Chiesa
La data c’è: l’11 aprile la riapertura della chiesa dell’Idria a Biancavilla
L’edificio sacro sarà riconsegnato alla parrocchia dopo i lavori per i danni del terremoto del 2018


I lavori sono stati completati già da diverse settimane. Il segno più visibile dell’ultimazione delle opere è stato lo smontaggio dell’impalcatura esterna. Adesso, c’è una precisa data per la cerimonia di apertura: domenica 11 aprile 2021, ore 19.
Sarà quello il momento in cui, in maniera formale, la comunità parrocchiale dell’Idria di Biancavilla, guidata dapadre Giovambattista Zappalà, potrà riavere la propria chiesa. Un momento a cui parteciperanno il vescovo di Catania, Salvatore Gristina, ed il sindaco Antonio Bonanno, seppure nelle restrizioni anti-Covid.
L’edificio sacro è stato interessato da lavori di consolidamento e restauro a seguito del forte terremoto dell’ottobre del 2018. La scossa sismica di magnitudo 4.6 aveva creato danni a chiese e abitazioni di Biancavilla.
La caduta a terra di pezzi della facciata dell’Idria erano stati, quella notte, i danni immediatamente visibili e per questo l’immagine della chiesa avevano fatto il giro del web, oltre ad essere state poi riprese da tv e giornali nazionali. Inevitabile la chiusura per inagibilità con le attività parrocchiali trasferite nei locali di via Gemma.
I lavori, avviati nel dicembre 2019, hanno interessato gli elementi di decoro, la facciata esterna, la volta e i muri interno, oltre ai bassorilievi in gesso. È stata la ditta Icob srl di Siracusa ad eseguirli. I finanziamenti, per 150mila euro, sono stati erogati dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso il fondo dell’8×1000. Somma alla quale si è aggiunta una compartecipazione del Comune di 25mila euro, stanziati dall’amministrazione Bonanno.


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Chiesa
I “Misteri”, perché ci emoziona così tanto la più antica delle processioni
Il Covid interrompe una tradizione secolare: era successo soltanto durante le rivolte del 1860


E così neanche quest’anno celebreremo il Venerdì santo come a Biancavilla abbiamo imparato a fare fin da piccoli: per le strade della nostra storia, dietro ai nostri “santi”, nell’aria profumata della sera primaverile, con le note funebri che accompagnano i nostri passi.
La pandemia, ormai ce ne siamo accorti, non ha reso pericolosi solo gli abbracci, ma anche i riti della tradizione, perfino quei momenti liturgici popolari che neanche i secoli sono ancora riusciti a svuotare, quanto piuttosto ad esaltare, nobilitare, solennizzare.
Durante gli ultimi tre secoli, a quanto ne sappiamo, solo una volta la città aveva perso l’appuntamento con “a sira de’ tri misteri” a causa del respiro violento della storia: era il 1860, nel pieno delle rivolte contadine contro la borghesia e la piccola nobiltà per l’occupazione delle terre comunali. In quel caso, la scelta fu dettata dalla necessità di evitare che il corteo religioso diventasse il teatro di un eccidio.
La processione dei “Misteri” è probabilmente la più antica delle manifestazioni religiose esterne biancavillesi, di certo è la più grandiosa, e poi, senza alcun dubbio, la più emozionante. Ecco, chiediamoci, perché ci emoziona così tanto?


Sarà forse per la bellezza struggente dei simulacri? O forse per la partecipazione maestosa di tutte le confraternite cittadine con i loro abiti tradizionali, con le loro rispettive insegne, con i loro affascinanti colori? Oppure perché i primi tepori della giovane primavera ci fanno dimenticare i rigori dell’inverno ormai alle spalle?
O non sarà forse perché accompagnando le statue del Cristo piagato e sconfitto per le vie del centro storico tutti noi accompagniamo idealmente ancora una volta al sepolcro i nostri morti, riflettendo sulla vanità della nostra vita?
Ecco, forse ci emoziona tanto perché, più che in ogni altra processione, la fede, la storia, la tradizione, il mistero della vita, la tenerezza della speranza continuano a tessere un affascinante e drammatico dialogo.
Per tutto questo e per tanto altro la notte del Venerdì santo è carica di suggestioni profonde. Per tutto questo e per tanto altro ci mancherà anche quest’anno.


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