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2 Aprile, San Francesco di Paola: radici di una devozione popolare a Biancavilla

La sua conoscenza si deve alla presenza dei Frati Minimi, che arrivarono in paese a metà del Settecento

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La statua del santo nella chiesa dell'Idria © Foto Biancavilla Oggi

Lo spunto ci viene da una breve pubblicazione curata da don Giovambattista Zappalà e distribuita in questi giorni nella parrocchia Santa Maria dell’Idria, che inizia proprio in questo modo: “San Francesco di Paola, chi è costui?”.

E a dire il vero, oggi a Biancavilla pochi conoscono la figura di quest’uomo venerato dalla Chiesa Cattolica, ma che nei secoli scorsi nella nostra cittadina è stato molto invocato.

A Biancavilla san Francesco di Paola fu conosciuto per la presenza dei Frati Minimi, appartenenti all’ordine mendicante da lui fondato, che arrivarono su invito dell’abate don Pietro Maria Piccione nel 1746. Ai frati furono destinate delle stanze in un palazzetto accanto alla chiesa dell’Annunziata.

I Minimi (o come venivano chiamati localmente, i Paolotti), ebbero vita breve nel nostro paese poiché sopraggiunsero presto dei conflitti d’interesse con i canonici della neoeletta Collegiata. Conflitti pure con i francescani, presenti da più tempo, e con i quali avrebbero dovuto spartirsi gli esigui frutti della questua condotta tra gli abitanti. Quindi, alla fine del 1752 se ne dovettero partire, lasciando Biancavilla per sempre.

Ma la devozione a san Francesco di Paola continuò a lungo. Rimangono come testimonianza, infatti, una tela di ridotte dimensioni che lo raffigura con la scritta “Charitas”, presso la Chiesa dell’Annunziata, dove i frati officiarono per tutta la durata della loro presenza, e una statua presso la Chiesa dell’Idria.

In preghiera per una grazia

Tra i biancavillesi erano diffuse delle preghiere popolari rivolte al santo per ottenere delle grazie.

La signora Rosa Privitera, agli inizi degli anni ’90 del Novecento, ne ricordava due. La prima era recitata per un anziano, quando questi era preso da iperattività e confusione mentale con conseguente agitazione.

San Franciscu ‘i Paula

cunzatici sta tavula;

cunzaticcilla di pani e di pisci,

stu vicchiareddu mi si ‘ddumisci.

L’altra era recitata dalle mamme che desideravano una gravidanza, o per invocare l’aiuto del santo per la propria famiglia.

San Franciscu ‘i Paula, miu dilettu

viniti a la ma casa ca vi spettu.

Quannu cunzati la vostra menza

rapiti i porti di la priurenza.

San Franciscu, aiutu miu,

troppu stanca sugnu ìu,

nan mi faciti cchiù spittari

prestu vinitimi a cunsulari.

Fanno parte di quelle devozioni che erano vissute e praticate all’interno delle famiglie e tra le mura domestiche. Al di là di ogni interpretazione (religiosa, antropologica, magica o psicologica) queste orazioni e i rituali ad esse connessi, ci parlano di un mondo che fu. Un mondo sicuramente più ingenuo e semplice, fatto di uomini che riconoscevano i propri limiti e chiedevano al Divino una forza che si avvertiva di non possedere, per rendere meno difficile e meno tragica l’esistenza.

Vita e prodigi del santo

Nato in Calabria nel 1416, appena ventenne, Francesco aveva fondato una piccola comunità per condurre vita eremitica, nutrendosi con pane, legumi, erbe spontanee e pesce (alimenti allora considerati “cibo dei poveri” e che venivano dati in elemosina dai fedeli).

Alla prima comunità, fondata nella sua terra di origine, se ne aggiunse un’altra in Sicilia, a Milazzo, e poi, negli anni successivi, ancora altre, fino in Francia.

A lui sono attribuiti tanti prodigi. Quando dalla Calabria doveva attraversare lo Stretto di Messina, chiese ad un pescatore di essere traghettato fino all’altra sponda, ma questi si rifiutò visto che non poteva essere pagato; senza scomporsi Francesco legò un bordo del mantello al bastone, vi salì sopra con due dei suoi compagni e attraversò lo Stretto a bordo del sul stesso mantello. Il prodigio fu confermato da testimoni oculari, compreso il pescatore Pietro Colosa, che si rammaricò tutta la vita per il suo rifiuto.

Tante altre storie, si racconta che lo descrivono come grande taumaturgo. Ma un aspetto molto importante fu quello che parla di lui come difensore dei poveri e degli oppressi. Francesco alzava spesso la voce contro i potenti in favore degli ultimi (al punto da essere considerato un sovversivo dal Re di Napoli). Morì in Francia, quando aveva 91 anni.

Patrono del Regno delle due Sicilie

Ferdinando I di Borbone commissionò la costruzione di un’imponente chiesa da dedicare a san Francesco come segno di devozione e ringraziamento per essere tornato sul trono del Regno dopo la Restaurazione. In ogni città o paese dell’Italia meridionale c’è una chiesa, un altare o una tela dedicata a questo santo che fino al 1860 è stato patrono del Regno delle due Sicilie.

Invocato contro la sterilità coniugale, come patrono delle donne che desiderano avere un figlio, Pio XII lo scelse come protettore di naviganti e della gente di mare.

(Notizie tratte anche da F. Grasso, A Vui priamu – Viaggio tra le preghiere, i racconti, le credenze e le pratiche religiose nella Biancavilla di una volta, Biblioteca G. Sangiorgio – 2012)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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L’Arciconfraternita dell’Annunziata si rinnova: Alfredo Laudani governatore

La congregazione esce così dal commissarimento, sancendo il definitivo passaggio generazionale

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Diversi anni di commissariamento. Adesso, le regolari elezioni delle cariche interne. L’Arciconfraternita dell’Annunziata di Biancavilla – tra le più antiche congregazioni religiose del nostro paese – ha una nuova amministrazione, sotto la guida spirituale del parroco, padre Giosuè Messina.

Il nuovo governatore eletto dall’assemblea è Alfredo Laudani. Al suo fianco, tra i consiglieri (ognuno con una propria mansione), figurano Salvatore Patti, Antonino Pappalardo, Antonio Sergi e Davide Sangiorgio. Si attende adesso la formale approvazione da parte dell’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna.

La confraternita biancavillese, che conta circa 40 iscritti effettivi, su decisione del vescovo era stata commissariata per consentire una riorganizzazione e un riordino dei bilanci. Una fase guidata prima dall’allora parroco, padre Antonino Tomasello, e poi dall’avv. Dino Laudani. Di fatto, questa nuova amministrazione sancisce un passaggio generazionale, come accaduto già in altre realtà confraternali biancavillesi.

Fondata nel 1636, l’Arciconfraternita dell’Annunziata era composta per tradizione da operai. In anni più recenti si sono aggiunti, però, giovani volontari provenienti da altri ambiti lavorativi. I loro abiti si riconoscono per il sacco bianco, il cingolo bianco, lo stemma raffigurante l’Annunciazione e la mozzetta celeste in onore della Madonna.

Nella sera dei “Misteri” del Venerdì santo, ai confrati dell’Annunziata spetta portare il fercolo dell’Ecce Homo. La statua risalente all’inizio del 1700 fu realizzata dal biancavillese Placido Portale: una figura drammatica e pietosa, soprattutto nel viso, che risente delle influenze spagnole.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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