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Cronaca

Imprenditore conferma le accuse: a testa alta contro gli estortori

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Un frame di intercettazione video all’interno dell’agenzia di pompe funebri

Incidente probatorio nell’aula bunker del carcere catanese di Bicocca relativo al blitz dei carabinieri “Onda d’urto”. Per sei ore, il 25enne titolare dell’agenzia di pompe funebri ha ripercorso gli anni di vessazioni con le richieste di pizzo.

 

di Vittorio Fiorenza

Tutti i suoi presunti estortori, da dietro le sbarre, gli puntavano lo sguardo. Eppure non ha avuto alcuna esitazione. Ha soltanto 25 anni e, con un coraggio e una determinazione che mai nessuno ha avuto a Biancavilla, ha raccontato episodi, fatto nomi, attribuito responsabilità. Sei ore di fila. Un fiume di dichiarazioni, nonostante gli occhi addosso di coloro che ha fatto arrestare a dicembre nel blitz “Onda d’urto” dei carabinieri.

Parole, quelle dell’imprenditore che con altri familiari gestiva un’agenzia di pompe funebri, cristallizzate nell’incidente probatorio che si è svolto nell’aula bunker del carcere catanese di Bicocca. «A testa alta sono entrato e allo stesso modo sono uscito, non mi faccio condizionare e ho detto tutto quello che doveva essere detto», ha detto con fierezza a Biancavilla Oggi a fine udienza il 25enne, che adesso vive sotto protezione fuori da Biancavilla.

Durante il lunghissimo racconto, in aula la tensione era palpabile. Ma l’imprenditore ha risposto dettagliatamente alle domande del pubblico ministero Andrea Bonomo e a quelle dei legali degli indagati. Personaggi di spicco e nuove leve della criminalità organizzata, alcuni dei quali (da Pippo Amoroso a Massimo Merlo, da Roberto Maglia ad Alfio Monforte) implicati in precedenti operazioni antimafia.

Il blitz dello scorso dicembre ha coinvolto 12 persone per il reato di estorsione aggravata: otto finiti in manette ed altri quattro raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere. Intercettazioni ambientali e telefoniche hanno registrato una serie di episodi estortivi e colloqui su azioni criminali, minacce e intimidazioni.

Ma a determinare il successo dell’attività investigativa è stata soprattutto la collaborazione della vittima, più volte sottolineata dai carabinieri, non soltanto per la giovane età ma anche perché rappresenta una ribellione rarissima ed esemplare, in un territorio intriso ancora di omertà.

Le dichiarazioni dell’imprenditore hanno consentito, inoltre, di tracciare l’evoluzione della mappa criminale di Biancavilla dal 2011 al 2016: dentro il business dell’agenzia funebre si sono intrufolati ed alternati –secondo gli atti di indagine– tre diversi gruppi, eredi del vecchio clan Toscano-Mazzaglia-Tomasello.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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