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Prestigioso premio ad Antonio Biondi, ricercatore di Biancavilla

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Tre docenti dell’Università di Catania – Fabio Galvano e Giuseppe Grosso, professori di Scienze tecniche dietetiche applicate del dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche, e Antonio Biondi, ricercatore di Entomologia generale e applicata al dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente – hanno ricevuto il premio annuale Highly Cited Researcher 2019 di Web of Science. Antonio Biondi, in particolare, è di Biancavilla (a sinistra nella foto).

La lista stilata dagli esperti dell’Institute for Scientific Information del gruppo Web of Science, il database di pubblicazioni scientifiche più accreditato a livello mondiale, assegna un award annuale a quegli studiosi che hanno prodotto molteplici lavori negli ultimi dieci anni (periodo 2008-2018) che si collocano nel top 1% di citazioni per campo e anno in Web of Science, dimostrando una significativa influenza della ricerca a livello globale tra i loro pari.

L’analisi è condotta distinguendo 21 diverse aree scientifiche: dalla medicina clinica alla fisica, dalla matematica alle scienze agrarie ecc., ciascuna con una soglia diversa per entrare nella fascia dell’1%.

Quest’anno sono stati identificati a livello mondiale 6220 ricercatori, 88 gli italiani inseriti nella lista.

Biondi ha ottenuto la laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie, presso l’Università degli Studi di Catania con voti 110/110 e lode, e il dottorato di ricerca internazionale in Tecnologie Fitosanitarie e Difesa degli Agro-Ecosistemi. Durante il dottorato, Biondi ha avuto la possibilità di condurre parte delle ricerche per un periodo di 15 mesi presso i laboratori dell’Instituto Valenciano de Investigaciones Agrarias (a Moncada, in Spagna) e dell’Institut National de Recherche Agronomique (a Sophia-Antipolis, in Francia).

In quest’ultima struttura, Biondi ha anche svolto il suo primo post-doc di 13 mesi, di cui 6 spesi presso il Department of Entomology dell’University of Minnesota. Quindi il secondo post-doc presso l’Università di Catania ed il terzo presso il Department of Environmental Science, Policy and Management dell’University of California, Berkeley.

Nel settembre 2015, ottiene una posizione di Ricercatore a Tempo Determinato presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, grazie all’aggiudicazione di un finanziamento MIUR Futuro in Ricerca nell’ambito del programma Scientific Independence for Young Researchers. Dal dicembre 2018 ricopre il ruolo di Ricercatore a Tempo Determinato presso lo stesso dipartimento.

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Storie

Il bambino di Biancavilla tra i paladini di Francia: Tommaso e i suoi pupi siciliani

A soli 8 anni si è esibito già con il suo teatrino di legno, portando in scena “L’Orlando innamorato”

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GOODNEWS.
Questa è la Biancavilla che ci piace

Una grande passione per i pupi siciliani al punto che non soltanto li colleziona, ma si cimenta pure nell’allestimento scenico e nella recitazione, imparando a memoria e interpretando lunghi dialoghi, mentre le sue mani muovono i fili. Tommaso Francesco Lavenia ha otto anni e il prossimo anno scolastico andrà in quarta elementare nel plesso “San Giovanni Bosco” di Biancavilla.

In queste sere d’estate si è esibito in piazza Cisterna a Ragalna, nell’ambito della “Summer Fashion Week”. Davanti a un numeroso pubblico, con il suo teatrino in legno, ha portato in scena “L’Orlando innamorato”, dando carattere, movimento e voce ad ogni pupo. Una passione, forse un talento. Per lui, applausi e incoraggiamenti. Sorprende come ad appena 8 anni, Tommaso Francesco stia seguendo un interesse inconsueto per la sua età. Uno sforzo che, al di là del gioco, rivela dedizione, studio e sensibilità artistica.

Tutto è nato per caso a Taormina, quando in un ristorante ha visto esposto un classico pupo siciliano. Da lì è scoccata la curiosità, accentuata quando a casa, tra i vecchi giochi del papà, ha trovato un “Orlando”. Poi, l’acquisto dei primi pezzi, alcuni in pessime condizioni e restaurati. Altri ancora costruiti in legno. Una collezione che ormai conta una trentina di pupi.

In questa sua passione ha coinvolto i genitori, Placido e Valeria, e anche i nonni, che lo hanno aiutato nella realizzazione dei costumi. Su YouTube è andato a cercare rappresentazioni dei pupi siciliani, ha studiato a memoria i lunghi dialoghi, integrando anche personaggi biancavillesi con riferimenti a San Placido e alla Madonna dell’Elemosina.

Tommaso Francesco si è tuffato così nel mondo epico-cavalleresco dei paladini di Francia, di Ludovico Ariosto e Matteo Maria Boiardo. Ha avuto pure l’opportunità di conoscere da vicino alcune famiglie siciliane che da generazioni custodiscono quest’arte: i “Napoli” di Catania, i “Puglisi” di Sortino, “Ariosto e Calabretta” di Acireale.

Un grande patrimonio culturale, non a caso proclamato nel 2001 dall’Unesco «capolavoro orale e immateriale dell’umanità», che mescola teatro, letteratura, tradizione e artigianato. Un patrimonio nel quale il piccolo Tommaso Francesco sperimenta la sua passione, preferendolo ai giochi digitali che lo terrebbero incollato per ore davanti a uno schermo, come accade a tanti suoi coetanei.

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Chiude il “Tropical Bar”: quel ritrovo giovanile nella Biancavilla Anni ’80 e ’90

Il locale di Pietro Leocata (il primo a proporre il panino con wurstel) segna un ciclo generazionale

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È un altro pezzo da consegnare alla memoria collettiva. Ricordi che riaffiorano e si sgretolano, legati alla generazione giovanile di Biancavilla a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Ecco perché c’è un po’ di malinconia nell’apprendere che, dopo quasi quarant’anni (38 per l’esattezza), chiude il “Tropical Bar”. Un’attività aperta nel 1987 in via Vittorio Emanuele, tra il plesso elementare “Guglielmo Marconi” e Villa delle Favare. Era lì il cuore pulsante del ritrovo giovanile di Biancavilla, prima che la bussola virasse verso via Umberto e piazza Annunziata.

Il titolare Pietro Leocata (pasticcere di professione) è prossimo ai 68 anni. In più, quella parte del centro storico ha visto continue chiusure di saracinesche. Un destino inesorabile di desertificazione commerciale. Tutt’altro scenario rispetto agli «anni delle immense compagnie, gli anni in motorino, sempre in due». Sì, perché in fondo, la movida biancavillese (quando ancora nessuno la chiamava così), era scandita da abitudini rituali: «Stessa storia, stesso posto, stesso bar», come cantava Max Pezzali.

Ma il bar di Leocata si distinse nella sua offerta. Fu il primo locale a proporre il panino caldo con wurstel, patatine fritte, ketchup e maionese. Una novità, che poi ha fatto scuola, alternativa alla più classica tavola calda con arancini e cartocciate. “Noi che… con 3mila lire ci saziavamo”: anche questo da custodire negli annali di “costume & società”.

I tempi cambiano, le mode pure. Così, quel locale al Civico 151 è diventato testimone delle abitudini che mutavano, mentre tra i due marciapiedi del tratto di via Vittorio Emanuele scomparivano pian piano le “comitive”. Lì dove erano nati amori e amicizie, discussioni e liti, con il sottofondo di una lunga play list che dai Duran Duran balza fino ai Rem.

A differenza di altre attività che hanno chiuso ormai da tempo (come Al Gabbiano, altro storico locale), il “Tropical Bar” ha resistito con orgoglio, adattandosi ad una clientela più ristretta, fedele, abitudinaria, ed “inventando” eventi propri per il periodo di Carnevale o Natale. Ora, però, si chiude un ciclo, personale e generazionale, professionale ed emotivo. Legati a quel posto, restano i ricordi di tanti giovani in sella ad un Garelli tra gli anni ’80 e ’90. Ricordi che suscitano tenerezza e una genuina nostalgia, come nei titoli di coda di un film dei Vanzina. A Pietro Leocata, l’augurio di una serena e meritata età della pensione, da vivere con la propria famiglia.  

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