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Detto tra blog

Covid, sacrifici inutili in una Biancavilla con strade e piazze affollate di gente

Ciò che si vede in giro offende le famiglie che hanno pagato a caro prezzo la stupidità umana imperante

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Vedendo ciò che accadeva a Biancavilla, qualcuno mi ha chiesto: “Come potremo mai uscirne?”. Ho risposto, testualmente: “Semplice: facendo tamponi!”. L’interlocutore, evidentemente spiazzato dalla mia risposta, ha ribattuto: “In che senso?!”. Allora ho dovuto mettere da parte l’amara ironia e rispondere seriamente.

«Io da un anno a questa parte vivo di rinunce, di sacrifici; e per quanto non si tratti di questioni di vita o di morte, mi costano comunque tanto. Dopo un anno mi ritrovo in una città minacciata da varianti del coronavirus forse più contagiose, aggressive, letali e con numeri da zona rossa – che tra l’altro non capisco perché non sia stata ancora chiesta, ma tant’è! -, nel contesto di una pandemia che vede ormai arrivare in ospedale, in alcuni casi anche in condizioni severe o critiche, ventenni, trentenni, quarantenni.

Quello a cui assisto ormai da mesi e quanto visto stasera a Biancavilla offende la mia intelligenza, le mie rinunce, i miei sacrifici ma offende soprattutto quelle persone e quelle famiglie che nonostante scrupolosa osservanza delle regole, rinunce e sacrifici hanno pagato a caro prezzo la stupidità umana imperante.

Da cittadino, e da persona che ritiene di avere un briciolo di intelligenza, mi aspetterei che le istituzioni, visto che una buona parte della cittadinanza è incapace di autoregolarsi con buon senso e consapevolezza, non si limitino a sterili appelli mediatici privi di alcun valore persuasivo-coercitivo e destinati a rimanere lettera morta. Ma che si attivino con solerzia ed efficienza per chiedere e operare controlli capillari, rigidi, severi.

Ma ormai Biancavilla è come l’inferno dantesco: quando a novembre sono entrato nei meandri della stupidità umana ho lasciato ogni speranza!».

Letto questo messaggio la chiosa dell’interlocutore è stata: “Sono sceso per trascorrere le vacanze pasquali coi miei, che non vedo dall’estate scorsa proprio a causa delle rinunce e dei sacrifici di cui parli, e approfittando dello smart working sarei voluto rimanere per qualche altra settimana. Al primo volo economico che troverò dopo Pasquetta ripartirò!”. Un senso di amarezza, rabbia, sconfitta mi pervade. E due parole mi sovvengono: “Schifo, vergogna!”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Alfio Pelleriti

    30 Marzo 2021 at 17:14

    Condivido con te l’amarezza che esterni e le proposte sulle misure da prendere per i controlli su chi si ostina a mantenere comportamenti irresponsabili.
    Alfio Pelleriti

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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