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Cronaca

Gestivano cocaina e marijuana in 5 “punti vendita” di Biancavilla

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Su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, la stazione dei carabinieri di Biancavilla e il Nucleo Operativo della Compagnia di Paternò hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania nei confronti di  Vincenzo Pelleriti, 39 anni, Alessandra Greco, 28 anni, Paolo Battiato, 36 anni (già recluso nella casa circondariale di Enna)  e Antonino Galvagno, 26 anni (già recluso nella casa circondariale di Caltagirone), ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e traffico di stupefacenti del tipo cocaina e marijuana.

L’indagine, convenzionalmente denominata “Callicari”, sviluppata dal mese di giugno 2017 al mese di aprile 2018, ha consentito di individuare quale promotore dell’associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti Pellegriti, all’epoca dei fatti sottoposto alla sorveglianza speciale.

I militari sono riusciti a definire la struttura, le posizioni e i ruoli dei soggetti, acquisendo elementi probatori in ordine all’organizzazione della “piazza di spaccio”, ai canali e alle procedure di approvvigionamento e cessione degli stupefacenti (cocaina e marijuana).

Nel corso delle intercettazioni effettuate è stato possibile individuare i luoghi di Biancavilla indicati dagli indagati come punto d’incontro per la cessione dello stupefacente con gli acquirenti, e tra questi: “la porta di legno” (vale a dire un vecchio e piccolo stabile ubicato in zona adiacente alla linea ferrata della Fce in disuso), “il muretto” (compreso tra la via Gian Battista Vico e la via Dusmet), “le scale” (vale a dire quelle esistenti in via Parma), “la villa rosa” (cioè il giardinetto posto in via Campi Elisei, nei pressi di via Carducci) e “la Villa delle Favare”.

Di particolare rilevanza –secondo i carabinieri– è la figura di Alessandra Greco, che agiva quale “spalla” del compagno Pellegriti nella gestione di tutti gli affari dell’organizzazione, nella tenuta dei rapporti con gli altri sodali e nella sostituzione del convivente in caso di sua assenza, dimostrando anche capacità di comando.

I Carabinieri nel corso delle investigazioni hanno, altresì, arrestato in flagranza 10 soggetti per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, sequestrando complessivamente 2 kg. di marijuana, 100 grammi di cocaina e la somma in contanti pari a circa 1000 euro, provento dell’attività criminosa.

L’indagine condotta evidenzia, ancora una volta, l’attenzione rivolta dalla Procura di Catania e dalla Compagnia Carabinieri di Paternò alla cittadina etnea, interessata nel corso degli ultimi anni da importanti attività di indagine finalizzate a contrastare la criminalità comune e organizzata, ultima delle quali l’operazione “Città blindata”, che nel febbraio scorso ha portato all’arresto di 14 soggetti ritenuti affiliati al locale gruppo mafioso.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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