggiamanete perché protestava contro quella fiera non autorizzata, nella totale assenza dei vigili urbani. Sul posto, soltanto due carabinieri: il maresciallo Guido Costigliola, nella concitazione e nell’accerchiamento della folla, aveva riportato ferite al capo, tentando di ammanettare un allevatore che rifiutava di farsi identificare. Una fase documentata da immagini video esclusive pubblicate da Biancavilla Oggi: per tale episodio c’è un procedimento a parte.

Un’inchiesta articolata e complessa

Lunghe ed articolate sono state le indagini per i reati commessi ai danni delle due donne, poi l’avvio del processo. Soltanto ora, il Tribunale si è accorto o comunque ha constatato che i collegi chiamati a giudicare devono essere composti, in questo procedimento, soltanto da giudici togati.

«Purtroppo – ha spiegato nell’ultima udienza la presidente di sezione, Trapasso – per carenza di organico nel 2020 e per tutte le vicende che sono seguite, tra Covid e accavallarsi di vari togati (ma mai in situazione sufficiente), abbiamo avuto molti dei collegi composti con la presenza di un Giudice onorario. Dobbiamo, quindi, dichiarare la nullità di alcune udienze».

Quanto avvenuto nel procedimento stralcio, presuppone lo stesso destino per il procedimento principale, che vede 18 imputati. L’udienza è fissata per l’8 giugno. Data in cui i due procedimenti saranno riuniti, oltre a valutare la costituzione delle parti. A quel punto, anche il Comune di Biancavilla dovrebbe potersi costituire, cosa che non ha fatto né con la Giunta Glorioso né con la Giunta Bonanno. Dettaglio per il quale Biancavilla Oggi ha dedicato editoriali ed interventi critici.

Imputati allevatori e vigili urbani

Resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, rapina, furto con strappo e maltrattamento di animali. Questi i reati contestati, a vario titolo, ad allevatori e “spettatori” di quella fiera abusiva, allestita in via della Montagna. Si tratta dei biancavillesi Luigi Mille, Alfio Sarvà, Placido Minissale, Nicola Minissale, Salvatore Ventura e Pietro Tomasello, degli adraniti Nicola Lo Cicero e Angelo Tomaselli, oltre a Natale Ponticello e Antonino Cosentino di Aci Sant’Antonio.

Sul banco degli imputati anche agenti ed ispettori di polizia locale. Sono Placido Currò, Annamaria Pulia, Carmelo Tempera, Santo Zuccarello, Luca Emanuele Messina e Grazia Randazzo. A tutti viene contestato il reato di rifiuto in atti d’ufficio.

A loro si affiancano pure il comandante della polizia locale, Vincenzo Lanaia, e l’allora ispettore Alfio Greco, accusati di minacce ai danni della volontaria della Lav, “convocata” al palazzo comunale alcuni giorni dopo i fatti della fiera. Era stata chiamata – nonostante fosse ancora dolorante per la violenza subita – non per esprimerle solidarietà, ma per redarguirla «del casino che aveva combinato». Angelica Petrina aveva registrato l’audio di tutta la conversazione e poi sporto denuncia. Le parole e le espressioni dei due due uomini in divisa, al di là degli aspetti etici, rappresentano – secondo la Procura – vere e proprie minacce ai danni dell’attivista animalista.

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Cronaca

I fatti della fiera abusiva, parla la Lav: «Violenze inaudite, processo lacunoso»

Intervento del presidente nazionale della Lega Anti Vivisezione sulla sentenza del Tribunale di Catania

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«Un atto di violenza inaudito, dove a farne le spese sono state due private cittadine, tra cui la responsabile di Lav Catania Angelica Petrina, “colpevoli” solo di essere intervenute a vario titolo in quella che doveva continuare ad essere, secondo i partecipanti, una indisturbata fiera abusiva di animali sotto gli occhi di tutti. Una storia in cui animali e umani vengono maltrattati dagli stessi individui, a dimostrazione di quanto ripetiamo da sempre. Chi agisce con violenza nei confronti degli animali di solito non ha remore a perpetrarla anche nei confronti degli umani, perché si sente invincibile e impunito».

A dichiararlo è Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lega Anti Vivisezione. Parole pronunciate a conclusione del processo con 17 imputati sui fatti di violenza avvenuti nell’ottobre del 2016 in via della Montagna, a Biancavilla, per la fiera abusiva del bestiame. Procedimento concluso con tre condanne per rapina ai danni di Angelica Petrina e dell’avv. Pilar Castiglia, che era intervenuta a difesa della prima. Per gli altri imputati, due assoluzioni. E poi prescritti i reati di lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamento di animali, minaccia aggravata, rifiuto in atti d’ufficio.

«Hanno voluto mettere – sottolinea la Lav – una pezza a qualcosa che non è rimediabile. Tutto il processo è stato lacunoso, con infinite lungaggini che hanno avuto un peso enorme sull’esito. La prescrizione per i reati di maltrattamento a danno degli animali fa rabbia, perché non porta giustizia, e le immagini di quanto accaduto quel giorno di quasi 10 anni fa invece parlano chiaro”.

Angelica Petrina, responsabile Lav Catania, aggiunge: «Ci sono state 3 condanne con pene irrisorie, ma hanno un elevato valore simbolico: significa che quel giorno ci sono state delle aggressioni e che sono stati riconosciuti dei colpevoli. Certamente ci aspettavamo di più». A seguito di quegli episodi, nessun raduno illegale si è più ripetuto a Biancavilla. È questo «l’unico risultato totalmente positivo di questa storia», evidenzia Petrina.

La posizione di Pietro Tomasello

A proposito della sentenza, scrivono una nota gli avv. Vincenzo Nicolosi e Giuseppe Milazzo, che hanno assistito Pietro Tomasello, assolto per rapina, in prescrizione il reato di lesioni personali.

I due legali si dichiarano soddisfatti «poiché da sempre convinti dell’innocenza del loro cliente». «La vicenda che ha coinvolto il sig. Tomasello – scrivono – è durata oltre otto anni ed ha portato con sé, oltre alla illegittima sottoposizione a un processo che lo vedeva del tutto estraneo, anche una conseguente gogna mediatica immeritata, che ha coinvolto non solo il Tomasello ma anche la sua famiglia».

Secondo i due legali «Tomasello ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Niente di più, e la sentenza di primo grado lo ha confermato». Si attendono a metà maggio le motivazioni della sentenza per la valutazione di ricorrere in Appello. Gli avv. Nicolosi e Milazzo «non escludono anche un’ulteriore appendice giudiziaria, volta a tutelare l’immagine del loro assistito illegittimamente e strumentalmente danneggiato e coinvolto nella presente vicenda processuale».

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