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Editoriali

Bruno-Sturzo, il derby dell’egoismo in cui ormai tutti hanno perso

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© Foto Biancavilla Oggi

EDITORIALE

Non importa, ormai, come andrà a finire e su quale accordo metteranno le firme le dirigenti delle scuole Sturzo, Bruno e Verga. In questa spudorata ed indecente gara olimpionica di indecisionismo e di egoismo, che ha coinvolto istituti scolastici, genitori e alunni, hanno perso già tutti. Nessuno escluso. Non ci sono vincitori in questo derby della vergogna. Nessuno può alzare alcun trofeo. Il vomito che dagli schieramenti in campo è stato riversato sulle bacheche Facebook e sui gruppi “mamme” di Whatsapp (quanti danni fanno, quante castronerie diffondono!) è tale da avere acidificato qualsiasi elementare principio di solidarietà. Quel clima di concordia e fratellanza davanti alle statue di San Placido, della Madonna dell’Elemosina e di San Zenone al campo sportivo è stato spazzato via da una burrasca di individualismo sfrenato. Esorcizzato il tremore della magnitudo 4.6, riecco la vera anima di una certa Biancavilla. Buongiorno, buonasera e via a curare l’orticello di casa: il terremoto del vicino non è affar nostro.

L’istituzione comunale, che dovrebbe soprintendere, è apparsa ed è stata percepita –a torto o a ragione– eccessivamente silenziosa. Ci sono momenti della vita pubblica e amministrativa in cui i formalismi cortesi della finta democrazia non servono. Ci sono momenti in cui –se le dirigenti scolastiche risultano incapaci di arrivare ad una scelta condivisa– il primo cittadino alza la cornetta del telefono, compone il numero delle dirigenti suddette e comunica egli stesso la decisione: «Così si deve fare, eseguite». Senza pretese di perfezione, ma con l’intento più equo possibile. Senza troppi passaggi che aggiungano carte, scartoffie e confusione. La via, quando non se ne vedono altre, la indica il sindaco e l’amministrazione comunale. Non necessariamente con un atto deliberativo o un’ordinanza, ma con la moral suasion, da esercitare sulle scuole coinvolte. Certo, è una pratica che presuppone autorevolezza (qualità che taluni nemmeno in 10 anni sono riusciti a maturare) ma si può fare leva sull’autorità che la legge riconosce.

“Bruno” contro “Sturzo”, “Sturzo” contro “Bruno”. In questo scenario di lotta di quartiere, la politica dei partiti sta ai margini o, al massimo, dietro uno smartphone. C’è uno schieramento di maggioranza muto e immobile: il più muto e immobile che si sia mai visto. Né una proposta né un sostegno attivo all’organo di governo. Inutile infierire. Così come è inutile infierire sullo schieramento di minoranza, fatto da spettatori assonnati, adagiati sulle poltrone blu del Consiglio Comunale. Incapaci persino a impapocchiare e scribacchiare una mozione di due righe per porre in aula la questione dei “doppi turni”. Scarsi quando comandavano, doppiamente scarsi da oppositori. L’unica valvola di sfogo –di trombati e tromboni del decennio che fu– è la bacheca di Zuckerberg per mischiarsi e perdersi nell’esercito social della banalità più inconcludente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Editoriali

Biancavilla non legge, chiude l’edicola di Danilo Galati: una pessima notizia

«La gente non compra i giornali, preferendo informarsi sui social, e con il Covid le cose sono peggiorate»

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© Foto Biancavilla Oggi

Ogni saracinesca che si abbassa in modo definitivo, qualunque sia l’attività, è sempre una perdita. Ma è la legge del libero mercato, in cui commerciante o imprenditore scelgono di operare con la consapevolezza dei rischi. Quando, però, la chiusura riguarda un’edicola, ogni considerazione non può essere ricondotta alle fredde regole del profitto. A Biancavilla chiude “Cart & Game”, l’edicola-libreria a due passi dal plesso elementare “Guglielmo Marconi”, gestita con professionalità e passione da Danilo Galati. Qualità che evidentemente non sono bastate a resistere nel tumultuoso settore dell’editoria e dell’informazione cartacea, segnato nell’ultimo ventennio da radicali e drammatiche trasformazioni.

«Ormai – racconta Galati a Biancavilla Oggi – la gente non legge più, preferisce informarsi tramite i social, non compra più i giornali e i quotidiani. Dopo il Covid, le cose sono peggiorate. Prima della pandemia c’erano bar e barbieri che tenevano i giornali per metterli a disposizione dei propri clienti. Poi, però, questa abitudine è sparita. L’edicola resta un riferimento soltanto per poche persone con l’abitudine alla lettura o per chi è interessato alle pubblicazioni collezionabili».

Una serie di fattori (non ultimi un’insostenibile tassazione e l’impossibilità a trovare parcheggio nel centro storico) che dopo 12 anni ha spinto Danilo Galati alla drastica decisione. Ci dispiace parecchio, soprattutto in un contesto, quello biancavillese, in cui già altre edicole sono state chiuse: ne rimangono adesso soltanto tre e, presto, potrebbero ridursi a due. Un contesto nel quale, peraltro, spicca l’assenza di una libreria. Un dato sociologico assai indicativo della realtà locale, avvolta nel buio culturale ed intellettuale con una classe dirigente che in ogni ambito (politico, ecclesiastico, scolastico, professionale…) non sente la necessità della lettura, mostrando apatia e indifferenza. Con rare e – ahinoi – insufficienti eccezioni.

La nostra casa editrice Nero su Bianco promuove, da Biancavilla e per Biancavilla, ricerche e progetti culturali nella concretezza di una produzione libraria di qualità. Ma non basta e renderci soddisfatti se ciò che ci circonda tende alla desertificazione.

Ecco perché l’ennesima chiusura di un’edicola a Biancavilla la riteniamo una pessima notizia. Un punto vendita di giornali che scompare significa non solo un punto di ritrovo in meno. Significa anche sottrarre alla comunità un luogo di riferimento culturale e un canale di diffusione di idee e informazione, necessarie alla formazione dell’opinione pubblica e alla vivacità della nostra asfissiata e affaticata democrazia.  

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Editoriali

Europee, snobbata piazza Roma: la politica va in sale festa e case private

I biancavillesi chiamati al voto sono 18.865, ignari di una campagna elettorale svolta tra intimi

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Macché politica di piazza. Altro che politica tra la gente. A Biancavilla, la campagna elettorale per le Europee ha snobbato il cuore della città. Ai piedi del campanile di Carlo Sada – da oltre un secolo faro e testimone della partecipazione democratica – nessun comizio e nessun passaggio di candidati.

Eppure, buona parte delle forze politiche si sono mosse, invitando ed accogliendo diversi aspiranti europarlamentari. Lo hanno fatto, però, tra intimi e portatori di voti, riuniti in sale festa, ville, ristoranti e residenze private. Già, persino abitazioni per fare campagna elettorale.

A Biancavilla si sono visti (in ordine casuale): Marco Falcone, Giuseppe Lupo, Ruggero Razza, Giuseppe Antoci, Massimiliano Giammusso, Antonio Nicita…

Cosa hanno detto, fatto, promesso, denunciato? Non è dato saperlo. Nessun invito ai giornalisti, nessun comunicato stampa.

I biancavillesi chiamati alle urne sono 18.865 (cioè 9070 donne e 9795 uomini). Ignari di una campagna elettorale “privata”, rivolta alle truppe dei partiti e delle correnti di partito. Una campagna staccata dai cittadini. In lontananza, l’immancabile e inconfondibile voce di Alfio Petralia, amplificata dal megafono attaccato alla sua Fiat 500, sembra un’eco proveniente da un passato che assume i toni della malinconia.

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